Trent’anni fa, il 9 novembre del 1989, ebbe fine una delle più odiose barriere alla libertà di movimento delle persone, quello che divideva dal 1961 la città di Berlino e più estesamente la Germania Est (DDR) da quella Ovest (BRD). Purtroppo molte altre nel frattempo sono state erette, in Palestina, tra USA e Messico e nel Sahara occidentale.
L’indebolimento dell’Unione Sovietica, la perestrojka e la glasnost’ di Gorbacev non erano più compatibili con il perdurare della politica sostanzialmente stalinista continuata anche durante la segreteria di Chruščëv e dei suoi immediati successori e i dirigenti dei Paesi del Patto di Varsavia non poterono che prenderne atto e cercare di limitarne i danni.
Nella Germania Est, divisa dal famigerato muro del 1961, il governo cercò di gestire i disordini che si erano verificati da diverse settimane annunciando che le visite all’Ovest dei suoi cittadini sarebbero state permesse.
La gente capì subito che stava accadendo qualcosa d’importante e l’assalto al muro si attuò senza più temere le raffiche di mitra e senza diventare bersaglio dei tiratori scelti dei Vopos (i militari della Deutsche Volkspolizei).
Il simbolo della Guerra fredda crollò così sotto le picconate di civili festanti e da tutta Europa, e non solo, partirono comitive di turisti per andarsi ad assicurare un pezzo di calcinaccio, un souvenir di quel manufatto.
La storia del Muro era iniziata il 12 maggio del 1945, quando caduta l’ultima resistenza della Germania nazista, l’Armata Rossa prese il controllo di Berlino, anzi di quello che è rimasto della capitale tedesca investita da un’offensiva sovietica che era durata solo un paio di settimane ma che registrò più di 700 mila tra morti e feriti e decine di migliaia di stupri di donne tedesche.
Gli accordi di Potsdam poche settimane dopo decretarono che la Germania fosse suddivisa in quattro zone amministrate dai vincitori,USA, UK, URSS che parteciparono alla conferenza con i rispettivi capi di Stato e la Francia che fu aggiunta in seguito.
Berlino, che venne a trovarsi nella zona sovietica, subì lo stesso trattamento e, anche se si trovava a 160 km dalla frontiera che di quella che sarebbe diventata la BRD (in tedesco Bundesrepublik Deutschland), diventò ad est la capitale della DDR (Deutsche Democratische Republik) mentre il settore occidentale mantenne lo status di città occupata dagli alleati occidentali.
Nel 1961 le autorità di Pankow (il sobborgo berlinese in cui la DDR aveva stabilito la sua amministrazione centrale) decisero di porre fine alla continua emorraggia che il loro territorio subiva a causa dell’emigrazione di tedeschi che si spostavano verso Ovest, nella Germania Federale. Si trattava soprattutto di giovani di alta scolarizzazione, tecnici e laureati che sceglievano quella parte del Paese che prometteva maggiore libertà personale e attività più redditizie.
Fu nell’agosto di quell’anno che venne costruita la barriera che il Partito comunista di obbedienza sovietica denominò Antifaschistischer Schutzwall (Muri di protezione antifascista). Esso non riguardava solo Berlino la cui parte Ovest fu circondata, ma tutto il territorio della DDR che venne separato dalla Germania federale da un confine che si voleva invalicabile.
La giustificazione della propaganda di regime è nel nome che gli fu dato ufficialmente, si trattava di impedire un aggressione da parte occidentale ma invero funzionò solo nell’altro senso.
Era una barriera di quasi 1400 km, di muro propriamente detto a Berlino, e un sistema di reticolati e campi minati sorvegliati da torrette di guardia da dove i militari della Germania Est avevano l’ordine di sparare a vista su chiunque cercasse di attraversarla.
E molti ci provarono comunque con gli espedienti più diversi e fantasiosi.Qualcuno ebbe successo ma si calcola che oltre 1000 tedeschi abbiano pagato con la vita il loro tentativo.
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