Secondo il vicepresidente turco Fuat Oktai 370mila siriani sono rientrati in Siria dopo l’istituzione da parte della Turchia di una zona di sicurezza e Ankara vuole continuare favorendo il ritorno. Le politiche turche hanno suscitato le critiche di Amnesty International, a tal proposito abbiamo interpellato l’Ambasciatore turco presso la Santa Sede, Lütfullah Göktaş.
Il vicepresidente turco Fuat Oktai ha affermato nel corso di un importante Forum internazionale in corso Gaziantep, nel Sud-Est della Turchia, che 370mila siriani sono potuti ritornare nel loro Paese dopo che la regione è stata messa in sicurezza.
Oktay ha affermato che lo sforzo solidale della Turchia, che ha accolto 3,7 milioni di profughi siriani con una spesa di oltre 40 miliardi di dollari, continua con l’obiettivo di ricollocare quanti più possibile rifugiati nel loro Paese d’origine.
“Stiamo creando tutti i servizi, specialmente nelle aree di sicurezza, salute, istruzione e alloggio, strade, acqua ed elettricità, per l’uso dei siriani senza alcuna discriminazione”, E ancora:“proprio come abbiamo fatto nell’ovest dell’Eufrate, dove abbiamo riaperto scuole, chiese e moschee e infrastrutture rinforzate, renderemo l’Eufrate orientale un luogo di pace e sicurezza, con servizi infrastrutturali.” ha dichiarato Oktay.
Quello dei rifugiati siriani è davvero un problema di difficilissima soluzione, sono oltre 10 milioni tra espatriati (vedi dati per i Paesi del Medioriente e UE) e sfollati interni e anche le modalità di rimpatrio stanno scatenando polemiche nei confronti della Turchia che è stata accusata da Amnesty International di aver iniziato le operazioni di rimpatrio prima di aver realmente messo la zona in sicurezza.
Secondo Anna Shea, ricecatrice di Amnesty: “L’affermazione della Turchia secondo le quali i rifugiati siriani stanno scegliendo di tornare indietro in mezzo al conflitto è pericolosa e disonesta. La nostra ricerca mostra che queste persone sono state ingannate od obbligate a tornare in Siria“, ha dichiarato Anna Shea, ricercatrice di Amnesty International sui diritti dei migranti e dei rifugiati.
“La Turchia merita apprezzamento per aver dato ospitalità a oltre tre milioni e 600mila siriani negli ultimi otto anni, ma non può usare la sua generosità come una scusa per violare le norme nazionali e internazionali eseguendo rimpatri in una zona di conflitto“, ha aggiunto Shea.
Sulla questione abbiamo interpellato l’Ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede Lütfullah Göktaş.
“Dal 2016 ad oggi 370 mila profughi siriani sono ritornati in Siria e lo hanno fatto volontariamente, non c’è stato nessun inganno o costrizione, la Turchia ha anzi cercato di creare le condizioni di questo ritorno che è l’aspirazione principale dei profughi, tornare a casa in sicurezza. Pertanto sostenendo i processi di Ginevra e di Astana, ci impegniamo per trovare una soluzione politica al conflitto.” Ha dichiarato il diplomatico.
“Consideriamo nostri fratelli i 3 milioni e 600 mila Siriani che abbiamo accolto senza alcuna distinzione di religione o di etnia e per quanto riguarda la Siria e la zona di sicurezza non vogliamo nessun cambiamento demografico, anzi siamo impegnati a preservare la diversità etnica e religiosa.”
L’ambasciatore prosegue spiegando gli obiettivi dell’operazione “Peace Spring”: Rispettiamo l’integrità territoriale della Siria ma non possiamo permettere che l’assenza di autorità al Sud dei nostri confini possa essere colmata dai terroristi pertanto l’operazione Peace Spring è contro contro organizzazioni terroristiche come PYD/YPG e DAESH che minacciano la nostra sicurezza nazionale e per garantire la sicurezza dei siriani stessi, quelli che sono rimasti durante la guerra e quelli che stanno tornando grazie al fatto che abbiamo riportato pace e sicurezza nella zona.”
La frontiera tra Turchia e Siria si estende per 900 km e in questi anni di guerra ha rappresentato una grande sfida per Ankara impegnata contro l’ISIS che ha compiuto diversi attentati nel paese anatolico e contro i gruppi armati curdi che hanno usato le zone di confine come retrovia per colpire in Turchia.
A questo proposito Göktaş afferma: “Esiste una grave disinformazione operata dai media in Occidente, un’organizzazione terroristica viene presentata come rappresentante di tutti i curdi e così molti si scordano che anche i curdi sono vittime del terrorismo, a causa della presenza delle organizzazioni terroristiche nel nord della Siria, non solo gli arabi e turcomanni ma anche i curdi hanno dovuto abbandonare le loro terre, sono 350 mila curdi i siriani in fuga dalle organizzazioni terroristiche hanno trovato rifugio nel nostro paese. In Turchia poi i nostri cittadini sono uguali indipendentemente dalle origine etniche tra turchi e curdi ormai non si deve parlare nemmeno di convivenza sono una realtà unica inscindibile e indistinguibile della nostra nazione.”
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