Il 29 Gennaio scorso, il Governo indiano, tramite l’AYUSH, cioè Il Ministero dell’Ayurveda, Yoga e Naturopatia, Unani, Siddha, Sowa Rigpa e Omeopatia, ha emanato una serie di raccomandazioni alla popolazione, riguardo alla recente epidemia legata all’oramai ben noto coronavirus “cinese”, consigliando tra l’altro un trattamento preventivo tramite rimedi omeopatici.
Che l’India abbia una certa attitudine storica per le cosidette medicine alternative lo si sapeva da tempo, importanti personaggi nazionali, ad iniziare dal più illustre e iconico di essi, cioè il Mahatma Ghandi, hanno sempre supportato la medicina omeopatica, ma anche altri come Madre Teresa di Calcutta o il noto poeta nazionale Tagore, hanno avuto la medesima posizione riguardo a questo metodo di cura.
Oggi giorno in India la fiducia nell’omeopatia non sembra affatto affievolitasi, tanto che non solo esiste un ministero dedicato alle medicine olistiche tra cui l’omeopatia, ma il ministero delle finanze indiano ha recentemente inaugurato otto nuovi ospedali omeopatici, oltre ai moltissimi già esistenti, sostenendo che “l’omeopatia è il metodo di cura con il miglior rapporto costo-beneficio”. Si stima che ci siano attualmente cento milioni di persone in India che si affidano esclusivamente a cure omeopatiche.
È del 1973 la Centra Act, legge grazie alla quale l’omeopatia è stata riconosciuta e accettata ufficialmente come uno dei Sistemi Nazionali di Medicina in India.
Nel 1978 si è formato un Consiglio Centrale per la Ricerca in Omeopatia, di cui può essere interessante consultarne la pagina web. Attualmente ci sono circa 186 Homeopathic Medical College in India, di cui 35 pubblici ed il resto privati, i cui programmi sono uniformati, con corsi di la cui durata è di 5 anni e mezzo.
D’altra parte il sub continente indiano non è nuovo ad affrontare problemi sanitari endemici tramite l’omeopatia, a quanto sembra con ottimi risultati, ad esempio nelle epidemie di Chikungunya, (malattia trasmessa dalla zanzara tigre e di cui si verificarono alcuni casi in Italia lo scorso anno) verso la quale la medicina convenzionale non dispone di armi particolarmente efficaci.
Anche alle nostre latitudini la storia della medicina omeopatica testimonia di una grande efficacia nel contenimento delle malattie epidemiche come scarlattina, colera e tifo. Presso il Recinto degli uomini Illustri nel cimitero di Poggioreale di Napoli è possibile trovare il busto in ricordo di Tommaso Cigliano (1842 – 1913), medico omeopata tra i primissimi in Italia, Napoli gli fu grata quando in occasione della ennesima epidemia di colera nel 1884, grazie alle cure omeopatiche la mortalità dell’epidemia fu solamente del 6% contro il 70/80% delle precedenti. Cigliano fu il primo a tenere presso l’università di Napoli un corso sulle dosi minime.
Si potrebbe essere indotti a pensare che quella delle medicine olistiche possa essere una sorta di strategia antica o di ripiego per paesi incapaci di strategie muscolari come la Cina, ma a quanto pare Israele, che non è certo un paese ne povero né tantomeno arretrato, continua ad investire nella ricerca sulla medicina omeopatica, come testimonia il recente (2018) accordo bilaterale stipulato l’anno passato proprio con l’India, dove uno dei punti è proprio la collaborazione sulla ricerca in materia di medicina omeopatica.
C’è da chiedersi se in questi giorni di apprensione potrà arrivarci un aiuto da dove meno ce l’aspettiamo.
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