Incontrandosi personalmente a Mosca Putin ed Erdogan hanno concordato un immediato cessate il fuoco nella provincia siriana di Idlib da settimane al centro di un asprissimo scontro che ha fatto temere a molti osservatori un escalation del conflitto a limiti inimmaginabili.
Il cessate il fuoco, che dovrebbe essere iniziato a mezzanotte di oggi, e al momento non è dato sapere se rispettato, è stato annunciato ieri sera in una conferenza stampa congiunta che i due capi di Stato hanno tenuto dopo un colloquio faccia a faccia che si è protratto per tre ore.
Ottenere la stabilità di Idlib priorità dello stato turco
Il presidente turco ha detto che: “Considerando tutti i recenti sviluppi, un nuovo status quo è inevitabile in Idlib” e ha aggiunto. “Abbiamo schierato le nostre forze armate in Siria per garantire la stabilità regionale. La nostra priorità è ottenere la stabilità di Idlib”
Da parte sua Putin ha dichiarato: “Abbiamo sempre risolto i nostri problemi lavorando insieme. Oggi non è stato diverso” e: “Abbiamo deciso di continuare nello spirito e condizioni dell’accordo di Astana. Abbiamo preparato un documento a seguito dell’incontro di oggi, sperando che metta fine alle sofferenze dei civili in Idlib “.
L’accordo di cessare il fuoco su Idlib
Dopo il lungo vertice tra i due presidenti è seguita una riunione tra le delegazioni per oltre due ore e mezza in cui, presumibilmente, sono stati definiti i termini tecnico-militari dell’accordo di cessate il fuoco.
Erdoğan era accompagnato dal ministro degli Esteri Mevlüt Çavuşoğlu e dal ministro della Difesa Hulusi Akar.
Già all’inizio dell’incontro entrambi i leader hanno sottolineato la necessità di raggiungere un accordo. Salutando l’ospite Putin ha ringraziato l’omologo turco per aver accettato l’invito a confrontarsi con lui: “Grazie per essere venuto– ha detto- C’è sempre qualcosa di cui parlare, ma ora la situazione a Idlib si è aggravata al punto che richiede la nostra conversazione diretta e personale”, e si è rammaricato per i soldati caduti dicendo: “La perdita della vita è sempre una grande tragedia. Sfortunatamente, come le ho detto al telefono, nessuno, incluso l’esercito siriano, sapeva dove si trovassero (i soldati turchi)”
Parlare di quanto accaduto, affinché non accada di nuovo
Putin ha continuato dicendo che anche le forze del regime siriano hanno subito grandi perdite a Idlib, l’ultima roccaforte dell’opposizione in Siria e ha concluso: “Dobbiamo parlare della situazione che si è venuta a creare in modo che nulla di simile accada di nuovo, e in modo che non danneggi irreparabilmente le relazioni russo-turche, a cui entrambi attribuiamo una grande importanza”.
Dal canto suo Erdoğan si è detto certo che le decisioni prese durante l’incontro allenteranno le tensioni nella regione e in Turchia.
Già mercoledì, evidentemente c’era già stato un lavoro diplomatico, il presidente turco aveva detto che si aspettava che i suoi colloqui con Putin portassero a un rapido cessate il fuoco nel nord-ovest della Siria.
Ricerca di un accordo per risolvere il conflitto nonostante gli interessi contrastanti
Negli ultimi anni, Erdoğan e Putin hanno lavorato a stretto contatto per cercare di risolvere il conflitto. Sono riusciti a coordinare i loro interessi evitando lo scontro diretto tra le loro forze in Siria, anche se Mosca appoggia il regime di Bashar Assad mentre Ankara sostiene i gruppi di opposizione. Sia la Russia che la Turchia sembrano desiderose di evitare una resa dei conti finale a causa degli interessi contrastanti nella provincia di Idlib.
I colloqui a Mosca segnano il decimo incontro in poco più di un anno tra Putin ed Erdoğan, che si definiscono “cordiali amici” e hanno perfezionato modalità di contrattazione che sembrano funzionare.
Lo scorso ottobre, era stato raggiunto un accordo che ha consentito ad Ankara di schierare le sue forze sul confine nord-orientale della Siria per colmare il vuoto lasciato dal brusco ritiro delle forze statunitensi da parte del presidente Donald Trump. Prima di ciò, avevano negoziato una serie di accordi che consentivano ai combattenti dell’opposizione provenienti da varie aree della Siria di trasferirsi a Idlib e nel 2018 avevano stabilito una zona di de-escalation a Idlib.
Dopo di ciò la Turchia ha inviato migliaia di soldati a Idlib per respingere l’esercito del regime siriano mentre la Russia, che ha aiutato Assad a recuperare la maggior parte del territorio del paese, ha dichiarato che non sarebbe rimasta inattiva se la Turchia dislocava le sue truppe.
Aperti i confini della Turchia con la Grecia a rifugiati e migranti
Il tentativo del regime siriano di prendere Idlib ha costretto quasi un milione di civili a fuggire dalle loro case e ha spinto Erdoğan ad aprire il confine della Turchia con la Grecia a rifugiati e migranti.
La Turchia ospita circa 3,7 milioni di rifugiati siriani e afferma di non poterne gestire di più. Mercoledì Erdoğan aveva avvertito l’Europa che avrebbe dovuto sostenere le “soluzioni politiche e umanitarie della Turchia in Siria” se voleva evitare una ripetizione della crisi migratoria del 2015.
Mosca uno dei principali attori in Medio Oriente
Ankara vuole che le forze di Assad cessino il loro assalto alla provincia e si ritirino dietro le linee concordate in base all’accordo firmato a Sochi del 2018
Il Cremlino, che si è impegnato una guerra aerea a sostegno di Assad dal 2015, considera l’operazione un successo chiave della politica estera di Putin: una nuova influenza e il mantenimento di basi militari in Siria che fanno di Mosca uno dei principali attori in Medio Oriente.
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