In queste settimane calde sul fronte siriano, con l’intervento turco nel Nord della Siria, si e’ tornato a parlare del Partito dei Lavoratori Curdi, il Pkk, gruppo paramilitare prossimo alle forze curde Ypg impegnate a contrastare l’avanzata turca in territorio siriano.
Approvvigionamenti del Pkk
Per sostenere la lotta armata, i separatisti avrebbero organizzato attivita’ illegali fruttuose. Milioni di euro che sarebbero destinati all’acquisto di armi esplosivi, oltre all’addestramento dei combattenti soprattutto al confine turco-siriano, che con il suo territorio impervio di montagna, rende più facile la costruzione di campi militari clandestini.
Secondo un rapporto del Center for Strategic and International Studies del 2000 il PKK gestiva l’80% circa del traffico di eroina a Parigi all’inizio del nuovo millenio. The Henry Jackson Society nel 2017 ha evidenziato invece come la divisione europea del PKK guadagnerebbe diverse decine di milioni di euro all’anno attraverso le estorsioni ai danni dei componenti della diaspora curda in Europa. Non solo. Le fonti di approvvigionamento del movimento sarebbero anche il traffico di droga, armi ed esseri umani, oltre al riciclaggio di denaro sporco.
Politica e lotta armata continua
Dal 1990 ai curdi del Pkk, nonostante dal punto di vista politico i suoi membri siano sottoposti a fermi e arresti, e’ permesso fare proselitismo politico: le autorita’ di Ankara infatti permettono al movimento una parziale autonomia a patto di lasciare le armi. Ma la tregua dura pochi anni: accusati da Ankara di voler prendere solo tempo per armarsi la polizia turca arresta decine di militanti del Pkk e in risposta Zaynab Zilani, si fa saltare in aria nel 1996 in un attentato che costa la vita, oltre che a lei, a decine di militari turchi.
Con periodi alterni di pace e guerra il conflitto si protrae fino al 2013, anno del cessate il fuoco.
Ochalan in carcere dal 1999 si dice favorevole al dialogo con Erdogan. Nel 2015 in un’imboscata nel sud del paese muoiono 8 militari turchi per mano dei separatisti curdi.
Ankara riapre quindi le ostilità contro il Pkk, con un’ondata di arresti e restrizioni politiche per i simpatizzanti, accusati di sostegno ad organizzazioni terroristiche.
Ad oggi rappresentanze di curdi autonomisti sono presenti nel parlamento turco grazie alle riforme promosse dal presidente turco Erdogan, anche se sono soggette a costanti controlli da parte delle autorità’ turche.
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