Nel silenzio dei media, in Libia sono apparse nuove milizie molto pericolose, i “salafiti madkhaliti”, che, oltre ai mercenari russi, costituiscono il grosso delle forze del generale Haftar.
L’ostilità nei confronti dei Fratelli Musulmani
La loro ideologia estremista li rende ferocemente ostili nei confronti dei Fratelli Musulmani e la loro presenza in potenti gruppi armati li rende attori centrali nel conflitto in Libia. I madkhaliti sono un gruppo salafita che si rifà ad al Madkhali, un teologo saudita i cui seguaci aderiscono a un’ideologia salafita ultra-conservatrice ma politicamente quietista, non contestano per principio religioso il governante e vengono usati dall’Arabia Saudita paese in cui vive lo sheykh al Madkhali.
Il salafismo può essere diviso in tre principali correnti: il salafismo scientifico, quietista, che proclama la lealtà al governante, il salafismo riformista, e il salafismo jihadista.
Il salafismo dei madkhaliti è certamente un salafismo scientifico che fu lasciato crescere da Gheddafi, il quale represse con asprezza tutti i movimenti islamisti a partire dal più grosso, antico e radicato nel mondo islamico, i Fratelli Musulmani così come tutti i gruppi salafiti che contestavano la sua autorità ed ebbe invece un occhio di riguardo per i madkhaliti.
I seguaci di sheykh al Madkhali rilevarono diverse moschee esistenti e ne aprirono di nuove. Gestivano anche centri in cui i bambini imparavano a memorizzare il Corano e distribuivano libri religiosi e registravano sermoni importati dall’Arabia Saudita. Più tardi, sheykh al Madkhali ottenne ancora più seguaci in Libia utilizzando i canali satellitari e il web per diffondere la sua dottrina fuori dall’Arabia Saudita.
L’ideologia madkhalita fu introdotta anche dai cittadini libici che avevano studiato presso le istituzioni collegate ad al Madkhali in Arabia Saudita e Yemen, o che erano stati esposti al salafismo madkhalita durante il pellegrinaggio alla Mecca e Medina. Il salafismo madkhalita si fece strada in diversi quartieri più poveri di Tripoli – in particolare Buslim, Hadhba e Souq al-Juma, città natale di diversi madkhaliti ora importanti per l’apparato di sicurezza della città – e Bengasi attraverso dawa (proselitismo) e opere di beneficenza.
Ha anche conseguito numerosi aderenti a Misurata, la terza città della Libia, e città più piccole come Zintan e al-Khoms a ovest e Marj e al-Abyar a est.
Molte delle figure chiave del movimento madkhalita della Libia oggi – incluso il suo predicatore di spicco, lo sheykh Abu Musab Majdi Hafala, sostenuto da alcuni dei suoi sostenitori come possibile futuro Gran Mufti (la posizione religiosa nominata dallo stato) – hanno frequentato college religiosi in Arabia Saudita e Yemen.
Dopo aver condannato la rivolta del 2011 contro Gheddafi, nei mesi precedenti le prime elezioni post-Gheddafi del luglio 2012 i Madkhaliti si sono fatti notare per una campagna ostile alle elezioni, che ritenevano non islamiche, e per mettere in guardia i libici contro movimenti politici islamici come i Fratelli Musulmani e anche contro altri salafiti non-madkhaliti che avevano formato partiti ed espresso loro candidati.
Hanno anche istituito i loro gruppi ad hoc di “prevenzione del vizio e promozione della virtù” a Tripoli e in altre città, di cui alcuni membri sono stati successivamente inclusi in quelle milizie che hanno dominato Tripoli dal 2016, distinguendosi per gli attacchi e le distruzioni di luoghi sacri per i sufi.
Una dottrina quietista, ma estremamente intollerante verso le altre correnti islamiche
I madkhaliti hanno guadagnato un ampio seguito da quando è iniziato l’attuale conflitto nel 2014 e si sono radicati in istituzioni chiave. La loro dottrina sebbene quietista prevede l’applicazione di una loro visione ultra-letteralista della shari’ah, ed è estremamente intollerante verso le altre correnti islamiche, arrivando molto spesso al takfir, anatema di scomunica, particolarmente grave perché, nella loro logica, prevede l’uccisione di chi lo subisce.
La pietra angolare dell’ideologia salafita- madkhalita, tuttavia, è la convinzione che l’autorità religiosa nel mondo musulmano dovrebbe essere basata sulle virtù e sul comportamento dei sapienti; i seguaci di sheykh al Madkhali sostengono che egli sia il sapiente più virtuoso dei tempi nostri. Questa investitura religiosa auto-disegnata è lo strumento con cui al Madkhali combatte i pensatori religiosi contemporanei o le correnti politiche che ritiene divisive o corruttive della Umma musulmana.
Rifiutano anche la democrazia come contraria all’Islam; di conseguenza, i sapienti associati alla tendenza madkhalita in Libia predicano regolarmente contro un percorso democratico. Le sue origini saudite e il ruolo un tempo prominente nell’establishment religioso del Regno Saudita hanno suscitato accuse secondo cui i suoi sermoni e gli editti sulla Libia siano al servizio di un’agenda straniera.
Il salafismo madkhalita è rapidamente cresciuto in Libia negli ultimi anni, grazie ai petrol-dollari, ai canali satellitari, alle organizzazioni caritatevoli. Nonostante in maggioranza siano schierati con Haftar e il suo National Liberation Army, LNA, sponsorizzato dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati emiratini ed egiziani, costituendone un elemento decisivo, hanno trovato spazio in istituzioni fondamentali anche nel governo di Serraj.
La loro ideologia consente loro di trascendere le divisioni tribali, etniche e regionali che caratterizzano la Libia e hanno influito enormemente sulle dinamiche post-2014 e sono forse gli ad unici aver costruito una forte presenza in tutto il paese, alleandosi con le forze locali legate ad entrambe le parti del conflitto, oltre che penetrando il sistema carcerario in diverse parti del paese, comprese le sue due città più importanti, Tripoli e Bengasi.
Ciò ha permesso loro di influenzare importanti istituzioni di governo e assumere il controllo del ramo orientale dell’istituzione statale che gestisce le dotazioni religiose e le moschee (Awqaf), attraverso le quali possono esercitare un’influenza significativa sulle scuole e sulle comunità religiose.
Il Comitato supremo di Fatwa dell’Autorità generale ha occasionalmente emesso sentenze religiose altamente politicizzate, tra cui alcune relative al conflitto, ad esempio incoraggiando le persone a combattere per l’LNA contro i suoi nemici, che ha definito “kharijiti”.
Mentre Haftar avanzava a Bengasi dal 2015 in poi, i madkhaliti rilevarono moschee e istituzioni religiose. I madkhaliti, dopo aver formato alcune loro brigate poi sciolte, come la malfamata “Al Tawhid”, accusata di torture e prevaricazioni sulla popolazione, mantennero la loro influenza all’interno dei circoli dell’LNA, infiltrandosi in molte delle unità regolari dell’LNA e nella più ampia infrastruttura di sicurezza di Bengasi.
Al Madkhali ha emesso un certo numero di fatwa relative al conflitto libico dall’Arabia Saudita; la maggior parte di questi ha rivelato un’agenda incentrata molto sulla lotta contro i nemici ideologici, in particolare gli islamisti.
Nel 2016 emise una fatwa (parere giurisprudenziale islamico) che invitava tutti i salafiti in Libia a contrastare le Brigate di difesa di Bengasi, un gruppo armato formato da personale militare anti-Haftar e miliziani, tra cui molti veterani islamisti del Consiglio Shura dei rivoluzionari di Bengasi.
Le Brigate della Difesa di Bengasi hanno avuto l’appoggio del Grand Mufti di Tripoli, al-Sadeq al-Ghariyani, che è un feroce critico di al Madkhali e dei suoi seguaci. In un’altra fatwa pubblicata sul suo sito web nel luglio 2017, al Madkhali si è nuovamente riferito a Bengasi e ha invitato i salafiti a respingere l’'”aggressione” dei Fratelli Musulmani, che definisce “più pericolosi per i salafiti che ebrei e cristiani”.
La fatwa del 2016 è stata criticata dall’autorità generale con base a Tripoli per le dotazioni religiose e gli affari islamici, che ha accusato Al Madkhali non solo di incitamento ma anche di travisare i combattimenti a Bengasi. È stato anche denunciato dalla Fratellanza musulmana libica, che ha invitato il governo di accordo nazionale a sollevare ciò che ha descritto come “palese interferenza che porta alla lotta tra i libici” con le autorità saudite.
L’esortazione ad unirsi esplicitamente ad Haftar
L’approccio di Al Madkhali si è evoluto in un abbraccio sempre più aperto verso Haftar, in particolare dopo il successo del Generale nel far valere la sua autorità nella Libia orientale. All’inizio del 2018, i seguaci di al Madkhali in Libia hanno distribuito un messaggio audio in cui il loro sheykh ha esortato i suoi sostenitori a unirsi esplicitamente ad Haftar. A sua volta, Haftar iniziò a difendere pubblicamente i madkhaliti come suoi alleati, insistendo – almeno nelle interviste con i media stranieri – sul fatto che credessero nell’autorità dello stato e rispettassero gli organi eletti democraticamente. Allo stesso modo l’influenza dei madkhaliti è cresciuta nella città dell’oasi sud-orientale di Kufra, che dal 2011 ha visto combattimenti ricorrenti tra gli arabi della tribù Zwaya (dominante nell’area) e la minoranza di Tebu (la cui terra si estende attraverso la Libia meridionale e il Ciad settentrionale). “Subul al-Salam”, un gruppo armato locale di madkhaliti affiliato all’LNA, sembra aver colmato quel divario e contiene al suo interno combattenti sia Zwaya che Tebu – un esempio di come l’ideologia salafita possa sconfiggere la lealtà etnica e tribale.
Questa organizzazione può contare anche su una vasta rete di stazioni radio che trasmettono i sermoni di sheykh al Madkhali e numerosi siti Web, forum e pagine di social media per diffondere la loro ideologia e monitorare in modo aggressivo i social media contro qualsiasi critica allo sheykh al Madkhali, alle sue idee o alla corrente madkhalita più in generale.
Se dovessero riunirsi in un’alleanza formale al di là di ciò che esiste oggi vagamente, presenterebbero un blocco formidabile. Numerosi aderenti sembrano considerare il paese come un potenziale spazio sperimentale per maggiori ambizioni, sebbene la natura precisa di queste ambizioni rimanga vaga, in parte perché i madkhaliti tendono ad essere segreti e opachi nel modo in cui si organizzano.
L’animosità ideologica esplicita dei madkhaliti verso gli islamisti tradizionali come i Fratelli Musulmani sta amplificando le tensioni e rendendo più difficile risolvere l’attuale conflitto. In particolare, questa ostilità riflette le più ampie linee di frattura regionali tra Qatar e Turchia da un lato, che hanno sostenuto la Fratellanza e altri gruppi islamisti, e l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti dall’altro, che hanno sostenuto Haftar e i suoi alleati.
Inoltre, il principio centrale dei madkhaliti che sancisce il supporto indiscusso ai governanti potrebbe sostenere qualsiasi figura o fazione che cerchi di imporsi in modo non democratico mentre rivendica la legittimità religiosa alleandosi con loro. Al tempo stesso il loro massiccio appoggio ad Haftar ed il loro legame indissolubile con l’Arabia Saudita, fanno temere che i madkhaliti che sono ora allineati con Serraj possano cambiare campo improvvisamente decretando il futuro della Libia.
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