A Novembre il primo ministro Netanyahu è stato accusato di corruzione e frode. E’ stato proprio il Procuratore Generale dello Stato Mandelblit ad annunciare l’accusa in seguito alle molteplici sollecitazioni ad agire della polizia. Mandelblit riguardo alla gravità dell’accusa ha dichiarato:
Il giorno in cui il procuratore generale deve decidere di denunciare un primo ministro in carico per gravi crimini di corruzione è un giorno pesante e triste, per il pubblico israeliano e per me personalmente
Netanyahu, che ha comunque intenzione di candidarsi alle elezioni di Marzo, ha negato le accuse parlando di complotti contro di lui e invocando praticamente un colpo di Stato. Netanhyahu chiederà al parlamento l’immunità per ritardare il processo.
Benny Gantz, avversario di Netanyahu ha duramente criticato la reticenza di quest’ultimo a volersi presentare in Corte
Non avrei mai immaginato che avremmo visto il giorno in cui il primo ministro israeliano avrebbe evitato di stare davanti alla legge e al sistema giudiziario. Oggi è chiaro per cosa stiamo combattendo. Netanyahu sa di essere colpevole.
Una cosa è certa, le accuse sembrano essere ben più di una mossa politica per eliminare Netanyahu dalla scena politica. Le 63 pagine del documento di accusa sottolineano nel dettaglio come Netanyahu avrebbe accettato beni di lusso per un valore di centinaia di migliaia di euro da parte di “amici miliardari” e avrebbe scambiato vari favori con i media israeliani e con diversi magnati dal settore della telecomunicazione per ottenere una copertura positiva nelle news.
Il The Guardian ha riportato che Netanyahu potrebbe rischiare fino a 10 anni di carcere elencando alcuni dei favori in questione. Netanyahu avrebbe ad esempio ricevuto sigari, champagne e gioielleria da miliardari quali il produttore di Hollywood e del film Pretty Woman Arnon Milchan che Netanyahu avrebbe aiutato a rinnovare il visto USA.
Nell’elenco figura anche il maggiore giornale israeliano Yedioth Ahronoth che sarebbe stato colluso con Netanyahu per gettare fango sui suoi avversari politici. Simile è stato il caso più grave secondo il The Guardian degli incentivi esorbitanti pari a circa 200 milioni di euro che Netanyahu avrebbe offerto al provider di telecomunicazione Bezeq sempre in cambio di una copertura positiva in uno dei siti online controllati dal provider.
Se la scia di morti e oppressione del governo israeliano nei confronti dei palestinesi non è stata sufficiente per gettare alcuna ombra di dubbio a livello nazionale ed internazionale sul modus operandi della cosiddetta “unica democrazia nel medio oriente” forse questa storia costerà cara a Netanyahu. I media occidentali sono stati fin troppo restii a denunciare i crimini legati alle politiche israeliane forzando un’immagine positiva senza fondamento.
Questo caso chiarisce come uno dei cancri della politica israeliana sia stato la corruzione dei media per ottenere buona stampa. Fin dove si espanda questa macchia di corruzione non si sa ancora ma forse le accuse contro Netanyahu, che mira disperatamente ad ottenere la maggioranza alle prossime elezioni e l’immunità per sfuggire alle accuse, sono solo la punta dell’iceberg.
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