Sabato 4 gennaio a Tripoli 30 persone sono state uccise e 33 ferite da un bombardamento aereo delle forze aeree di Haftar che hanno bombardato il dormitorio di una scuola militare collocata nel sud di Tripoli.
La sanguinosa operazione è parte dell’assedio sempre più asfissiante che le forze di Haftar sostenute da Egitto, Emirati, Francia e Russia stanno stringendo attorno alla capitale libica e al governo di Sarraj sostenuto dall’ONU senza che nessuno intervenga per proteggere la popolazione civile.
Fawzi Unayyis, portavoce del Ministero della Salute del governo di Accordo Nazionale ha riferito all’agenzia turca Anadolu (GNA) che il bilancio delle vittime dell’attacco aereo potrebbe aumentare a causa dei numerosi feriti gravi.
Il 12 dicembre Haftar aveva annunciato l’ordine di lanciare una “battaglia decisiva” per espugnare Tripoli e in questi giorni sta martellando la capitale libica con bombardamenti sempre più intensi.
Secondo le Nazioni Unite, oltre 1.000 persone sono state uccise e almeno 5.000 ferite dall’inizio dell’operazione.
Nonostante il governo di Accordo Nazionale guidato da Al Sarraj sia il frutto di un accordo realizzato sotto la guida delle Nazioni Unite il 17 dicembre 2015 a Skhirat, in Marocco, oggi la comunità internazionale assiste inerte all’offensiva delle forze di Haftar su Tripoli.
Il 2 gennaio il Parlamento turco ha ratificato l’accordo siglato tra il governo di Ankara e quello di Tripoli che prevede la cooperazione militare tra i due paesi e la conseguente possibilità dell’invio di truppe turche in Libia, possibilità che alla luce di quest’ultimo massacro diviene sempre più concreta.
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