Il 13 dicembre 2012, passava a miglior vita l’Imam Abdessalam Yassine lasciando dietro di sé un’opera monumentale, una scuola di pensiero e di educazione spirituale di portata universale, che ha educato generazioni di credenti in Marocco e nel mondo alla ricerca della presenza a Dio e all’essere umano, seguendo la via metodica del Profeta Muhammad, pace su di lui.
L’Imam Yassine nacque nel 1928 in una famiglia di nobile lignaggio del Sud del Marocco. Apprese il Corano in giovane età e compì i suoi studi nel rinomato istituto Ibn Youssef di Marrakech. Intraprese in seguito la carriera di insegnante e poi di direttore della scuola degli ispettori scolastici e collaborando alla costruzione del sistema di istruzione nazionale dopo la fine della colonizzazione francese.
Nel 1965, in seguito ad una profonda crisi spirituale, aderì alla confraternita sufi Boutchichiya dove attinse, sotto l’attenzione del suo maestro Hajj El Abbas, dalle sorgenti della pura fede. Dopo la morte del suo shaykh, Yassine nota il manifestarsi dentro la confraternita di alcuni comportamenti che si discostavano dalla tradizione del Profeta, pace su di lui, e che facevano riferimento unicamente alle apparenze del sufismo a discapito della sua essenza, oltre all’abdicazione alla missione sacra del coinvolgimento del credente nella società e allo sforzo che ne segue.
Nel 1974, una volta abbandonata la confraternita, l’Imam invia una lettera aperta di consiglio al re Hassan II, intitolata “L’islam o il diluvio”, a seguito della quale verrà internato per tre anni e mezzo in un ospedale psichiatrico, seguiti da altri due anni di carcere, nel 1982, quando pubblicherà un articolo di risposta ad un discorso del monarca.
Nel 1981 l’Imam Yassine fonda l’associazione che nel 1987 prenderà il nome di “Al ‘Adl Wal Ihsan” (Giustizia e Spiritualità). Il 30 dicembre 1989 l’Imam viene sottoposto agli arresti domiciliari che cesseranno soltanto nel maggio del 2000.
Un uomo di eccellenza
Come tutte le grandi figure, l’Imam Yassine è spesso ridotto a una delle dimensioni molteplici della sua personalità: mentre è molto probabile che la maggior parte delle persone lo riconoscano come una figura politica carismatica e il maggiore oppositore al regime monarchico in Marocco, altri vedono in lui un prolifico scrittore, poliglotta, e un intellettuale acuto che si approccia, con uno spirito intensamente innovativo e aperto alle questioni chiave e alle domande che hanno ossessionato la mente musulmana nel corso della storia, e ancora la ossessionano.
Altri ancora sono attratti dalla sua presenza spirituale profonda e imponente. Soltanto pochi, tuttavia, riconoscerebbero che l’Imam Yassine è stato tutto questo e molto altro; ed è proprio questo il motivo della sua singolarità e della sua grandezza. Abdessalam Yassine era un uomo di Ihsan, un uomo di eccellenza. Quando suonava il violino e giocava a scacchi in gioventù, quando era un pedagogo di primo piano nei ranghi del ministero dell’istruzione, quando scriveva in un raro linguaggio accattivante e profondo, quando guidava un movimento destinato a raccogliere decine di migliaia di aderenti, e sicuramente quando aspirava al compiacimento di Dio; in tutto ciò, egli sollevava lo sguardo del suo cuore verso gli orizzonti dell’eccellenza (ihsan). Fece tutto ciò con un anelito di perfezione e di equilibrio. La sua speranza nella vita era di parlare di Dio, guidare a Dio, ricordare Dio e far conoscere Dio.
Diceva, pace alla sua anima: Felice sarei se una sola anima inquieta trovasse nei miei scritti materia per rafforzare la sua volontà e intraprendere il viaggio verso Dio con passo deciso e determinato.
La Via profetica
L’Imam Yassine è il fondatore della scuola della Via/Metodo Profetico (Madrassat al Minhâj an-Nabawi), una scuola di rinnovamento e di rilettura dei testi di riferimento dell’islam, il nobile Corano e la Tradizione del Profeta (pbsl), con uno sguardo nuovo e per un contesto nuovo, il cui scopo è ricostruire la personalità islamica e la Umma, la Comunità di fede islamica, portatrice del Messaggio di giustizia, di pace e di senso all’umanità.
Il suo pensiero è elaborato in dettaglio in una fitta bibliografia composta di più di trenta libri, centinaia di conferenze, articoli e lettere. Libri come Al-Minhaj An-Nabawi (Il Metodo Profetico), Al-Ihsan (L’Eccellenza spirituale), Al-‘Adl (La Giustizia) oppure Tanwir Al-Muminat (L’illuminazione delle credenti) e molti altri i quali espongono un autentico e concreto metodo di educazione, organizzazione e azione, la cui finalità è l’implementazione della giustizia nella società e della spiritualità nei cuori delle sue donne e dei suoi uomini.
Spiritualità e giustizia
Nella vita di Yassine, come nel suo innovativo e voluminoso progetto, quello che nella Storia dei musulmani è stato a lungo considerato come paradossale e antitetico è riconciliato e messo insieme in maniera armoniosa. L’aspirazione all’eccellenza spirituale, e non a una mera e arida applicazione di un manuale di regole e leggi, va di pari passo con la preoccupazione del credente per il cambiamento della sua società, per l’eliminazione dell’ingiustizia e dell’esclusione sociale.
Mentre la maggior parte delle persone si fermano ai frutti promettenti della democrazia, l’Imam Abdessalam Yassine sottolinea che essa soddisfa soltanto la parte mortale di noi, consegnando la componente spirituale all’oblio. La scelta del nome Giustizia e Spiritualità, due concetti che includono i principali contorni del suo progetto, riassume con successo la dualità delle aspirazioni spirituali e degli obblighi terreni.
Per Yassine l’alchimia che deve legare insieme tutte le nostre azioni e i nostri sforzi in questo mondo è la consapevolezza di ciò a cui l’uomo moderno volta le spalle e a cui chiude le orecchie: l’Altra vita, la verità di tutte le verità. Intrecciato nel tessuto degli scritti dell’Imam Yassine è un costante e insistente promemoria del destino dell’essere umano in quel Giorno, quando lui/lei starà spoglio davanti al suo Creatore. L’essere umano non è un essere per la morte, come suppone Martin Heidegger; è un essere per il dopo la morte ripeteva spesso l’Imam Yassine.
Resistenza e non violenza
L’Imam Yassine trasudava un’aura spirituale che si irradiava su chiunque fosse in sua presenza, un’aura che educa senza abbagliare. Era sempre allegro e ottimista. Quando il re Hassan II è morto, l’Imam Yassine sollevò, con sorpresa di tutti, le sue mani per invocare perdono e pietà per un uomo che fece di tutto per rendere la sua vita un inferno: internamento in un manicomio, prigionia, arresti domiciliari e tutte le molestie che non risparmiarono né la famiglia dell’Imam né i suoi conoscenti. Per l’Imam Yassine, il tempo è così prezioso che non va sprecato in piccole faide e polemiche. Si è astenuto infatti, dall’impegnarsi in qualsiasi polemica con i suoi detrattori.
Nonostante i torti subiti, non ha mai fatto appello alla violenza, al contrario, sin dall’inizio della sua opera, ha chiamato alla resistenza pacifica e costruttiva contro ogni male. L’Imam ha fatto della nonviolenza uno dei tre capisaldi del suo movimento insieme al rifiuto della clandestinità e del finanziamento estero. In occasione di un convegno organizzato nel 2005 negli Stati Uniti dai membri della sua scuola, l’Imam ebbe a dire: “Il nostro Profeta non è stato inviato che come misericordia per tutte le creature. Siate quindi misericordiosi, non cedete alla violenza e invitate la gente a Dio con dolcezza e amore: amore per l’umanità, dolcezza per l’umanità, misericordia per l’umanità. Che Dio ci salvi da coloro che uccidono, bruciano, si fanno esplodere e spargono sangue innocente.”
L’islam, un’intelligenza sottile del mondo
Nadia Yassine, figlia dell’Imam, presenta così il suo pensiero nella prefazione che ha scritto per il suo libro “Richiamo all’essenziale” pubblicato in questi giorni in italiano: “Come essere spirituali in un mondo materiale? Come affrontare un mondo-prova senza lasciarvi brandelli della propria anima, o peggio la totalità? Come essere sulle orme del Messaggero proteggendo la propria fede in un mondo che ha la ferma intenzione di escludere le religioni?! Tale era la preoccupazione che abitava Abdessalam Yassine e tali erano le domande che occupavano la sua mente e ispiravano la sua azione.
Queste domande non possono, oggi, avere risposte dicotomiche, inevitabilmente violente. L’islam, per l’autore, non è né manicheismo né estremismo, ma un’intelligenza sottile del mondo da riscoprire e offrire di nuovo a un’umanità disorientata, come ultimo ricorso al senso e alla saggezza esaustiva; un’ancora di salvataggio in un mondo sulla via del fallimento morale; un barlume di speranza in un mondo nuovo dove la pace e i legami fraterni tra gli uomini regnerebbero.”
Il venerdì 14 dicembre del 2012 una massa oceanica riempì le strade di Rabat per dare l’addio all’Imam Abdessalam Yassine, un padre spirituale, un esempio di scienza, di lotta pacifica, di profonda fede e di grandissima umanità, pace alla sua nobile anima.
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