Si è corsa ieri la 41° Maratona di Istanbul l’unica maratona al mondo che attraversa due continenti, e se la città è una delle più belle mete turistiche internazionali la sua maratona non è da meno. Per chi come me ha corso sia la maratona di Roma che quella di Istanbul il paragone è inevitabile e sotto diversi punti di vista, dall’organizzazione al manto stradale, il confronto è a favore di quella che si corre nella già capitale dell’Impero Ottomano e dell’Impero Romano d’Oriente (la bellezza delle due città non è oggetto di questo paragone). Del resto, quella di Istanbul è una maratona internazionale Gold Label IAAF, mentre quella di Roma è una Silver Label, così come quella di Milano.
Il percorso della Istanbul Maratonu prevede: la partenza dalla sponda asiatica; l’attraversamento mozzafiato del Ponte sul Bosforo intitolato ai Martiri del fallito colpo di stato del 15 luglio 2016; circa 2 Km di salita (ed altrettanta discesa) poco dopo il ponte; alcuni tratti con lievi dislivelli; almeno 30Km pianeggianti sul lungomare; un salitina finale attraverso il parco adiacente il Palazzo di Topkapi; il trionfale arrivo in Sultanahmet con la cittadinanza che incita festosamente i podisti nell’ultimi tratto.
Lungo il percorso viene rilevato il passaggio degli atleti ogni 5km, come in altre gare internazionali. Però c’è un rilevamento aggiuntivo che pesca gli imbroglioni, perché in tutte le maratone c’è gente che ha studiato come tagliare il percorso più di quando abbia preparato la gara. L’unico tratto in cui si può pensare di fare i furbi è sul lungomare mentre si è in direzione del vecchio aeroporto Ataturk, prima dell’inversione a 180°. Nel punto dell’inversione non solo c’è un rilevamento extra, tra quello del km 25 e quello del km 30, ma vi è anche una telecamera che riprende il passaggio. Se non si passa di li si viene squalificati, e se viene in mente di fare ricorso, adducendo quello ed altri mancati passaggi al malfunzionamento del chip, bisogna motivare perché nel filmato non si compare.
La serietà è massima, ed è consona ad eventi internazionali di questo tipo. Poco decorosa invece è stata la richiesta, capeggiata dal Ministro dello Sport Spadafora, di non far disputare nella città di Istanbul la Finale di Champions League 2019/20 in programma per il 30 maggio 2020.
Erano i giorni dell’intervento militare turco a nord-est della Siria e tutta l’Europa si è trovata ad “interessarsi” ad un conflitto che va avanti nell’indifferenza generale dal 2011, ma che ad inizio ottobre veniva raccontato a reti unificate in chiave anti-turca, in linea con quanto accade dal fallito colpo di stato in Turchia del 2016. Quelle indirizzate alla UEFA erano richieste assolutamente incongrue per diversi motivi.
Uno su tutti è che la UEFA annovera le federazioni calcistiche di alcuni paesi extra Unione Europea tra cui oltre alla Turchia c’è anche Israele, e praticamente nessuno si sogna di chiedere alcunché alla UEFA per la violazione dei diritti umani perpetrata da oltre 70 anni dallo stato di Israele, che pure fa periodiche incursioni militari in Siria.
Nel ciclismo abbiamo avuto addirittura il Giro d’Italia 2018 con le prime 3 tappe corse in Israele. Per di più la Lega Calcio della Serie A italiana ha scelto di disputare tante edizioni della Supercoppa Italiana all’estero e per 5 edizioni, tra il 2009 ed il 2015, il paese dove si è disputata questa finale è stato la Cina, che a violazione dei diritti umani non deve prendere lezioni da nessuno ma non si ricordano richieste alla Lega Calcio per un cambio di location. Quindi c’è qualcosa nei confronti della Turchia che sfugge alla logica o alla consapevolezza dei più.
Il 14 agosto scorso le squadre di calcio Liverpool e Chelsea si sono contese a Istanbul la Supercoppa UEFA 2019, è stata anche la prima volta che un arbitro donna ha diretto una finale europea . E’ stato un evento che non ha mostrato sbavature confermando quindi le aspettative di Klopp, l’allenatore del Liverpool, che alla vigilia aveva dichiarato “Istanbul è un bel posto, troveremo una bella atmosfera”. Ma a qualcuno sembrano non interessare certe evidenze.
Del resto qui da noi, durante la narrazione a reti unificate che parlava di un non meglio definito “golpe democratico” in corso in Turchia, il 15 luglio del 2016 in molti hanno democraticamente tifato per il golpe. Ma nessuno si è poi chiesto “chi è che ci ha provato a fare questo golpe?”, e la TV ce l’ha fatto sapere. Per non parlare poi di quante persone di “sinistra” qui in Italia, trasportate dagli articoli di un noto quotidiano, hanno gioito quando l’AKP, il partito di Erdogan, ha perso le elezioni amministrative ad Istanbul. A costoro non è interessata la campagna elettorale salviniana, in chiave anti profughi siriani, fatta dell’attuale Sindaco della città.
A tutti gli altri però, che non sono pochi, mi sento di dire: visitate Istanbul in qualsiasi periodo dell’anno, o magari in occasione della prossima finale di Champions a maggio; correte in novembre la Maratona che attraversa il ponte intercontinentale sul Bosforo e che prevede anche una stracittadina di 8 Km aperta a tutti, o la Mezza Maratona che si tiene ad aprile quando la città è piena di tulipani.
Istanbul da quest’anno ha un nuovo ed immenso aeroporto internazionale che mira ad essere l’hub di riferimento per gli spostamenti tra oriente e occidente. E’ una città fantastica con tante bellezze, capace di ospitare grandi eventi sportivi internazionali senza invidiare nulla alle grandi metropoli europee.
W lo sport, W Istanbul. W lo sport a Istanbul!
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