Incontriamo Oussama Sghaier a Milano a margine dei suoi impegni di campagna elettorale per le prossime imminenti elezioni che si terranno in Tunisia, è candidato nella circoscrizione italiana.
Trentaseienne cresciuto in Italia, Al Saghir è stato membro dell’Assemblea Costituente tunisina ed è ora Vice Presidente del Parlamento, nonché astro nascente di Ennahda, il partito d’ispirazione islamica bandito e perseguitato sotto il regime di Ben Ali ma ora protagonista del nuovo corso democratico del paese.
Il 15 settembre si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali anticipate a causa della morte del presidente in carica Beji Cai Essebsi . I candidati erano numerosi, moltissimi ministri in carica, ex ministri e anche l’ex presidente della Repubblica Marzouki, l’esito era imprevedibile e infatti il risultato è stato sorprendente
I risultati del primo turno sono stati sorprendenti, tutti i candidati dei principali partiti sono rimasti fuori dal ballottaggio e il successo di due indipendenti, il primo addirittura Saied quasi sconosciuto e senza esperienza politica, alcuni parlano di un vento del populismo che dall’Europa è arrivato in Tunisia, cosa è successo ?
Non lo definirei populismo, la nostra è una democrazia giovane, in via di assestamento, il lascito di decenni anni di dittatura è fatto di innumerevoli problemi che i tunisini vogliono siano risolti, le aspettative post- rivoluzione sono molto alte mentre le reali possibilità di governare risolvendo i problemi sono un’altra cosa. In questo scenario semplicemente sono stati premiati i candidati che venivano percepiti come più estranei alla logica dei partiti.
Ma questo perché i partiti hanno fallito quindi? Cosa rimproverano i tunisini ai partiti politici?
Soprattutto la lentezza nell’affrontare questioni che vengono sentite come fondamentali, abbiamo un tasso di disoccupazione alta, soprattutto giovanile e soprattutto per quanto riguarda i laureati, abbiamo un sistema educativo che continua a sfornare laureati in discipline che non trovano sbocchi nel mercato del lavoro e non forma invece le figure necessarie alla nostra economia. Abbiamo problemi di investimenti e di accesso al credito soprattutto per le piccole imprese.
Perché chi ha governato fino ad ora, quindi anche voi, non è riuscito ad risolvere questi problemi?
Innanzitutto è una questione di tempo, abbiamo fatto un passaggio epocale dalla dittatura alla democrazia, solo mettere a punto un nuovo sistema, un nuovo modo di vivere del paese è uno sforzo immane, ci siamo dovuti concentrare sulle istituzioni, sulle regole del gioco e devo dire che queste elezioni sono comunque un successo, non è comune vedere in un paese arabo un avvicendamento democratico e men che meno vedere degli outsider che hanno reali chance di vincere, beh questo è un successo anche nostro.
Capisco, ma avrete anche delle responsabilità ?
Si, certamente però dobbiamo confrontarci con un grosso problema di governance, lo Stato si è indebolito, e poi il fardello della corruzione che prima era centralizzata ora siccome il potere si è diffuso anche la corruzione si è diffusa ed è più difficile da debellare, su questo terreno noi di Ennahda abbiamo fatto approvare una legge anti-corruzione per cui tutti i politici, presidenti dirigenti di partito, ministri, parlamentari, doganieri, funzionari di polizia, esercito, magistrati, hanno l’obbligo di dichiarare le loro entrate e quelle dei coniugi e poi abbiamo istituito un organo di controllo, la legge è entrata in vigore nel 2018.
La responsabilità che ci attribuiscono è quella di non essere stati abbastanza radicali nelle riforme e nel cambiamento, ma governare è difficile e a queste ultime elezioni abbiamo scontato il nostro atteggiamento responsabile.
Torniamo ai candidati, chi è Saied ? E come ha fatto a vincere?
Kais Saied è un giurista, un uomo rispettato, assolutamente trasparente, non ha mai avuto incarichi di governo e nemmeno di partito, è uno che ha sempre detto la sua con franchezza e queste sono cose che i tunisini hanno apprezzato, ma soprattutto hanno apprezzato la sua immagine di uomo disinteressato, per capirci, è uno che gira con una vecchia Wolksvagen Polo e che ha scelto di non andare in TV.
La Tunisia ha una popolazione giovane, per chi hanno votato i giovani ?
In buona misura per lui, anche per altri candidati, anche Mouro è andato bene tra i giovani ma Kais Saied ha fatto il pieno, è comunque un candidato che difende i valori democratici della rivoluzione e un candidato popolare.
Saied è popolare nel senso che è riuscito a sintonizzarsi bene con l’identità profonda del popolo tunisino che ha un’anima conservatrice sulle questioni morali e religiose ed è patriottico, una parte del nostro elettorato tradizionale ha votato per lui al primo turno e questo perché ha detto cose che se avessimo detto noi ci avrebbero tacciato di integralismo.
Ad esempio?
C’è stato dibattito sulla necessità di riformare le modalità di ripartizione dell’eredità che oggi prevede che alle donne spetti meno che agli uomini, noi siamo stati possibilisti, facendo un ragionamento di riforma complessiva di molte altre questioni, lui invece ha chiuso categoricamente a questa ipotesi dicendo che le cose vanno bene così come stanno, questa posizione gli ha portato molto consenso.
Com’è possibile? Si racconta della Tunisia come dell’avanguardia del progressismo nel mondo arabo, si è anche abolita la legge che impediva alle tunisine di sposare non musulmani.
Ecco ad esempio, quella era una circolare amministrativa che è stata revocata su iniziativa presidenziale, in Parlamento non sarebbe mai passata una cosa del genere, il popolo tunisino ha un’altra sensibilità.
Ora Saied se la dovrà vedere con Nabil el Karoui che ha preso il 15% e voi avete fatto un endorsement per Said, perchè?
Nabil el Karoui è una specie Berlusconi, un uomo d’affari che ha fatto fortuna all’ombra del regime di Ben Ali ed è stato uno dei registi della restaurazione con la fondazione di Nidaa Tounes il partito del defunto presidente Sebsi, ed è l’uomo che attraverso il suo impero mediatico e Nessma TV ha maggiormente cercato di sabotare la rivoluzione e Ennahda ricomprendoci di falsità e propaganda negativa. Ora un po’ come Berlusconi nel 1994 è dovuto scendere in campo in prima persona per tutelare i suoi interessi. Tra una persona trasparente come Saied e lui noi non abbiamo dubbi su chi sostenere.
Eppure ha avuto molti consensi, come si spiega?
Grazie alle sue TV, un discorso molto populista e tanti soldi che ha distribuito sotto forma di aiuti ai poveri per creare consenso, in effetti è stato votato dai settori più poveri e meno scolarizzati della popolazione e dagli anziani che guardano la televisione.
I maligni dicono che il suo arresto durante la campagna elettorale non sia stata una semplice casualità.
Noi confidiamo nella magistratura che è indipendente e poi se c’è qualcuno che ha tratto beneficio dall’arresto è proprio El Karoui, sono convinto che senza l’arresto non sarebbe riuscito ad arrivare al ballottaggio.
Voi avete candidato Abdel Fattah Mouro, come mai non ha sfondato?
Per le ragioni che ho detto prima, Mouro è un personaggio presente sulla scena pubblica da 40 anni e per quanto sia un uomo estremamente rispettato e non divisivo paga il prezzo di essere comunque visto come parte del sistema politico.
La sua campagna è stata davvero interessante, purtroppo abbiamo avuto solo due settimane di campagna, ma le proposte sue proposte erano le migliori: Mouro aveva promesso la piena applicazione della Costituzione tunisina, in primis, da giurista, riteneva prioritario dare vita a una vera e propria Corte Costituzionale inoltre ha presentato un piano per aiutare le imprese tunisine nell’export e aprire venti nuove ambasciate, proponeva inoltre un nuovo protagonismo della Tunisia nella crisi libica.
Non sembrano esattamente proposte in grado di suscitare l’entusiasmo popolare
I tunisini hanno fatto la rivoluzione e ora sono molto preparati, sanno che le competenze del presidente non sono ad esempio di abbassare le tasse o riformare il welfare, per quello ci sarà il governo che dipenderà dagli equilibri delle prossime elezioni parlamentari.
Quali sono le cose più urgenti di cui dovrà occuparsi il prossimo presidente della Repubblica?
Dare al paese piena applicazione della Costituzione e quindi creare una vera Corte Costituzionale e poi i tunisini si aspettano un presidente che abbia la capacità politica di agevolare la formazione di un governo visto che il gli equilibri in Parlamento si prevedono abbastanza frammentati.
Cosa deve aspettarsi l’Italia dalla Tunisia?
L’Italia è interessata soprattutto ad avere un partner per la gestione della questione migratoria e per la stabilizzazione della Libia e su questo siamo sempre stati un partner affidabile.
Con Salvini ministro dell’Interno com’erano i rapporti?
Buoni, solo che Salvini è venuto a chiederci un accordo per l’aumento del numero di rimpatri, il fatto però è che la quota di rimpatri che la Tunisia aveva accordato all’Italia era già abbondantemente superiore al numero dei rimpatri che l’Italia effettivamente riesce a fare.
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