Ultime battute a Bergamo del processo intentato dal Centro Islamico di Bergamo (CIB) al suo ex presidente Imad El Jolani, cardiologo di origine giordana, accusato di truffa nei confronti della stessa associazione che presiedeva e della Qatar Charity Foundation (QCF) che in quel periodo stava finanziando un po’ in tutta Italia l’acquisto e/o la ristrutturazione di immobili nella disponibilità delle comunità islamiche in Europa e in Italia.
Secondo la PM Carmen Pugliese, El Jolani avrebbe truffato per una cifra che si avvicina ai 5 milioni di euro e pertanto la PM chiesto una condanna a 2 anni e due mesi di reclusione e un risarcimento di 5,1 milioni.
Con l’intermediazione dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche Italiane) la QCF aveva disposto nel 2013 un finanziamento destinato all’acquisizione di un immobile in via Baioni in Bergamo. Jolani, secondo l’accusa e i querelanti, creò un’altra associazione, la Comunità Islamica Bergamasca e una SRL (la Tecnocib) su cui riuscì, all’insaputa dei donatori e degli altri dirigenti dell’associazione del Centro Islamico di Bergamo (che ancora presiedeva), a dirottare la somma ricevuta per un altro progetto situato in via San Fermo.
La vicenda è stata causa di notevole disturbo tra i musulmani di Bergamo e dintorni con conseguenze anche gravissime. Il 22 luglio del 2016, il Centro di via Cenisio (che fu chiuso per motivi precauzionali) fu forzato da una quarantina di persone e poco dopo si scatenò un incendio che richiese l’intervento dei Vigili del Fuoco oltre che della Polizia di Stato, la quale evacuò gli occupanti.
La decisione della PM Pugliese, che all’inizio aveva ipotizzato la sola appropriazione indebita da parte di El Jolani, sembra far comprendere che la tesi dei querelanti sia stata sufficientemente provata anche in forza dei documenti prodotti dall’inchiesta della Guardia di Finanza che dimostrano che il cardiologo intascò una tangente di 100 mila euro.
Abbiamo parlato con Saleh Mohamed, Presidente della Moschea di Bergamo, che in questi anni ha condotto una dura battaglia per ristabilire la legalità e portare avanti le attività del Centro Islamico anche nelle condizioni di difficoltà che abbiamo sopra accennato.
Anche se ci sarà una sentenza di condanna, noi sappiamo che prima di arrivare alla fine della vicenda ci vorrà ancora del tempo per esperire tutti i gradi di giudizio. Importante tuttavia che si sia dimostrato che non si è trattato di una faida interna ma di una battaglia per la verità e la legalità. Noi non ci siamo costituiti parte civile per recuperare i soldi distratti, ma per poter dimostrare anche con una sentenza della magistratura, che si è trattato di una gravissima operazione ai danni di tutti i musulmani di Bergamo.
La sentenza è prevista per il prossimo 10 dicembre.
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