I Carabinieri hanno arrestato un imprenditore di Melito, in provicia di Napoli che teneva segregati in una fabbrica fantasma 43 operai, tutti in nero e tutti italiani, tra i quali una donna incinta e due minorenni. Il laboratorio produceva alta moda per alcuni marchi del lusso, sono stati sequestrati macchinari per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. Abbiamo chiesto ad un operatore del settore di spiegarci come funziona il mercato.
La nostra fonte è proprietario di un laboratorio che lavora per le grandi marche del Made in Italy, Una piccola struttura ricavata in quella che forse era stata la stalla di un cascinale sulle colline toscane.
“Va da se che i committenti sappiano molto bene che i loro prodotti, fabbricati in Italia o all’estero, vengono da una miriade di laboratori come il mio e che cerchino di pagare il minimo possibile per le lavorazioni che appaltano, e tuttavia nella storia della fabbrica di Melito c’è qualcosa che non mi torna”
“Sono tanti anni che lavoro per quelle griffes e il controllo che esercitano sul nostro lavoro è addirittura asfissiante- continua- Non è solo sulla corrispondenza dei prodotti al modello di riferimento, sui materiali che ci conferiscono e che devono essere trattati secondo un protocollo stabilito nel contratto: dimensioni al decimo di millimetro, quantità dei punti per centimetro di cucitura, ma anche sullo stato dei locali in cui si opera, sulle norme di sicurezza, sulla regolarità delle assunzioni ecc. I marchi per cui lavoro io si appoggiano ad un’agenzia di controllo qualità e generale, che fa ispezioni a sorpresa e basta un estintore scaduto da poche settimane per avere un richiamo ufficiale e il rischio di vedersi annullare il contratto da un giorno all’altro”
Si riferisce a quanto è successo a Melito, nei pressi di Napoli, dove i NAS hanno trovato 43 operai al nero che lavoravano in condizioni igieniche inaccettabili e che per sfuggire al controllo erano stati rinchiusi nel caveau dell’azienda in cui avrebbero essere tenuti al sicuro i materiali e i prodotti finiti in attesa di consegna ai committenti.
“Non so quali siano i marchi famosi per cui lavoravano quei poveracci, i giornali si sono ben guardati di scriverlo e forse lo sapremo, forse, solo quando ci sarà il rinvio a giudizio del titolare”
E’ una prassi bene nota, se qualcuno dovesse cercare, ad esempio Prada, si troverebbe di fronte ad un gigante che, nel 2014, ha fatturato 3,5 miliardi di dollari a fronte di 3000 dipendenti e che dichiarato un utile di 450 milioni. Dicesi oltre un milione di dollari per dipendente e un utile di 150mila dollari a testa, Gucci non è da meno con 1300 dipendenti ha fatturato 4,4mld di $ (dati 2016), ma dove sono gli opifici in qui si produce tanta ricchezza?
E’ evidente che quei dipendenti sono i creativi e l’apparato gestionale delle firme famose, il lavoro viene fatto dappertutto, in Italia e all’estero.
“Io- dice l’artigiano- faccio tre ipotesi in merito alla fabbrichetta di Melito: o si trattava di marchi minori che non si servono di questi strumenti di controllo, o che la società di controllo prendeva mazzette in quella fattispecie o che lavorassero direttamente per la contraffazione e allora vale tutto”.
Rimane il fatto che un portafoglio che costa poche decine di euro, tra materiali, lavorazione e spese di gestione commerciale viene venduto anche a 300€ un qualcosa di immorale.
Le roboanti dichiarazioni di impegno civile “ben orientato” alle tendenze del momento della loro clientela di riferimento, e rimaniamo su questi marchi, solo per esemplificare sono queste:
“Gucci si è associata a con Parks — Liberi e Uguali, organizzazione che dal 2010 incoraggia i valori della diversità e dell’inclusione, in particolare la diversità dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Si tratta della prima adesione da parte di un’azienda del settore moda e lusso…
E Carlo Mazzi, presidente di Prada scrive sul sito della società: “ Promuoviamo attività legate all’arte e alla cultura e investiamo in un ambiente di lavoro unico, capace di combinare il rispetto per gli individui e la tutela dei luoghi, preservando le competenze artigianali e sostenendo il patrimonio dei nostri marchi, affinché le persone possano esaltare le proprie unicità.”
…diversità e inclusione e … rispetto per gli individui e tutela dei luoghi a Melito invece abbiamo visto un’altro film.
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