Sei giorni fa il Presidente francese Macron ha incontrato le forze di polizia in merito alle 4 vittime dell’attacco da parte del folle dipendente della prefettura di Parigi Mickaël Harpon. Harpon aveva già dato segni del suo disturbo mentale. E’ riportato che nel 2015 avesse elogiato l’attacco terroristico contro Charlie Hebdo.
La storia delle istituzioni francesi con l’Islam è una storia che trova le sue radici nella colonizzazione francese in Africa e nel tentativo di secolarizzare le ondate di migranti e dei figli delle ex-colonie. Il fallimento di questa operazione di secolarizzazione ha portato le istituzioni a divenire sempre più intolleranti nel loro approccio attraverso varie leggi ad hoc quali i divieti di indossare il velo (e altri segni religiosi), o recentemente a chiedere l’espulsione da un consiglio regionale di una mamma velata che accompagnava il figlio in gita. Anche il mondo della cultura si adegua, come abbiamo visto nel caso del film Soumaya che affrontando il tema dell’islamofobia è stato rifiutato dalle sale cinematografiche.
Se da un lato divieti come quello di indossare il velo islamico non-integrale è stato giudicato dal comitato dell’ONU come una violazione dei diritti umani, il discorso di Macron ai poliziotti e trasmesso a tutta la nazione ha dato modo di peggiorare questa discriminazione.
Nel discorso infatti, Macron ha parlato del bisogno di creare una “società della vigilanza” e di creare, come già proposto in passato anche da altre forze politiche francesi, una vera e propria rete di intelligence sul modello del Grande Fratello con l’obiettivo di notare quelli che Macron chiama “segnali deboli”.
Questi segnali vanno dall’indossare il velo ed avere una barba, al praticare le preghiere quotidiane che a detta di Macron si dovrebbero notare osservando i segni che lascia la prosternazione sulla fronte dei musulmani.
Gli atti compiuti da vari squilibrati in questi anni hanno dato modo alla politica francese di giustificare la violazione sistematica di alcuni fra i diritti fondamentali più basilari, quali la libertà di culto.
La politica francese si è dimostrata incapace di individuare ed affrontare alla radice le vere cause che danno origine a questi orrendi atti e ha deciso quindi di incolpare i musulmani, mentre i musulmani sono stati fra le maggiori vittime, uccisi dai terroristi da un lato ed oppressi dalle istituzioni dall’altro.
Macron e le istituzioni francesi strumentalizzano le morti di vittime innocenti per mano di squilibrati acuendo lo scontro sociale in una Francia già martoriata da instabilità politiche e dalle rivolte dei “gilet gialli”, che ormai durano da più di 40 settimane.
C’è da chiedersi se il desiderio di aumentare la repressione e il controllo verso i musulmani francesi non disposti ad abbandonare la loro fede non sia in realtà legato al semplice fatto che i musulmani rappresentino oggi il perfetto capro espiatorio.
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