Il 16 novembre il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “nessuna pietà: alcuni documenti trapelati dimostrano come la Cina ha organizzato i centri di detenzione di massa di musulmani.” Il documento, prodotto dalle autorità nella regione di Xinjiang, era rivolto alle forze dell’ordine che dovevano interagire con i familiari dei musulmani detenuti nei campi di concentramento.
Il documento di 403 pagine mostra che la Cina è ben conscia dell’oppressione sistematica delle minoranze musulmane. La guida burocratica mira ad essere un vademecum per rispondere alle domande disperate dei musulmani che desiderino avere notizie dei propri familiari. Alle domande “dove si trova la mia famiglia” il documento ordina all’ufficiale di rispondere “sono in una scuola di formazione governativa”. Se il familiare dovesse insistere con le domande il documento ordina all’ufficiale di dire che i familiari non possono lasciare queste “scuole”.
Fra le cose più inquietanti vi sono le tattiche di minacce che il documento insegna ad utilizzare agli ufficiali. Fra queste tattiche infatti il documento prevede l’utilizzo di frasi che facciano capire al familiare che il loro comportamento può influenzare se e quando i loro familiari lasceranno i centri di detenzione. Fra le frasi consigliate all’ufficiale e legate a quest’ultima strategia troviamo “sono sicuro che li supporterai (i tuoi familiari), perché è per il loro bene e anche per il tuo”
Il documento svela anche degli elementi chiave in merito alle strategie utilizzate dal regime per creare le condizioni favorevoli all’oppressione dei musulmani, incluso strategie per eliminare qualsiasi opposizione interna e per utilizzare i mezzi di informazione per fomentare la paura delle minoranze musulmane e facilitarne l’oppressione.
L’analisi del New York Times commenta in modo emblematico il contenuto dei documenti affermando che: “i documenti trapelati dipingono un quadro impressionante di come meccanismi molto ben occultati del sistema cinese abbiano portato avanti la più vasta campagna di internamento del paese dall’era di Mao.”
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