Si svolgeranno domani in Algeria le elezioni per la presidenza della Repubblica, e molto probabilmente sarà la consultazione più inutile della storia del Paese nord africano.
Dopo l’ultimo, di una lunga serie, colpo di stato attuato da Ahmed Gaid Salah, che ha spodestato la cricca di potere che si era consolidata attorno al quattro volte presidente Abdelaziz Bouteflika, il regime cerca di riottenere una legittimità popolare che il movimento di Hirak gli contesta e non è disposto ad accettare.
Sono 42 settimane infatti che il popolo algerino scende in piazza ogni martedì (gli studenti) e venerdì, la gente nel suo insieme per chiedere a gran voce “al istiqlal”, indipendenza.
E forse proprio in questa richiesta c’è la cifra più significativa di questo movimento di massa che testimonia una presa di coscienza in merito a quanto successo da Boumedienne in poi, dal primo colpo di Stato che nel giugno del 1965, dette una svolta autoritaria e sostanzialmente filo francese ad un Paese che aveva pagato un prezzo altissimo per liberarsi di un giogo coloniale che era durato 130 anni.
Un movimento che vede la partecipazione unitaria di tutti gli algerini, superando le contrapposizioni tra laici e religiosi, tra arabi e berberi, interclassista e stupendamente non violento.
Si parla di centinaia di migliaia di persone nella sola Algeri, ma tutte le città dell’Algeria vi stanno partecipando,
Uno degli slogan più gridato dai manifestanti è YA ALI, YA ALI, si ricollega idealmente al martire Ali La Pointe, reso celebre internazionalmente dal film La Battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, che rifiutò di arrendersi ai para francesi del generale Massu e fu fatto saltare in aria con l’esplosivo nella casa in cui si era barricato.
La gente protesta contro un potere ingiusto e famelico e stanno venendo alla luce documenti che parlano di 1200/1500 miliardi dollari scomparsi dai bilanci dello Stato negli anni d’oro del caro petrolio e gas.
Già un’anticipazione del risultato elettorale, di una tornata che vede in lizza solo personaggi del regime, lo si è potuto registrare nelle sessioni elettorali svoltesi all’estero, presso i consolati algerini.
Tutte le rappresentanze consolari sono state circondate da algerini che protestavano per quella che definiscono l’ultima farsa di un potere ingiusto che dissanguato il Paese.
A Londra, con 140 mila algerini residenti in UK, solo 80 persone hanno votato.
Domani sarà un giorno cruciale per l’Algeria e già si registrano movimento di truppe dal sud del Paese verso Algeri e le città più importanti della costa. Si parla di 70 mila uomini mobilitati.
Sarà utile ricordare che la coesione e la moltitudine del Hirak ha finora impedito che il regime potesse ricorrere a provocazioni sanguinose che avrebbero innescato una repressione violenta.
Preparandosi a quello che potrebbe succedere domani la leadership diffusa del movimento ha avvertito i generalissimi “Non date ordine di sparare sul popolo, i soldati spareranno su di voi”.
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