Il paese scandinavo crede che la sua particolare cultura civica non la costringerà a chiudere tutto per la pandemia. Quasi tutte le nazioni occidentali toccate dal Coronavirus hanno adottato la stessa strategia di totale chiusura, con appena qualche locale variazione. Vi è solo un’importante eccezione. La Svezia che, pur affrontando un indiscutibile alto rischio di epidemia virale, ha scelto di percorrere una sua strada per combatterla.
Il governo svedese sembra scommettere che la sua particolare cultura nazionale possa permetterle una politica sanitaria che altri paesi non possono praticare.
Livello di rischio indicato come molto elevato
Gli sforzi di Stoccolma nel fronteggiare il Coronavirus si distinguono per essere particolarmente misurati. Due settimane dopo che l’ Agenzia per la Salute Pubblica, il 10 marzo, ha indicato come “molto elevato” il livello di rischio- il più alto su una scala di cinque- le scuole primarie restano aperte, le frontiere sono solo parzialmente chiuse, non vi sono quarantene obbligatorie o chiusure di ristoranti, bar e spazi pubblici. C’è un divieto di pubblici assembramenti, con un limite di 500 persone, più generoso che in altri paesi.
L’agenzia per la Salute pubblica si rifiuta di fare previsioni di rischio
La Svezia non può certo dirsi esente dall’epidemia di coronavirus, con i mercati in caduta libera, una disoccupazione di massa all’orizzonte, e la sanità pubblica sotto una crescente pressione. Da martedì, un totale di 36 svedesi sono deceduti per aver contratto il nuovo coronavirus e vi sono 2.000 casi confermati di COVID-19, quantunque il numero reale sia ignoto poiché il test è praticato solo ai pazienti ospedalizzati e ad anziani residenti in case di riposo che abbiano manifestato sintomi di COVID-19. Inoltre, l’Agenzia per la Salute Pubblica ha rifiutato di fare previsioni di rischio o di fornire modelli sullo sviluppo di diffusione del virus.
I politici non hanno la facoltà di intervenire nelle operazioni quotidiane di un’agenzia.
Allora, perché la Svezia ha scelto di evitare le regole draconiane imposte in altri paesi? La spiegazione, secondo alcuni analisti, starebbe nella combinazione svedese di agenzie pubbliche politicamente indipendenti, tra cui l’Agenzia per la Salute Pubblica, che è al centro dell’attuale gestione della crisi, e la grande fiducia dei cittadini nell’indipendenza di queste agenzie.
Mentre il governo fissa in Svezia le competenze degli enti pubblici- stabilendone ad esempio il budget e gli obbiettivi, le agenzie hanno la garanzia di essere libere dal cosiddetto governo ministeriale, il che vuol dire che i politici non hanno la facoltà di intervenire direttamente nelle operazioni quotidiane di un’agenzia.
Il sollecito al paese di cambiare rotta
La comunità scientifica svedese non è unanime, e alcuni esperti hanno contestato l’Agenzia per la Salute Pubblica. Il 20 marzo, un professore di epidemiologia e un professore di matematica statistica hanno pubblicato un editoriale congiunto su Svenska Dagbladet sollecitando il paese a cambiare rotta.
“L’Agenzia per la Salute Pubblica deve rapidamente e senza ambiguità raccomandare il distanziamento sociale a tutti, non solo per coloro che hanno più di 70 anni,” hanno scritto, affermando che “potrebbero essere necessarie misure radicali.”
Chiudere le frontiere non serve e non servirà mai
Ma domenica, lo stesso giornale ha pubblicato il profilo dell’epidemiologo di stato, Anders Tegnell, che dirige l’Agenzia per la Salute Pubblica ed è diventato il volto della battaglia svedese contro il coronavirus. Riferendosi alla pressione mediatica della quale è oggetto, Tegnell ha detto: “Tutto si è fatto molto politico. La chiusura dei confini ne è un esempio. Abbiamo discusso molto durante la pandemia del 2009 (influenza suina) e c’era accordo fra gli esperti a livello globale sul fatto che chiudere le frontiere non serve e non servirà mai.” Quando le confinanti Norvegia e Danimarca hanno annunciato la chiusura delle frontiere all’inizio del mese, Tegnell ha detto ai media svedesi, che questi provvedimenti non hanno basi scientifiche.
Stiamo seguendo le raccomandazioni dell’agenzia per la Salute Pubblica
Ma mentre non c’è accordo nella comunità scientifica, e non solo, se la strategia svedese sia stata corretta o imprudente, la frase “Stiamo seguendo le raccomandazioni dell’Agenzia per la Salute Pubblica” è diventata una specie di mantra nelle ultime settimane, per i rappresentanti governativi, che si sono appoggiati alle direttive dell’agenzia, quando hanno spiegato e difeso le misure prese per fronteggiare l’epidemia.
In Danimarca e in Norvegia, i leader politici locali sono andati contro il parere delle agenzie per la salute pubblica su questioni chiave come la chiusura delle frontiere. Cosa che, almeno per il momento, non è avvenuta in Svezia.
Ma non è solo l’autonomia dal ruolo ministeriale e una preferenza generale per politiche basate sull’evidenza scientifica che ha caratterizzato la strategia svedese di contenimento dell’epidemia di coronavirus. Anche un altro fattore è in gioco- cioè la fiducia sociale ampiamente al di sopra della media, come è stato documentato dal World Values Survey, dove la Svezia, insieme ai paesi nordici, non ha rivali a livello globale.
La fiducia dei cittadini svedesi verso le agenzie pubbliche
In Svezia i cittadini tendono a riporre molta fiducia nelle agenzie pubbliche che ritengono che agiscano nell’interesse generale, le autorità a loro volta hanno fiducia nel fatto che i cittadini diano ascolto ai loro consigli e in ultima istanza c’è un alto livello di fiducia interpersonale sul fatto che tutti agiscano responsabilmente.
Applicata alla situazione attuale, ciò significa che politici ed esperti di salute insieme agiscono nella presunzione che non vi sia né un’accettazione generale e neppure il bisogno di una legislazione draconiana.
Invece, vi è l’aspettativa che i cittadini si conformino, che siano responsabili e evitino le folle, lavorino da casa, rispettino la distanza sul trasporto pubblico, ecc…, senza esservi costretti con la forza.
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