Ma davvero anche in Svezia si stanno coprendo la testa di cenere e ci guardano come esempio di comportamento virtuoso nel contenimento e cura del Covid-19? A leggere gli articoli di Andrea Tarquini di Repubblica sembra proprio di si, salvo poi ricevere le piccate contestazioni di gente che in Svezia ci vive, lo svedese lo parla e non lo traduce con google e che racconta tutta un’altra storia.
Sono svedese, vivo in Svezia e parlo ovviamente lo svedese. Seguo ogni giorno le conferenze stampe, leggo i giornali e guardo i tg. L’informazione che ha messo nel suo articolo NON È VERO. Se permette penso di saperlo meglio di lei.
— Jenny Eriksson Campagna (@campagna_jenny) April 12, 2020
Un diverso approccio
Il Paese ha adottato un approccio del tutto diverso dal nostro, non ha attuato il lockdown. Il Governo ha chiuso scuole superiori e università, agli over-70 è stato chiesto di auto-isolarsi e sono stati vietati i raduni oltre le 50 persone; gli svedesi sono stati invitati a lavorare da casa, a evitare viaggi non necessari e luoghi affollati, e di “comportarsi da adulti” seguendo le regole generali del distanziamento, ma la maggior parte dei negozi, bar e ristoranti sono rimasti aperti.
Risultato: su una popolazione di 10 milioni di persone meno di 12 mila casi e un migliaio di decessi. Per fare un raffronto l’Italia con una popolazione 6 volte maggiore registra oltre 160 mila casi ( 15 volte di più) e 21 mila vittime (21 volte di più).
Il metodo Repubblica
Cionostante, quelli che vogliono a tutti i costi piegare la verità delle cifre alla scelta editoriale di appoggiare un Governo e i suoi mentori scientifici, riescono a scrivere cose molto diverse e quindi una dichiarazione articolata del Premier Lofven diventa una clamorosa ammissione di colpa.
Secondo Repubblica il primo ministro avrebbe detto: “Non abbiamo fatto abbastanza”, quando invece ha detto: “Beredskapen har inte varit tillräckligt bra” che lo stesso traduttore automatico da noi interpellato ci ha detto significare: “La preparazione non è stata abbastanza buona”.
Abbiamo notato che negli ultimi giorni si è generata una spirale di disinformazione su media autorevoli in Italia. Ad esempio, un intervista del @SwedishPM alla televisione svedese è stata estrapolata dal suo contesto e citata in maniera non corretta. https://t.co/DhJ2f0J9yG
— Ambasciata di Svezia (@swedeninitaly) April 15, 2020
Una riflessione di profondità e ampiezza
Invero nel suo intervento Lofven ha parlato della questione generale delle emergenze, di ogni tipo, nei confronti della quali le istituzioni e le procedure si sono dimostrare non aggiornate o comunque insufficienti.
Un discorso molto ampio nel quale ha investito tutte le forze politiche e la società civile per promuovere una riflessione dell’intero Paese.
Contestato da molti svedesi e italiani in Svezia, Tarquini risponde inviperito, mette la costestazione ricevuta nel novero della minacce che sta ricevendo il suo direttore.
falso: informazioni su tutte le migliori agenzie di stampa del mondo libero: afp reuters ap dpa. non trasformerete menzogne in verità ripetendole. https://t.co/ShceZL0MFP
— andrea tarquini (@atarquini2) April 12, 2020
Cinque anni orsono, il premio Nobel per la letteratura Dario Fo scriveva:
“Abbiamo oggi una classe d’intellettuali che in gran parte ha perso il tamburo, un formidabile strumento per svegliare i bambini imbambolati. Tacciono in molti: noon hanno dignità e quindi non s’indignano. Ecco cos’è terribile e incredibile: la mancanza di indignazione”.
Oggi gli intellettuali proprio non pervenuti, a parte qualche rara eccezione, il tamburo lo suonano i gionalisti di regime e marciano a suo ritmo.
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