Siamo stati abituati a pensare, a suon di propaganda del regime “liberale” in cui viviamo, che la democrazia è un valore e anche ciò che ne consegue, la libertà d’opinione e la libertà di stampa, finché non ci siamo imbattuti nella storia che ha fatto cadere la maschera pirandelliana del sistema. Grazie alle rivelazioni, uniche, del giornalista e attivista Jullian Assange siamo venuti a conoscenza di informazioni di un’importanza eccezionale. Per questo, Assange da oltre 9 anni è un perseguitato politico del sistema, con la colpa di aver portato alla luce crimini di guerra Usa e i loschi affari dell’élite occidentali che governano buona parte del mondo.
Nel 2010 Wikileaks, il sito di archivio documentale fondato da Assange nel 2006, pubblica una raccolta di oltre 400mila documenti militari riservati statunitensi sulla guerra in Afganistan e in Iraq. Gli atti riportano informazioni sull’uccisione di civili da parte di truppe statunitensi e britanniche oltre agli abusi e torture perpetrate a danno di molti civili inermi, tale documentazione fu pubblicata anche da giornali di spicco come il Guardian, il New York Times e Der Spiegel. Nello stesso anno viene pubblicato il cosiddetto cablegate, una raccolta di 251 mila documenti inviate dalle ambasciate americane al dipartimento di stato americano, la cui diffusione non era autorizzata.
Dalle rivelazioni di tali documenti venne alla luce che tutte le cancellerie occidentali, i segretari ONU, il segretario generale nella veste di Ban Ki Moon erano spiati.
Per quanto riguarda l’Italia, l’ambasciatore del tempo, esprime il suo fastidio per i rapporti personali tra Berlusconi e Putin e il fastidio espresso da Berlusconi che definì provocatorie le decisioni americane di riconoscere il Kossovo e l’invito ad Ucraina e Georgia ad entrare nella NATO. Sempre nei Cablogrammi, nel merito delle questioni internazionali, scopriamo che Zahary Kalashov, leader della mafia russa, avrebbe lavorato per i servizi segreti militari russi, vendendo armi ai Curdi.
Invece, a proposito della Turchia, la nota diplomatica dell’ambasciatore Jeffrey definisce la nuova politica estera turca un ritorno al passato con visione dell’impero ottomano. Eric Edelman, in uno dei cablo, riporta l’informazione secondo cui il premier Erdogan disporrebbe di otto conti correnti bancari in Svizzera. Sul fronte mediorientale, l’Arabia Esaudita, dietro le quinte, faceva pressione sull’amministrazione americana affinché attaccasse l’Iran.
Nel caso libanese troviamo il doppio gioco del Ministro della difesa Elias Murr, che avrebbe stretto legami con il governo sionista in chiave anti-Hezbollah. I cablogate, ci raccontano anche, del contenzioso caso che vede protagonista la multinazionale del farmaco Pfizer, che avrebbe assoldato un investigatore privato per trovare atti di corruzione nei confronti del procuratore generale nigeriano, il quale doveva esprimersi su un noto caso giudiziario, secondo cui la sopranominata azienda farmaceutica, durante un’epidemia di meningite nel 1996 avrebbe sperimentato il proprio farmaco, la Trovafloxacina, in modo non etico.
Dopo la fuga di notizie del 2010, il governo degli Stati Uniti avvio un’indagine su Wikileaks con l’accusa di spionaggio. In concomitanza di ciò la Svezia nel Novembre 2010 emise un mandato di arresto internazionale per Assange, dopo averlo interrogato mesi prima riguardo accuse di aggressione sessuale, ad oggi risultate infondate e conseguentemente ritirate dalla procura di Stoccolma. Assange apprese la notizia del mandato di cattura si presentò negli uffici di Scotland Yard, dopo dieci giorni fu rilasciato su cauzione di £340 mila, fino al giugno del 2012 quando temendo di essere estradato con l’accusa di spionaggio si rifugiò nell’ambasciata dell’Equador a Londra ricevendo diritto d’asilo dal presidente di allora Rafael Correa, anch’egli attualmente in Belgio come rifugiato politico.
Nel periodo in cui era in regime di detenzione domiciliare ad Ellingham Hall, Assange ebbe un incontro con due figure tutt’altro che secondarie, Eric Schmidt, presidente di Google e Jered Cohen, direttore di Google Ideas. Tale incontro fu riportato nel libro che Assange pubblicò nel 2013 intitolato “When Google met Wikileaks”. Jared Cohen prima di entrare alla dirigenza del think-tank di Google, faceva parte dello staff della Clinton al dipartimento di Stato americano, mentre, Schmidt oltre a far parte del Council on Foreign Realations (consiglio per le relazioni estere) è membro sia del Bilderberg che del dipartimento della difesa degli Stati Uniti.
Assange riporta lo stretto legame intrinseco tra le varie agenzie di spionaggio americano che attraverso Google monitorano tutte le informazioni di qualsiasi tipo che passano attraverso la rete, inoltre, ci avverte del pericolo del monopolio dei servizi di Google, egli infatti, afferma “Negli ultimi 15 anni Google è cresciuto dentro internet come un parassita. Navigazione Internet, social network, mappe, satelliti-droni, Google è dentro il nostro telefono, sul nostro desktop, sta invadendo ogni aspetto delle nostre vite: sia le relazioni personali che commerciali. A questo punto Google ha un potere reale su chiunque usi internet ovvero praticamente chiunque nel mondo contemporaneo”.
Con le pubblicazioni delle e-mail sottratte al comitato del partito democratico DNC, siamo venuti a conoscenza di fatti ancora più inediti. Sulla Libia viene svelato il motivo dell’attacco e del cambio di regime ai danni del Rais Muammar Gheddafi, in quanto, avrebbe cercato con la partnership di altri stati africani di liberarsi dal giogo del FMI con la creazione di una nuova moneta panafricana, oltre a ciò, dall’email si evince che la Clinton ha usato la Libia per far arrivare armi ai Jihadisti in Siria e il coinvolgimento del gruppo La Farge, multinazionale del cemento, di cui la Clinton è stata membro del CDA, che ha sovvenzionato l’ISIS. Oltre ai contatti tra la Clinton e i Sauditi che elargivano finanziamenti alla Clinton Foundation.
Dal 9 Aprile 2019 è stato revocato ad Assange il diritto di asilo dal presidente Lenin Moreno, filostatunitense, abbiamo assistito, indignati, all’arresto da parte della polizia inglese, nella civilissima Londra. Il tutto è avvenuto all’interno dell’ambasciata equadoregna, da agenti in borghese che non si sono identificati, i quali hanno letteralmente trascinato all’esterno e imprigionato l’attivista australiano.
Assange giudicato colpevole di aver violato la libertà vigilata è stato incarcerato a Belmarsh, sopranominata la Guantanamo britannica, prigione di massima sicurezza, con una nuova ad accusa di maltrattamenti sui detenuti. Il regime penitenziario costringe a rimanere in piccole celle per 22 ore al giorno con precaria assistenza sanitaria e psicologica. Nils Mielzer, relatore speciale sulla tortura presso l’ONU, che ha fatto visita ad Assange insieme a due medici esperti di tortura, ha confermato che probabilmente l’attivista morirà in prigione se sarà ancora detenuto a lungo.
Lo scorso 25 Novembre oltre 60 medici di diverse nazionalità, con una lettera aperta al ministro dell’interno britannico Priti Patel, denunciano che il fondatore di Wikileaks soffre di problemi fisici e psicologiche e che necessita di cure in un ospedale attrezzato e con personale esperto. Sappiamo che a febbraio inizieranno le udienze di estradizione degli USA dove lo attenderebbe l’ergastolo per la violazione della legge sullo spionaggio.
È sorprendente, notare, che organizzazioni, come Amnesty International, che formalmente denunciano qualsiasi violazione dei diritti umani nei paesi classificati non liberali, non abbiamo speso una parola o organizzato delle campagne di sensibilizzazione per Julian Assange e che, dopo nove anni, sembrino timidamente pronunciare qualche parola in suo favore.
Il sacrificio di Assange e la sua persecuzione ci dimostrano che, al di là delle proclamazioni sulla democrazia e sulla libertà di stampa, l’essenza della libertà non è compatibile con un sistema dove una ristretta oligarchia regna, manipola, governa, influenza miliardi di persone ignare di ciò che li circonda e che la verità è sotto i nostri occhi.
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