Qassem Soleimani, il famoso generale iraniano a capo della Nīrū-ye Qods (la Quds Force) le forze speciali dei Pasdaran per le operazioni all’estero, è stato ucciso insieme al vice comandante di una potente milizia appoggiata da Teheran da un attacco aereo americano all’aeroporto di Baghdad.
Il Pentagono ha confermato l’uccisione di Soleimani, affermando in una dichiarazione che l’attacco, eseguito su indicazione di Trump in persona era “mirato a dissuadere i futuri piani di attacco iraniani”.
Soleimani viaggiava in un convoglio verso l’aeroporto di Baghdad quando tre missili hanno colpito due auto, nell’attacco sono rimaste uccise sette persone e molti sono i feriti.
Gli omicidi di Soleimani e Abu Mahdi al-Muhandis, vice comandante della milizia irachena Hashd al-Shaabi sostenuta dall’Iran, avranno serie implicazioni nella già grave crisi irachena e in tutta la regione.
Soleimani è considerato lo stratega dietro a tutti i successi militari e politici di questi ultimi anni nella cosiddetta mezzaluna sciita, gli uomini al suo comando hanno combattuto o hanno supportato operazioni di milizie alleate in Iraq, Siria, Yemen e Libano contribuendo in maniera fondamentale all’estensione dell’influenza iraniana nella regione.
La morte del generale iraniano giunge in un momento di forti tensioni tra Washington e Teheran, dopo gli attacchi aerei USA sulle milizie irachene alleate dell’Iran e il successivo assalto all’ambasciata americana a Baghdad.
Considerato il peso di Soleimani in Iran e in tutta la regione, non resta che attendersi una forte reazione iraniana che potrebbe portare lo scontro militare tra USA e Iran dalla guerra per procura al conflitto diretto.
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