Un recente dossier di The Guardian ha svelato che almeno 25 consiglieri ed ex consiglieri fra i conservatori hanno postato contenuti islamofobi e razzisti sui social media.
Di recente il PM britannico Boris Johnson ha rimandato l’avvio di un’inchiesta sull’islamofobia all’interno del suo partito. Il dossier punta anche a fare pressione su Johnson affinché l’inchiesta si svolga.
Fra i post che il dossier raccoglie vi sono vari messaggi d’odio che dipingono i musulmani come “barbari”, il “nemico in mezzo a noi”. Fra le peggiori frasi che riporta il dossier di The Guardian vi sono quelle che propongono di tagliare tutti i fondi per gli aiuti umanitari verso l’Africa per permettere a “madre natura” di diminuirne la popolazione.
Fra i nomi dei conservatori figurano Beverley Dunlop, Vera Waters, Trevor Hales, Malcolm Griffith e Paul Marks.
Nicolai Sennels, affiliato al gruppo estremista anti-Islam Pegida ha affermato nel che “il danno genetico causato ai Musulmani nel pool genetico da quando il loro Profeta ha permesso di sposare i cugini 1400 anni fa è probabilmente enorme” argomentando nel resto del post su Facebook che ciò significherebbe che il quoziente intellettivo dei musulmani sarebbe più basso della norma.
Questi turpi discorsi d’odio non sono passati inosservati e hanno suscitato lo sdegno di molti parlamentari anche fra gli stessi conservatori, tra loro anche Sajjad Karim, il quale ha affermato che la riluttanza di Johnson ad iniziare l’inchiesta dimostra che esiste un cancro islamofobo all’interno del partito.
Il dossier, compilato dall’attivista anti-razzista anonimo di Twitter @matesjacob, ha però portato alla sospensione di alcuni fra i membri del partito e lo stesso leader di gabinetto conservatore Micheal Gove ha reiterato l’impegno da parte del partito di iniziare l’inchiesta entro la fine dell’anno.
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