Sembra che la ANP di Mahmoud Abbas possa essere la prima vittima politica del deal di Trump. Il piano proposto dall’accoppiata Trump/Natanyau, rigettato dai palestinesi e in generale da tutta l’opinione pubblica solidale con la loro resistenza, ha acclarato la debolezza intrinseca dell’istituzione nata dagli Accordi di Oslo per governare la Striscia di Gaza e le aree A e B della Cisgiordania.
Sono molti gli osservatori internazionali e gli attori politici palestinesi che ritengono l’ANP essersi ridotta ad un organismo ausiliare dell’occupazione israliana nella gestione della “sicurezza” nella Cisgiordania occupata.
Dopo la pubblicazione del cosiddetto “accordo del secolo” Abbas ha chiamato i palestinesi ad organizzare proteste di massa ma, al momento, la risposta popolare è stata meno che tiepida.
Secondo Mariam Barghouti, una nota scrittrice e attivista palestinese-americana che vive a Ramallah “L’AP ha perso la sua rilevanza, in particolare dopo l’accordo proposto da Trump, ma può sopravvivere fintanto che Israele e i suoi alleati la mantengono in vita per i propri interessi”.
Anche Abir Kopty, scrittore e accademico palestinese sostiene che: “Il suo crollo non è nell’interesse di Israele e degli Stati Uniti e quindi si assicureranno che non collassi, ma allo stesso tempo non ha il potere di resistere al loro accordo colonialista”.
E si spinge oltre, scrivendo che: L’ANP è stata creata nel quadro degli accordi di Oslo, firmati negli anni ’90 tra l’Organizzazione palestinese di liberazione (OLP) e Israele, per servire l’interesse di Israele, essa ha represso qualsiasi dissenso, non solo contro le sue politiche ma anche contro Israele
Dalla morte di Yasser Arafat, uno dei fondatori dell’OLP e leader indiscusso fino alla sua scomparsa, in circostanze sospette nel 2004, l’ANP è stata guidata dall’ormai 85enne Mahmoud Abbas. La leadership americana e israeliana lo considera il negoziatore più consono alla loro politica.
La rivelanza della resistenza islamica che si riconosce in Hamas è evidenziata anche nel pensiero di Sami al Arian, direttore del Center for Islam and Global Affairs (GIGA) dell’Università Sabahattin Zaim di Istanbul: “Hamas avrà un ruolo prioritario nel guidare il popolo palestinese”
Mentre Abbas e la sua leadership non convicono più i palestinesi, rimangono gli attori su cui puntano Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e altri paesi del Golfo, che sono palesemente o implicitamente in linea con Israele e spingono affinchè la trattiva continui sulla base del “deal” di Trump e Natanyau.
Sami Arian coclude dicendo: “La sola speranza delle forze controrivoluzionarie come gli Emirati, i sauditi, il Bahrain è di avere il sopravvento in tutto il Medio Oriente, e allora potrà prolungarsi la durata della vita dell’OLP”.
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