Anche l’India, dopo la Cina, sta approntando campi di detenzione per coloro, musulmani nella stragrande maggioranza, che la recente decisione del Parlamento indiano potrebbe privare della cittadinanza e praticamente di ogni diritto civile.
Ben dieci centri nello stato nord-orientale dell’Assam, che potranno rinchiudere fino a 1,9 milioni di persone dopo che lo Stato indiano ha pubblicato ad agosto l’elenco dei registri nazionali (NRC).
Secondo il governo di Modi sarebbe una misura per individuare immigrati clandestini in Assam che sarebbero in grande maggioranza musulmani arrivati dal confinante Bangladesh.
Questa decisione ha sconvolto la vita dei musulmani che hanno vissuto legalmente nello Stato per decenni.
Le persone escluse dal NRC dovranno fare appello per dimostrare di essere cittadini fornendo certificati di nascita, risalenti a decenni fa e, tenendo conto che il sistema anagrafico dell’India rurale è molto appprossimativo, l’impresa potrebbe essere impossibile.
Secondo i media locali sono almeno dieci i campi di concentramento previsti, circondati da un alto muro di cinta con torrette di guardia.
L’opposizione e gli attivisti dei diritti umani accusano l’amministrazione Modi di usare la NRC per colpire la grande comunità musulmana dell’Assam.
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Dal canto suo il governo afferma che sta semplicemente rispettando un ordine della Corte suprema dell’India, secondo la quale la pubblicazione della NRC è stata ritardata troppo a lungo e ha fissato una scadenza ineludibile per il suo completamento.
Gli esclusi dall’elenco avranno 120 giorni di tempo per appellarsi ai “tribunali degli stranieri”, in caso di diniego potranno appellarsi all’Alta Corte dell’Assam e, infine alla Corte Suprema. Non è chiaro quello che accadrà loro nel caso in cui non potranno dimostrare di avere diritto a rimanere in India.
Lo scorso mese anche la dirigenza locale del partito nazionalista di governo Bharatiya Janata ha espresso sgomento dopo che molti indù erano stati esclusi dalla lista e le autorità centrali stanno mettendo a punto una regolamentazione che garantisca la cittadinanza agli immigrati indù, sikh e buddisti dei paesi vicini, gli immigrati musulmani ne sono esclusi.
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