Pare che prima di morire, all’età di 87 anni, Leon Eisembergh, lo psichiatra che per primo definì AHDH (Attention Deficit Hyperactivity Disorder: deficit di attenzione e iperattività), abbia affermato: “L’AHDH è una malattia fittizia, priva di basi scientifiche!”. Se questo fosse vero qualche domanda dovremmo farcela tutti, ad esempio bisognerebbe indagare se ci sono studi scientifici, cioè studi che secondo il “metodo scientifico” individuato da Gallileo, dimostrino che l’AHDH esiste e nel contempo che non esista nessun singolo studio che lo confuti.
Strano a dirsi ma sembra che le cose stiano proprio cosi. Non esiste nessuno studio scientifico atto a dimostrare che l’AHDH sia una malattia identificabile con una sua etiopatogenesi chiara. Eppure oramai, c’è un numero sempre crescente di ragazzi nelle scuole del cosidetto mondo occidentale, etichettati come malati, come disturbati e per di più lasciati liberi, o forse sarebbe meglio dire, costretti, a non imparare, a non crescere. Tutto questo è l’effetto di una diagnosi che potrebbe essere fittizia, che si appiccica ai ragazzi come una camicia di forza, la quale neutralizza il mondo intorno a loro.
I primi ad essere messi fuori gioco sono gli insegnanti di scuola, impotenti davanti all’aurea della diagnosi, alla prepotenza dello psicologo che è entrato, a mio avviso impropriamente, nella scuola. Gli stessi insegnanti impauriti dalla giustizia che impone che la diagnosi sia rispettata, e indifesi di fronte a quei genitori che pensano che giustificare gli insuccessi scolastici dei loro figli, trincerandosi dietro l’idea di disturbo, significhi proteggerli: tutt’altro, significa abbandonarli.
Se si chiede ad una qualsiasi oramai anziana maestra di scuola elementare di una volta, riguardo alla recente epidemia di ragazzi etichettati come disturbati nelle scuole italiane, la risposta è più o meno sempre la stessa: “Ognuno ha i suoi tempi, c’è chi arriva prima e chi dopo, ma alla fine si è sempre riuscito a portare avanti tutti!”. E questo vale per tutto quell’esercito di meravigliosi ragazzi che vanno agni giorno di più ad ingrassare l’esercito dei dislessici, discalculici, disgrafici et….una generazione massacrata dalle diagnosi.
Kant affermava: “I medici pensano di fare molto per i loro pazienti dando un nome alle loro malattie”. In realtà questa battuta dal sapore sarcastico individua solo una metà del problema, perché se è vero che semplicemente dare un nome ad una malattia non significa di per se alleviare le sofferenze di quella persona, è altrettanto vero che “la diagnosi” può rappresentare di per se stessa un danno per la persona
Secondo uno studio del 2012, i bambini in età scolare hanno una probabilità di essere diagnosticati come iperattivi in stretta correlazione con l’età di inizio della frequentazione della scuola. Più specificamente quanto più i bambini sono piccoli di età all’inizio della scuola., tanto più è probabile che la fatidica etichetta di iperattivi sia a loro affibbiata.
Con questo non sto dicendo che i problemi non esistano, ma di fronte ai problemi, quello che ci dovrebbe interessare di più, dovrebbe essere il risolverli, e questo non può avvenire, è evidente, se non se ne sappiano individuare le cause. La diagnosi, questa mania della diagnosi, impedisce proprio questo, impedisce un’indagine sulle cause del disturbo, perché il punto è che qui si confondono i sintomi con la malattia. L’essere incapace a leggere è un sintomo, ma può avere molteplici cause, problemi familiari, problemi di vista o altro.
Dare un nome al mal di pancia non lo cura, e neanche dare un antidolorifico lo fa, capire la causa del mal di pancia è il primo passo per la cura. Per approfondire questo interessante tema consiglio a tutti, specie a chi ha figli in età scolare o problematiche di questo genere, ad approfondire l’argomento, tramite il sito e le pubblicazioni esaustive e molto ben fatte del movimento colturale “Pensare Oltre”
Se questo che abbiamo notato è vero per qualsiasi diagnosi in generale, specie se sbagliata, lo è particolarmente per le patologie psichiatriche.
Ma dove nasce tutto questo?
Tutto nasce dal DMS (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) compilato da un nutrito pool di psichiatri divisi per commissioni secondo le proprie competenze, i quali decidono a maggioranza quali sono i disturbi da mettere in lista. Non è uno scherzo, funziona cosi, si decide a maggioranza, come se la maggioranza possa avere un peso scientifico! Il primo DMS è stato redatto nel 1952, l’ultimo, il quinto, nel 2013.
Giusto per far capire la scientificità delle ben note magagne che stanno dietro alla stesura di un testo di riferimento mondiale per la psichiatria, il quale condiziona con le sue etichette la vita di decina di migliaia di persone, due autorevole psichiatri Spitzer e Frances, rispettivamente i capo redattori della terza e quarta versione dello stesso documento, hanno fortemente contestato la stesura del DMS V, per non parlare delle defezioni di numerosi partecipanti alle commissioni. Frances ha poi anche pubblicato un libro a proposito dal titolo “Saving Normal”.
Il famoso psichiatra Prof Otto Kernberg nella sua Lectio Magistralis presso Milano Bicocca nel 2012 affermava a proposito del DMSV: “Il sistema di classificazione americano finge di essere scientifico, ma in realtà non lo è, è un sistema politico e riflette l’impegno ideologico dell’American Psychiatric Association”
Patrick Landman, psichiatra francese di fama, è a capo del movimento “Stop DMS5”, in una intervista afferma: “La medicina tradizionale scopre le malattie, il DMS le inventa”.
La scienza che tutti auspichiamo è molto diversa da quello che crediamo che essa sia, in essa troppo spesso domina un principio di autorità che è qualcosa di estraneo al vero metodo scientifico. La crisi della scienza come idolo delle masse si sta traducendo in un sistema dittatoriale che sempre meno accetta la contraddizione e reagisce ad essa in modo sempre più violento. L’amplificazione dell’idea dominante sempre più si serve della propaganda mediatica piuttosto che trarre sostegno dalla sua intrinseca utilità per l’umanità.
Se “la scienza” non sa fare pulizia in casa propria, se non è capace di accettare la critica delle voci dissenzienti, quale è la differenza tra essa è il santone di turno che essa tanto critica, quando i seguaci di entrambi sono allo stesso modo proseliti in preda ad un’adorazione fideistica e dogmatica?
Nessun commento