Per combattere il Coronavirus non bastano misure di contenimento come la quarantena imposta per ridurre le possibilità di contagio. Questa è solo una delle misure che si possono mettere in campo, e sembra sia l’unica impiegata dall’Italia in attesa che il virus arrivi al suo picco e poi scenda. Ma questo approccio, per quanto funzionante, non tiene conto di quei milioni di asintomatici che per motivi di lavoro continuano ad uscire e inevitabilmente continuando a rigenerare nuovo contagio.
Un modello che invece sembra funzionare, sia per rapidità di risposta che di efficienza, è il modello sud-coreano, che poi si rifà alle indicazioni dell’Oms. Il modello è basato su 4 step:
1.Individuare il contagiato
2. Testarlo
3. Isolarlo
4. Tracciare i suoi contatti.
Necessario un isolamento completo
Il primo e il secondo step sono già applicati dalle autorità italiane, ma queste misure sono vane se non seguite da un isolamento completo e soprattutto da un ferreo controllo che le misure di quarantena vengano rispettate. Non solo, con lo step 4, il tracciamento dei contatti del contagiato si può risalire rapidamente alla rete della persona positiva e a tappeto controllarli a loro volta cosi da isolarli e contenere il contagio.
La tracciatura dei cittadini attraverso i dispositivi mobile e app
Queste forti misure di controllo e isolamento sono possibili grazie alla tecnologia che tutti i giorni usiamo: i cellulari e le app.
Il modello Coreano si basa sul mettere a disposizione delle autorità sanitarie e di polizia la tracciatura dei cittadini, ottenuta attraverso le celle telefoniche, dei propri cellulari. Queste sensibili informazioni, già immagazzinate dalle compagnie telefoniche, sono essenziali per seguire spostamenti e nel caso limitarli per evitare che la pandemia evolva senza fine.
Adottiamo il modello coreano per uscire dalla crisi
In Corea del Sud questa modalità ha permesso di limitare il contagio quotidiano da 800 a 80 casi, tracciando isolando e controllando ampie fasce di popolazione che a risposto in maniera precisa e meticolosa alle direttive dello stato centrale.
In Italia queste informazioni sensibili sono già a disposizione del governo che pare abbia inserito la possibilità di tracciamento in un emendamento del decreto “Cura Italia” volto a combattere la pandemia nel nostro paese.
I problemi riguardanti l’applicazione del metodo coreano
Ma sorgono due problemi all’applicazione concreta del tracciamento: la privacy dei cittadini e l’eventuale non consenso degli italiani a queste misure. Nel primo caso, penso che il governo debba avere poche remore in casi di emergenza questa e sul non consenso dei cittadini, credo che Conte debba mostrarsi proprio ora capace di prendere decisioni rapide e anche impopolari se possono servire a salvare vite umane.
Se l’Italia avesse messo in campo le misure coreane fin da subito forse ci sarebbero stati meno morti. Ma l’analisi del cosa si poteva fare al meglio, sappiamo già che ci sarà alla fine della pandemia. Nel mentre però niente impedisce a Conte di limitare ed abbattere il numero di decessi e contagiati che ogni giorno, purtroppo, sono in aumento.
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