Il rapporto con i nostri anziani è molto cambiato in pochi decenni. In passato gli anziani vivevano per lo più in casa, protetti e solitamente rispettati da figli e nipoti. Questo quadro venne messo in crisi a partire dagli anni settanta dall’ideologia progressista. Per questa gli anziani erano principalmente soggetti residuali, avevano meno da vivere e venivano socialmente archiviati come si faceva con i vecchi testi impolverati del liceo, spesso preda dei tarli..
In questi ultimi 40 anni l’invecchiamento della popolazione e la massiccia entrata nel mondo del lavoro delle donne (spesso emigrate in altre città o all’estero per lavorare) ha spinto a sistemare gli anziani nelle case di riposo piuttosto che tenerli in casa assicurando lauti guadagni ai gestori privati delle RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale).
Avendo un paio di zie ospiti di queste strutture, ho conoscenza di questo mondo. Esso dovrebbe essere limitato a quelle situazioni in cui il/la paziente non è gestibile in casa, perché ha necessità di cure particolari che non possono essere somministrate a casa ( riabilitazione, disabilità psichica ecc.).
Dovrebbe essere invece lo Stato ad aiutare le famiglie a occuparsi degli anziani, che potrebbero stare in casa, da soli o con i familiari, per passare gli ultimi anni della loro vita riveriti e rispettati invece che rinchiusi in luoghi dove un personale scorbutico gli serve una patata lessa ed una fetta di cotechino di infima qualità il giorno di Ferragosto.
I nostri anziani come scarti biologici
La questione è talmente attuale che recentemente un noto conduttore di tg si è chiesto se i nostri anziani non siano in questa società degli scarti biologici.
La cronaca purtroppo è piena di storie in cui gli anziani vengono maltrattati e quando queste emergono, già tanto male hanno subito e c’è la percezione che sia emersa solo la punta dell’iceberg.
Ma a parte i casi estremi non vorrei essere sepolta viva in mezzo a gente imbottita di sedativi che non ha altro scopo nella vita che vedere una volta a settimana l’anima pia di un congiunto che viene a fargli visita.
Chi non ha passato non ha futuro
I nostri anziani che hanno fatto la fame per farci studiare, loro che spesso vi hanno rinunciato per portare il pane in famiglia, che hanno vissuto il secondo dopoguerra e risparmiano sull’olio d’oliva, che si ricordano di quando la gente viveva senza riscaldamento e con il cibo razionato, queste persone meritano di più.
Non dimenticatevi di dirgli che li amate e di dar loro una carezza. Essi sono le nostre radici la nostra storia, chi non ha passato non ha futuro.
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