Il 6 novembre 1985 Bettino Craxi affermò la legittimità della resistenza armata palestinese. In un discorso storico l’allora Presidente del Consiglio chiamò in causa il diritto interazionale

Il 6 novembre di 34 anni fa il Presidente del Consiglio Bettino Craxi, in una Comunicazione del Governo alla Camera dei Deputati in materia di politica estera, affermò in maniera risoluta la legittimità della lotta armata dell’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ai sensi della Carta dei Diritti dell’ONU.

Figure come Craxi nella politica italiana non ce ne sono più. Appena un mese prima tenne testa agli USA di Reagan in quella che è passata la storia come la Crisi di Sigonella, quando si rifiutò di consegnare agli americani i dirottatori palestinesi della nave da crociera Achille Lauro che furono cosi processati e condannati in Italia.

Impari sarebbe il confronto con la nostra sudditanza nei confronti degli Stati Uniti quando nel 1998, con alla Presidenza del Consiglio Romano Prodi, consentimmo agli USA di processare a casa loro i responsabili americani dell’incidente aereo sulle Dolomiti che, tranciando un cavo della funivia del Cermis, provocò 20 morti.

Per non parlare delle dichiarazioni di Craxi su George Soros e sul Mercoledì Nero in cui Soros svalutò la lira con una speculazione finanziaria nel 1992 . Oggi abbiamo una figura come Emma Bonino, considerata quasi un’eroina della politica italiana, felicemente finanziata da Soros al quale nel 1995 a Bologna abbiamo anche conferito la laurea honoris causa per aver svalutato la lira (alla cerimonia era presente Romano Prodi, docente dell’Università di Bologna).

Ma torniamo al 6 novembre del 1985, ed alle parole di Craxi sul diritto alla lotta armata dei palestinesi.

L’onestà intellettuale

Chiamare le cose col proprio nome è una cosa alla quale non siamo tanto abituati. Se poi si tratta di Israele allora parole di verità come quelle di Craxi, ad un certo livello istituzionale, le abbiamo udite solo nel discorso di fine anno del 1983 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini il quale affermò che Ariel Sharon andava “bandito dalla società” mentre invece “quasi va baldanzoso di questo massacro fatto” (si riferiva alla Strage di Sabra e Shatila del 1982). Quel discorso è stato messo a confronto con quello di Giorgio Napolitano del 31 dicembre del 2008, quando era in corso l’operazione israeliano Piombo Fuso. La distanza tra i due presidenti al cospetto della verità è più che abissale ed è anche superfluo esprimersi sul paragone.

Ebbene il Presidente del Consiglio Craxi nel 1985 affermò in Parlamento che “contestare ad un movimento che voglia liberare il proprio paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia… si contesta ciò che non è contestabile, secondo la Carta dei Diritti dell’ONU”.

Nessuno oggi in Parlamento avrebbe il coraggio di affermare una verità incontrovertibile come questa.

Il pragmatismo

Craxi fu netto nell’affermare che “con i palestinesi l’Italia ha sempre insistito perché lasciassero la violenza per il pacifico negoziato, fino ad ottenerne una risposta positiva… Contesto l’uso della lotta armata all’OLP, non perché ritengo che non ne abbaia diritto… ma per l’esame del contesto… che è cosa diversa”.

Per Craxi i palestinesi non avevano possibilità bellica di vittoria nella loro giusta causa, per la quale riteneva legittimo l’uso delle armi, e quindi si esprimeva a favore dei negoziati. Il suo pragmatismo stava anche nel non aver messo comunque mai in discussione il diritto ad esistere dello stato di Israele.

In merito ai contorni dell’Occupazione dei Territori Palestinesi infatti disse che  “quando Israele fu minacciata tutti fummo con Israele, ora essa occupa da 18 anni territori arabi che vanno restituiti in cambio della pace”.

Era il 1985 e quindi “da 18 anni” significava “dal 1967”, e cioè dalla Guerra dei 6 giorni. L’occupazione persiste ai giorni nostri quindi non può esservi alcuna pace, anche se a chi vive sui social network la consequenzialità può sembrare inconcepibile. Ma dopo i 18 anni di cui parlava Craxi, più i 34 anni trascorsi da quel discorso, siamo a 52 anni dal 1967 e c’è chi ancora oggi vaneggia di riportare le lancette dell’orologio della storia indietro di oltre 70 anni. E questo pur essendo la condizione dei palestinesi progressivamente peggiorata durante questi 7 decenni, e con all’orizzonte possibilità di giustizia sempre minori.

La lezione politica

Per noi italiani, e per noi europei, Craxi disse anche molto altro in quel discorso. Paragonò la legittimità storica del ricorso alla lotta armata da parte dei palestinesi agli attentati progettati da Giuseppe Mazzini, il padre della concezione repubblicana che pervade la Costituzione Italiana, nonché tra i principali intellettuali dei Moti Rivoluzionari del ’48, e prese a riferimento anche da Gandhi.

“Quando Giuseppe Mazzini nella sua solitudine e nel suo esilio si macerava nell’ideale dell’Italia unita ed era nella disperazione sul come affrontare il potere lui, un uomo cosi nobile, cosi religioso, cosi idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassini politici. Questa è la verità della storia”.

La storia e la verità, queste sconosciute!

 

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