Ci risiamo, un’altra moschea informale a rischio chiusura. Succede a Cinisello Balsamo, comune dell’hinterland milanese dove la locale associazione islamica ha perso il ricorso al Consiglio di Stato dopo che già nel 2016 il TAR aveva respinto il ricorso dei musulmani nei confronti un provvedimento di chiusura emesso dall’amministrazione comunale. Tutto è partito con un’amministrazione di centro-sinistra guidata da un’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà e si è concluso con l’attuale giunta a guida leghista, ciò a dimostrazione di quanto sia bipartisan la negazione del diritto di culto dei musulmani italiani.
Esiste un problema di diritto di culto macroscopico nel nostro Paese ma non è una priorità per la politica italiana, 2,5 milioni di musulmani, di cui 1 milione cittadini italiani continuano a vedersi negato il diritto costituzionale ad esercitare il proprio culto. Ciò è testimoniato dal fatto che a fronte di una presenza importante di cittadini musulmani i luoghi di culto riconosciuti sono meno di 10 in tutto il territorio nazionale, gli altri circa 1000 luoghi di preghiera della comunità islamica sono tutti soggetti a chiusura nel momento in cui cambiano gli equilibri e le volontà politiche a livello locale.
I casi del Veneto e della Lombardia sono i più gravi in quanto in queste regioni le amministrazioni regionali si sono adoperate per adottare una normativa pensata per ostacolare in tutti i modi il sorgere di moschee e di realtà associative che ospitino la preghiera dai musulmani: le cosidette leggi anti-moschee.
Spesso, come nel caso del sidaco di Cinisello Balsamo Giacomo Ghilardi, si sentono gli amministratori chiamare in causa il “rispetto della legalità” da parte dei musulmani, e i più islamofobi affermano di non essere contrari alla libertà di culto se rispettosa delle regole. Si tratta di affermazioni di enorme ipocrisia, tutti sanno che questi sindaci sono i primi ad aver messo la macchina comunale al servizio degli interessi elettorali del loro partito per impedire ai musulmani di pregare.
Le questioni sono molteplici: una legislazione nazionale mummificata sul meccanismo delle intese, che in questi anni di grandi cambiamenti del panorama demografico e religioso del paese non ha visto nessun passo avanti sulla garanzia della pratica del culto, l’affidamento di una materia così delicata e così fondamentale come la libertà religiosa alle normative edilizie regionali, l’assenza di un quadro normativo che permetta percorsi chiari per stabilire i luoghi di culto e soprattutto la volontà di alcuni partiti di promuove e cavalcare l’islamofobia e l’ignavia di altri partiti nel non fare assolutamente nulla per risolvere i problemi.
A Cinisello Balsamo è andato in scena il solito copione: una comunità di cittadini musulmani che cerca di dotarsi di uno spazio di preghiera nel rispetto della legge, un’amministrazione inadempiente che nonostante il dettato normativo si sottrae all’obbligo di individuare le aree per la realizzazione di luoghi di culto e la questione delegata alla giustizia amministrativa che succhia ingenti risorse economiche alle comunità restando una lotteria, la lotteria del diritto di culto.
La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge anti-moschee della Lombardia ha stabilito che la necessità del piano delle attrezzature religiose, solo in relazione all’esercizio del culto, ostacola la libertà di religione e che il libero esercizio del culto “è un aspetto essenziale, che lo stesso art. 19 Cost. garantisce” e che in quest’ottica va tutelato. “L’esercizio pubblico e comunitario del culto” va tutelato “ugualmente a tutte le confessioni religiose, a prescindere dall’avvenuta stipulazione o meno dell’intesa con lo Stato.”
La libertà di culto quindi secondo la Corte si traduce nel diritto di disporre di spazi e il ruolo delle autorità pubbliche competenti è duplice: in positivo, agire per prevedere e fornire spazi per il culto e in negativo, non frappore ostacoli ingiustificati all’estercizio del culto.
Nel caso di Cinisello Balsamo quindi i sindaci prima Trezzi e Ghilardi poi, non solo non hanno agito in positivo come avrebbero dovuto per garantire il diritto dei loro cittadini ad avere luoghi di culto ma si sono spesi per ostacolare questo diritto attraverso l’uso delle risorse pubbliche come l’uso di uffici tecnici e giuridici e l’investimento di soldi pubblici in cause legali
É possibile credere al racconto di questi politici secondo cui sono i musulmani a non rispettare la legalità? Se così fosse come si potrebbe spiegare che praticamente nessun luogo di preghiera dei musulmani rispetta le condizioni per essere a norma? Si spiega col fatto che oggi non ci sono norme che rendano possibile la costruzione di una moschea o la sua realizzazione in un immobile esistente, A questo punto la legalità nella sua essenza è tradita da chi ricoprendo un ruolo pubblico ostacola i diritti fondamentali dei cittadini.
Cosa accadrebbe se le centinaia di luoghi che condividono la stessa situazione del centro islamico di via Frisia a Cinisello venissero chiusi domani, cosa succederebbe questo venerdì?
Resta da capire come sia possibile che la principale organizzazione di rappresentanza dei musulmani in Italia da anni non sia capace di esprimere una proposta valida per la risoluzione di questo annoso problema, a cosa serve che l’UCOII incontri i ministri dell’Interno se non ha mai elaborato una proposta di legge che affronti la questione dei luoghi di culto? Che utilità ha per i musulmani un’organizzazione così?
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