“Uno spetto si aggira per l’Europa: lo spettro del Comunismo”. Sono le parole minacciose, per le orecchie del Capitalismo, con cui Karl Marx apre il Manifesto del Partito Comunista (1848). Dopo oltre 170 anni forse oggi direbbe “una salma si aggira per l’Europa: il cadavere politico dei comunisti del ‘900”.
E’ di poche settimane fa la mozione dell’Unione Europea che sostanzialmente equipara il Fascismo al Comunismo, riducendo quest’ultimo ai regimi dell’Est nati nella seconda metà del XX secolo. La vecchia sinistra, che ci ha messo decenni a comprendere la natura di quei regimi, non ha saputo replicare a questa mozione e l’ha anche votata.
In realtà storicamente molti non ci avevano capito comunque nulla, o fingevano di non capirci nulla, fino a quando con la Caduta del Muro di Berlino (1989) e con la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991) semplicemente si prese atto che la commedia era giunta al termine, e che si doveva passare ad una proposta politica che fosse la versione “buona” del neo-liberismo (il PCI divenne PDS, poi DS, ed ora c’è il PD).
Tiziano Terzani, per la ristampa in un solo volume dei suoi due libri sulla Guerra in Vietnam , di cui fu reporter nel ’72-’73 e nel ’75, nell’introduzione scrive “mi sono sentito spesso un gran peso sulla coscienza all’idea che Giai Phong! (il secondo dei due libri) venisse utilizzato per propagare un mito che s’è sgonfiato, continuando ad alimentare speranze che si sono rivelate penose illusioni”. Ed ancora, facendo un parallelo con la Rivoluzione Maoista, aggiunge: “il bambino che sul nascere era apparso così bello ed attraente s’era presto rivelato un mostro dal cuore di pietra”. Va precisato a questo punto che per il sottoscritto l’onestà intellettuale di Terzani non ha nulla a che vedere con certe giravolte della cosiddetta sinistra e del centro-sinistra. Nella stessa introduzione infatti egli si rammarica del fatto che: “il pianeta sembra sempre più ridotto ad un villaggio globale dominato da un singolo pacchetto di idee politicamente corrette”, dipingendo mirabilmente il clima da pensiero unico che vige su questioni come l’intervento militare della Turchia a Nord-Est della Siria.
In questi ultimi 8 anni nessuno si è filato più di tanto la tragedia che si consumava in Siria dove è ancora in corso la più grossa crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. Poi in questi giorni si è passati da un mondo che pendeva dalle labbra di Greta ad un risentimento planetario nei confronti della Turchia, e tutti sostengono una non meglio definita causa curda. E’ su questo punto che la sinistra, anche detta radicale, ha avuto un sussulto nella bara ed è tornata a credere a Babbo Natale, in aggiunta a quello che in questi giorni questa stessa sinistra condivide col pensiero unico trasversale a tutto l’arco parlamentare e di cui parlerò più avanti.
Nella disumana indifferenza per la tragedia siriana, anche alla sinistra è sfuggito che nel Nord-Est della Siria gli USA avevano piantato delle basi militari scegliendo poi di armare le milizie curde dell’YGP per combattere l’ISIS. In queste milizie sono confluiti combattenti curdi dall’Iraq e dalla Turchia, quindi dal PKK, che è considerato un gruppo terroristico dall’Europa come dagli Stati Uniti, e che ha compiuto negli anni svariati attentati in Turchia. Tutte insieme queste milizie non rappresentano il popolo curdo che da decenni vive in Siria, Iran, Iraq, e soprattutto in Turchia, dove solo una minima parte dei curdi sostiene le idee separatiste del PKK. Nella regione siriana interessata ora dall’intervento militare turco i curdi non erano la maggioranza fino all’arrivo degli USA che risale alla fine 2014. Nel mentre ci veniva documentato che combattevano l’ISIS, mostrandoci spesso foto di donne curde in tuta mimetica, c’è stato anche chi ha rilevato una parallela pulizia etnica operata dalle milizie curde ai danni degli arabi-siriani, sia musulmani che cristiani . Abbiamo avuto tanti giovani europei, anche italiani, partiti per unirsi a queste milizie in nome del vecchio ideale socialista curdo, ed acclamati come eroi dalla solita sinistra, mentre già dal 2015 Amnesty International parlava della suddetta pulizia etnica.
Legittimiamo quindi l’idea di uno stato etnico curdo a valle anche di una pulizia etnica a scapito degli arabi, su un territorio che si vorrebbe vedere separato dalla Siria e per il quale gli abitanti sarebbero gli unici che avrebbero tratto un vantaggio dalla venuta dell’ISIS. E per qualcuno questa sarebbe anche una causa socialista benché armata per 5 anni dagli USA. Un giorno forse rideremo di tutto ciò ma nel frattempo, il 10 ottobre, una donna curda in tuta mimetica ha mostrato alla Camera dei Deputati (a Roma, non a Kobane) la foto di un bambino vittima di un attacco militare turco, ma si trattava di un fake ( perché la foto era nota al web e testimonia le conseguenze di un bombardamento dell’esercito di Assad, che formalmente è ancora il presidente della Siria e che buona parte del centro-sinistra ha condannato per anni. Proprio con Assad le milizie curde hanno trovato ora un accordo in chiave antiturca. Chissà se i tifosi occidentali di un Kurdistan siriano si rendono conto che questa alleanza è probabilmente la pietra tombale su questa aspettativa.
Dall’altra parte del confine c’è la Turchia, che non si può permettere la nascita di una confinante entità ad essa ostile, ma l’Europa non riconosce le ragioni della Turchia . Su questo punto nella sinistra, oltre all’allucinazione sopra descritta, trova posto anche tutto il risentimento anti-Erdogan che in questi giorni sembra accomunare un po’ tutti. In merito a questo livore, sulle pagine web di questo quotidiano il direttore Davide Piccardo si domanda “Le ragioni sono da ricercarsi nell’inconscio storico collettivo che vede in Erdogan l’erede dei sultani della Sublime Porta? O ad irritare gli europei è un paese che dovrebbe fare salamelecchi e non ne fa, anzi, ha una politica estera ambiziosa, cosa di cui noi difettiamo, e si permette di dare del tu a russi e americani?”
Optando per la seconda ipotesi prosegue dicendo che “la Turchia mette in crisi il senso di superiorità europeo ed è al contempo una realtà che non può essere derubricata all’esotico in quanto Stato moderno istituito sul modello occidentale… demograficamente giovane, dinamica… e vanta il secondo esercito della NATO. Tutto ciò in un paese a maggioranza musulmana? Con una classe politica che fa costante riferimento all’Islam? Questo appare qui inaccettabile, un guanto di sfida”. Condivido questa analisi ma preferisco citare nuovamente Tiziano Terzani che, dopo l’11 settembre, nelle sue repliche ad Oriana Fallaci constatava come l’attentato alle Torri Gemelle “era stata l’occasione di svegliare ed aizzare il cane che è in ognuno di noi” e che con esso l’occidente aveva trovato il suo nuovo nemico dopo la fine del comunismo, e questo nemico sarebbe la versione militante dell’Islam che secondo Terzani “si presta bene ad essere l’ideologia dei dannati della terra, di quelle masse di poveri che oggi affollano, disperate e discriminate, il terzo mondo occidentalizzato”.
Non mancando mai in questa società chi cerca una causa antisistema per cui battersi, secondo Terzani individuare questo nuovo nemico equivale a spingere sempre qualcuno ad arruolarsi con esso. Si tenga presente che nei suoi resoconti di viaggio Terzani non ha mai avuto parole dolci per i musulmani e che anche nel libro di repliche ad Oriana Fallaci parla genericamente di “ottusità delle scuole coraniche”, una semplificazione offensiva che non condivido ma che comprendo, e che non toglie nulla alla lucidità della sua intuizione. Per tutti resta infatti sempre irrisolto l’interrogativo posto da Oliver Roy “Noi che cosa contrapponiamo all’Islam? Il Cristianesimo o l’Illuminismo?”. Risulta inoltre difficile ai più comprendere le ragioni per le quali l’Islam è la religione col più alto tasso di crescita. Nessuno considera che una parte della popolazione occidentale trova nell’Islam una risposta unica a bisogni che prima incrociavano separatamente: la causa comunista, oltremodo idealizzata, e la spiritualità orientale, per lo più decontestualizzata.
Protagonista di un ulteriore paradosso è nuovamente la sinistra, un tempo identificata come nemico interno al liberismo occidentale, che adesso invece si trova in folta compagnia nella condanna alla Turchia. L’emblema di questo paradosso consiste nell’utilizzo della fittizia rappresentazione islamofobica dominante: oscurantismo VS libertà. Il pensiero unico neo-liberista sulla questione dell’intervento militare turco a nord-est della Siria declina inoltre la sua islamofobia esprimendo nei confronti della Turchia le stesse condanne formulate dalla Lega Araba (Arabia Saudita ed Egitto) e da Israele, ed ora si trova pure dalla stessa parte di Assad: tutti insieme appassionatamente! Siamo a livelli talmente alti di corto circuito che resta solo da aspettare che passi la nottata.
Un esempio di politico della sinistra sopra descritta è l’europarlamentare avv. Giuliano Pisapia. Due volte parlamentare per Rifondazione Comunista, Sindaco di Milano eletto con la coalizione di centro-sinistra, è tra gli eurodeputati che hanno votato la mozione europea che equipara fascismo e comunismo. Dall’8 ottobre, quindi dal giorno prima dell’operazione militare turca, è autore di post seguitissimi a sostegno della causa curda.
Vale forse la pena ricordare che Pisapia è stato avvocato difensore di Ocalan, lo storico leader del PKK, e che da Sindaco di Milano non è riuscito ad avviare la realizzazione di una moschea nel capoluogo meneghino, nemmeno in vista dell’afflusso per l’Expo2015, ma si trovò comunque il modo di far realizzare una Chiesa a Scientology, di cui Pisapia pure è stato legale.
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