Abu Dis è un villaggio che sorge nei sobborghi meridionali di Gerusalemme-Est. Abitato da circa 30mila arabi, è posto dietro il muro costruito da Israele nel 2002 per fermare le incursioni palestinesi. Qui secondo il piano Trump dovrebbe sorgere la capitale dello “Stato palestinese”.
Dalla costruzione del muro che la separa da Gerusalemme-Est Abu Dis è diventata una periferia, nonostante sia a pochi kilometri dalla città santa, gli accessi e i passaggi da e per Abu Dis sono sottoposti a controlli serrati da parte dell’esercito israeliano che di fatto hanno reso impossibile muoversi verso Gerusalemme se non dopo ore di controlli.
I residenti di Abu Dis lamentano discriminazioni continue, sequestro di beni in entrata e in uscita oltre a chiusure arbitrarie dei valichi. Questa politica ha creato un alto tasso di disoccupazione e criminalità ad Abu Dis. Ed è proprio qui, secondo il piano Trump, che dovrebbe sorgere la sede del futuro Stato Palestinese come descrivono il Guardian e Reuters. Abu Dis al posto di Gerusalemme, che diventa l’unica e indivisibile capitale di Israele. Sembra una provocazione. Gerusalemme è infatti uno dei nodi principali dello scontro tra israeliani e palestinesi.
Dopo il conflitto del 1967 infatti e l’occupazione della città santa da parte di Israele sono diverse e continue le risoluzioni delle Nazioni Unite che hanno intimato ad Israele il ritiro delle sue forze da Gerusalemme per crearne un territorio internazionalizzato e senza armi. Ma Israele ha sempre rifiutato proclamandola negli ultimi anni, col sostegno di Trump, la capitale dello stato ebraico. Ai palestinesi invece la “possibilità” di crearsi una città tutta loro ad Abu Dis.
Una capitale svuotata di senso
Peccato che questo villaggio periferico rientri a pieno titolo nell’ “Area C”, cioè quella parte di Cisgiordania che ricade sotto il pieno controllo delle forze israeliane e nel Deal non c’è traccia di un cambiamento dello status di Abu Dis, che sarà sì amministrata dall’Autorità Nazionale Palestinese ma controllata direttamente dalle autorità israeliane.
Di Tel-Aviv infatti sarà la responsabilità e gestione diretta delle strade, i tunnel e i check-point cosi come lo spazio aereo e i confini come riportano France 24 e Hareetz. E oltre al danno, la beffa. Ai palestinesi verrà data un’occasione unica: poter cambiare il nome di Abu Dis e magari chiamarla Gerusalemme.
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