Tra i tanti ostacoli che devono affrontare i popoli per riacquistare la loro sovranità non c’è solo il neoliberismo in salsa radical chic, amico dei banchieri e dei filantropi alla George Soros, l’ostacolo principale è dentro lo stesso progetto “populista” ed è rappresentato da Steve Bannon e dal suo progetto di dominio americano sull’Europa e sul mondo. Secondo il russo Aleksander Dugin invece l’Occidente ha realizzato a partire dall’Umanesimo la “rivolta della Terra contro il Cielo“
Non a caso l’ideologo della destra americana è stato chiamato “il grande manipolatore”. The Movement, nato dai Tea Party dopo l’esperienza del reaganismo, grazie al think thank della destra filoatlantista, ha reclutato molti politici europei o sionisti compresi Boris Johnson, Matteo Salvini e Bibi Netanyahu, i quali sono pienamente inseriti con Trump e Bannon in questa cornice. Non si comprende davvero come europei alla ricerca di sovranità possano affidarsi ad un ideologo come lui che riafferma sfrontatamente senza alcuna diplomazia né pudore la supremazia americana e detta le linee di politica internazionale ispirandosi al solito discorso ammuffito del conflitto di civiltà tanto caro ai fallaciani nostrani.
A differenza di come viene presentata, l’elezione di Trump non è affatto una “rivoluzione conservatrice” ma è un prodotto della crisi di quell’ordine unipolare stabilitosi all’indomani del crollo del blocco socialista e messo in discussione dai recenti tentativi, di Russia e Cina in particolar modo, ma anche di altre potenze regionali di conseguire la formazione di un sistema multipolare di relazioni internazionali al posto del vecchio sistema unipolare preteso dagli USA.
Il sovranismo americano non è altro che la riaffermazione di quell’imperialismo messo in crisi dall’emersione di altre potenze e non corrisponde affatto all’emancipazione del popolo americano, che rimane schiavo del sistema basato sulla violenza e sulla guerra. L’Occidente, secondo Bannon, attraverso l’alleanza Stati Uniti/Europa/Israele, deve rifondarsi su una rinnovata e consolidata struttura a tre pilastri: 1- il capitalismo appunto, in versione ultraliberista, caritatevole ,illuminato e temperato dagli eccessi, 2-il nazionalismo e 3-i valori giudaico-cristiani che devono costituire il fondamento dell’Occidente, le sue radici.
Tutto questo discorso fa riemergere una “teologia del capitalismo ” come unico dio totalmente strumentale al disegno geopolitico che non ha nulla a che fare con i valori tradizionali e nemmeno con l’etica.
E che non ha nulla a che fare con le aspirazioni dei popoli europei, per non parlare di altre aree del mondo. Invece tra gli ideologi emergenti che potrebbero in qualche modo contribuire alla liberazione dei popoli dal pensiero unico c’è oltre al filosofo francese Alain De Benoist, di cui parlerò in un successivo articolo, il russo Aleksander Dugin che attualizza la filosofia di Martin Heidegger legandola attraverso una lettura metapolitica, ad alcuni spunti del pensiero tradizionalista europeo di Rene Guenon e di Julius Evola.
Per Dugin l’Occidente ha realizzato a partire dall’Umanesimo la “rivolta della Terra contro il Cielo“. In una prospettiva escatologica, “una volta che il Cielo reagisce gli dèi restaurano la misura”. All’universalismo atomizzante e omologante dell’Occidente, Dugin contrappone un universalismo come quello di Platone che si flette nella molteplicità degli esseri e dei loro modi di esistere, e che si esprime nella politica dell’idea di impero in cui coesistono liberamente diverse culture, tradizioni e religioni. Dugin, a differenza del suo omologo americano, non è razzista né islamofobo e nemmeno “fascista” in senso stretto anche se certamente è un conservatore.
In una intervista alla rivista Reset spiega la sua Quarta teoria politica. “L’Occidente promuove un’ideologia globalista che nega l’esistenza di culture e tradizioni diverse”. Secondo la Quarta teoria politica, non esiste una sola civiltà globale, “umana”, ma molte civiltà diverse, ognuna il prodotto del proprio sviluppo storico, sociale, culturale e politico unico”. A mio modesto parere questo approccio evita di frullare insieme le diversità in un minestrone indigesto che dovrebbero digerire tutti per quanto disgustoso possa essere. É vero pure che le civiltà non sono immobili ma evolvono.
Alla base della maggior parte dei problemi delle minoranze religiose in Occidente c’è proprio questo voler costruire un unico totalitario modello di cittadino, eliminando tutte le diversità che le persone in carne ed ossa possono avere e criminalizzando le differenze. Creando un pensiero unico di falsa liberta ed in realtà propagandando l’assenza di religione e morale.
Invece, a differenza del pensiero globalista continua Dugin, “non può esserci un’interpretazione unica della storia valida per tutti in tutto il mondo. Ciò significa che non può esistere uno stato sovranazionale o globale che possa pretendere di parlare per tutti allo stesso modo, che le élite occidentali stanno cercando di imporre al resto del mondo. Nessuno può giudicare una cultura come superiore alle altre”. Anche questo è giustissimo ed uno Stato unico finirebbe per essere comunque una dittatura del mercato.
La traduzione politica della Quarta teoria politica è un mondo multipolare, che rifiuta i diktat dell’egemone globale sovranazionale, che è attualmente identificato negli Stati Uniti. Inoltre, è per questo che, secondo Dugin, la Russia è la naturale alleata dei movimenti populisti d’Europa. Un paese dove la componente musulmana è parte integrante dell’identità nazionale da secoli e dove non esiste quella concezione di scontro tra civiltà d’importazione americana.
“I protagonisti della Quarta teoria politica sono le persone”, insiste Dugin. “Non può esserci pensiero senza le persone, perché le persone assicurano la sopravvivenza e l’evoluzione delle lingue e delle storie. Gli individui non sono nulla se tenuti al di fuori della propria gente. Questo è il motivo per cui l’esistenza di persone diverse contraddice le idee liberali, che considerano solo i diritti individuali e quindi negano l’esistenza di differenze tra i popoli.”
Inoltre Dugin è anche il rappresentante dell’ortodossia conservatrice e patriottica, quella che veglia sulla purezza dei costumi e delle tradizioni, e che per questo rifiuta l’Occidente corrotto e gli contrappone la Russia dei sani valori familiari: “Proponiamoci di difendere l’Europa dai gay, dalle Pussy Riot, di salvare l’Europa da se stessa. È evidente che la coscienza europea si sta sfaldando. Tutti gli europei capaci di intendere e di volere capiscono che tra pochissimo l’Europa diventerà un baratro in cui proliferano la degenerazione e gli erranti , che semplicemente distruggono l’identità europea; si deve pur fare qualcosa”.
E ancora: “Il nostro impero globale euroasiatico che includerà l’Europa, sarà una splendida applicazione della nostra multi-culturalità eurasiatica in Europa, e dimostreremo cosa sia la vera tolleranza, non come indifferenza nei confronti dei nuovi venuti, ma come integrazione delle comunità’ senza colonizzazione.” La Quarta Teoria, nelle parole stesse di Dugin, è un recupero del nazionalbolscevismo che rappresenta “il socialismo senza materialismo, ateismo, modernismo e progressismo… È altresì un recupero della Tradizione spirituale gnostica ed esoterica originaria e un invito al dialogo costruttivo fra la sinistra radicale e la Nuova Destra oltre che con i vari movimenti Verdi ed ecologisti, superando vecchi steccati ideologici ed approdando a nuove sintesi ideali.”
Stiamo entrando in una nuova era ma non esiste ancora un’ideologia trainante di questi movimenti anti imperialisti a destra o a sinistra, movimenti che hanno riportato nel discorso politico temi della vita quotidiana che erano stati espulsi da decenni dalla discussione politica come gli effetti dell’usura e del signoraggio, la finanziarizzazione dell’economia, l’immigrazione di massa, la denatalità, la società liquida, la solitudine e l’abbandono degli anziani, dei lavoratori, dei giovani precari , il gender il post-umano. Di fronte ad un nuovo totalitarismo emergente alcuni di questi filosofi cercano di uscire dai limiti della censura dominante per farsi paladini di un diverso sistema di pensiero critico del pensiero unico che ammette tutte le libertà individuali possibili, costruisce ogni desiderio anche insano come diritto e condanni ogni critica a se stesso come fascismo.
Quando la sinistra parla di fascismo dovrebbe pensare alle conseguenze del suo stesso sistema di pensiero divenuto vassallo dell’adorazione di merce, potere e denaro senza potersene distaccare o divenuto alfiere della trasformazione dell’essere umano in creatura desiderante senza Dio e senza necessità di trascendenza, un animale che bruca nella sua erba senza mai alzare gli occhi al cielo e che anche quando lo fa non vede altro che il soffitto della sua cella-mondo dove è rinchiuso con il solo fine di produrre e consumare merci.
Nessun commento