Pare che si chiamasse Tobias Rathjen, 43 anni, impiegato di banca e che fosse un estremista di destra, il killer che nella notte scorsa ha trucidato undici persone, ferendone altre 4 almeno, in due diversi locali di Hanau, una tranquilla cittadina dell’Assia a una trentina di km da Francoforte sul Meno.
Da quanto si apprende il killer è stato trovato morto dalla polizia che aveva fatto irruzione nella sua casa. Nell’appartamento anche il cadavere di sua madre di 72 anni. Il padre che si trovava nello stesso alloggio è stato fermato e portato via dagli agenti.
Per ora è chiara solo la dinamica dei due attacchi ai locali frequentati dalla comunità turca di Hanau. Verso le 22 lo stragista è entrato nel Midnight, un caffè frequentato da chi ama fumare il narghilé, e ha fatto fuoco sugli avventori. Poi si è spostato in auto all’Arena Bar & Cafè, si è fatto aprire e ha sparato ancora sui presenti.
Come si sia risaliti rapidamente a lui non è noto, forse sulla base di testimonianze, ma più probabilmente grazie ai video di sorveglianza che avrebbero inquadrato l’auto dell’attentatore. Si sa invece che avesse un licenza di caccia e anche la disponibilità di armi e munizioni.
Nei giorni scorsi Rathjen aveva postato sui social un video, apparentemente rivolto al popolo americano, in cui in perfetto inglese delirava sulla necessità di “annientare” gli stranieri, in particolare i musulmani, poiché “ormai era impossibile espellerli dalla Germania”.
Secondo Peter Neumann, politologo e studioso del terrorismo “L’autore ha ovviamente creato la propria ideologia da diverse fonti. Non faceva mistero di essere ostile agli immigrati. Considerava la razza tedesca superiore e allo stesso tempo esprimeva il suo odio per interi popoli, in particolare i musulmani”.
La tragica vicenda s’inserisce nel clima di xenofobia islamofobico che serpeggia in molti Paesi d’Europa e in particolare in Germania. Unanime la riprovazione dei politici tedeschi a partire dalla cancelliera Merkel ma si sa questa è di prammatica.
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