E’ recentissima la pubblicazione di un rapporto di Moody’s Investors Service che prevede, nei prossimi dieci anni, un aumento del 100% della attività bancarie islamiche in Turchia. Alla base di tale sviluppo la politica del governo che sta incoraggiando il settore con la promulgazione di normative ad hoc.
La proibizione dell’interesse sul denaro è un chiaro precetto islamico di origine coranica, la giurisprudenza islamica però nel suo costante sforzo interpretativo ha fornito alcune soluzioni che permettono prodotti finanziari halal (leciti). Questo tipo di finanza sta diventando protagonista di un nuovo modo di approcciarsi al denaro mantenendo fermi presupposti etico-dottrinali islamici.
E’ recentissima la pubblicazione di un rapporto di Moody’s Investors Service che prevede, nei prossimi dieci anni, un aumento del 100% della attività bancarie islamiche in Turchia. Alla base di tale sviluppo la politica del governo che sta incoraggiando il settore con la promulgazione di normative ad hoc.
Attualmente, secondo il rapporto di Moody’s il settore finanziario islamico del paese è più piccolo di altri grandi paesi musulmani, ma con grandi possibilità di espandersi (5,8% delle attività bancarie a fine settembre 2019, rispetto al 33% Malesia , ad esempio).
Il governo turco ha fondato tre nuove banche islamiche di proprietà statale tra il 2015 e il 2019, ampliando l’accesso e aumentando la concorrenza.
Nel febbraio dello scorso anno l’Agenzia di vigilanza e regolamentazione bancaria (BDDK) del Paese ha concesso una licenza bancaria a Türkiye Emlak Katılım Bankası (EmlakBank). Attualmente sono sei le banche islamiche turche
EmlakBank non è un attore completamente nuovo, fu fondata nel 1926, poco la costituzione della Repubblica turca. L’obiettivo della banca era sostenere progetti di costruzione al fine di facilitare lo sviluppo sociale ed economico nella nascente repubblica. Nel 1946, il nome della banca cambiò in EmlakBank e perse la licenza bancaria nel 2001. Le sue 405 filiali furono trasferite alla Ziraat Bank soggetto bancario statale.
Le altre cinque banche islamiche sono Ziraat Bankası e VakifBank controllate dallo Stato, che hanno ottenuto le licenze per condurre operazioni bancarie islamiche rispettivamente nel 2015 e nel 2016, così come Albaraka Türk e Kuveyt Türk, in maggioranza di proprietà della Kuwait Finance House e Turkiye Finans.
Tutte e sei le banche che operano sono membri della Participation Banks Association of Turkey (TKBB). Secondo TKBB, le attività totali di queste banche ammontavano a circa 206,81 miliardi di lire turche nel 2018, attualmente si attestano a 286,47 miliardi di TL (4,4 miliardi di €).
Il rapporto ha anche aggiunto nel 2022 inizierà le attività l’Istanbul Finance Center (IFC), finanziato dallo Stato, che avrà una dotazione iniziale di 20 miliardi di $.
L’IFC, che si sta sviluppando nel distretto di Istanbul Ataşehir, ha l’ambizione di diventare uno dei maggiori centri finanziari del mondo, più grande di quelli di New York, Londra o Dubai e sarà proprio sulla sua specificità islamica che si vuole costruire questa eccellenza.
L’operatore di borsa turco, Borsa Istanbul (BIST), ha avviato la negoziazione di sukuk (obbligazioni islamiche) nell’agosto 2018, e l’associazione delle banche di partecipazione turca (PBAT), che raggruppa le banche islamiche che operano in Turchia, ha istituito nello stesso anno un comitato consultivo centrale per garantire la standardizzazione dei prodotti bancari islamici e l’allineamento con le pratiche bancarie islamiche internazionali.
Secondo il rapporto la Participation Banks Association of Turkey (TKBB) punta a raggiungere il 15% di attività bancarie islamiche entro il 2025.
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