Messa così, “certe sere a casa di Paolo”, sembra il diario degli incontri segreti di Paolo e Francesco, e siccome preciso subito che ascoltiamo semplicemente dei dischi si potrebbe facilmente pensare al Triangolo di Renato Zero col “pretesto lo sai, quattro dischi e un po’ di whisky, uauh”. In realtà un po’ un triangolo lo è stato perché poi che a casa di Paolo ieri sera è arrivato Jeff Healey!!!
La prima volta che ho ascoltato Jeff Healey lui era il front man della resident band nel locale del film Road House (1989) con Patrick Swayze, e suonava la musica che avrei sempre voluto ascoltare quando andavo per pub, cioè il blues e il rock-blues. Ma volevo che questa musica fosse suonata bene e questo forse è il motivo per cui sono rimasto affezionato ai Blue Stuff e agli HillSide, perché per Napoli e provincia nei miei anni ’90 solo loro sapevano suonare questa musica. Con i primi Eduardo Bennato avrebbe inciso un album blues nel 1992, inventano il personaggio Joe Sarnataro, i secondi invece li prese a suonare con lui dopo averli ascoltati in un locale dove andai a sentirli anche io.
Jeff Healey nel film suonava Roadhouse dei Doors (link roadhouse) e Hoochie Coochie Man di Muddy Waters. Suonava seduto e con la chitarra sdraiata sulle gambe, una chitarra elettrica ordinaria però suonata come una lap steel guitar, il tutto con uno stile unico. Del film ricordo solo le scene in cui c’è lui.
Healey era canadese e cieco dalla prima infanzia, come lo erano molti bluesman prima dell’elettrificazione degli strumenti, e fu scoperto nel locale dove si esibiva a Toronto da Albert Collins e Steve Ray Vaughan, due mostri sacri del blues e del rock-blues texano. Partecipò alle riprese di Road House mentre stava incidendo il suo primo disco See the Light (1989), da cui fu estratto il fortunato singolo Angel Eyes scritto per lui da John Hiatt e Fred Koller. Il successivo album Hell to Play (1990) vede la partecipazione di Mark Knopfler dei Dire Straits , che per l’occasione aveva scritto I Think I Love You Too Much, e di George Harrison che lo accompagna nella cover della sua celebre While My Guitar Gently Weeps del White Album dei Beatles. Altri ospiti illustri nel disco sono Bobby Whitlock (Derek and the Dominos) e Jeff Lynne (Elctric Light Orchestra).
Ed è proprio questo il primo disco che abbiamo ascoltato a casa di Paolo, l’LP Hell to Play, un vinile con la particolarità di avere la copertina marchiata (in basso a destra) con la dicitura “copia omaggio”. Distribuita dalla BMG Airola (oggi BMG Ricordi) questa edizione è accompagnata da due pagine dattiloscritte datate maggio 1990 e ricche di informazioni sul disco e sull’artista. Jeff Healey fu un po’ una sorpresa per gli appassionati di rock-blues, perché il genere aveva prodotto i suoi frutti migliori 15-25 anni prima. Dopo il disco d’esordio che spiazzò un po’ tutti c’erano delle aspettative significative sul suo successivo lavoro e gli ospiti illustri del secondo disco testimoniano l’euforia che si era creata intorno a lui.
Avere tra le mani questo vinile con le due pagine scritte senza l’uso del computer, e spillate con una graffetta, è stato un po’ come tornare indietro nel tempo anche di 50 anni. La musica è quella, anche se il disco è del 1990. Jeff Healey nella seconda parte della sua carriera avrebbe suonato generi diversi, orientandosi anche vero il jazz, ma non prima di aver realizzato Cover to Cover (1995), un album con sole cover di “quella” musica. Se mai avessi aperto un Roadhouse avrei senza ombra di dubbio scritturato lui, che tra l’altro con Cover to Cover si era già preparato la scaletta per suonare nel mio locale.
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