Quando si tornerà in strada, non saranno più le mode e l’abbigliamento a distinguerci in maniera significativa, saranno la postura sociale, il mantenimento della distanza, l’uso della mascherina; insomma l’uso del proprio corpo.
“Uno spettro si aggira per l’Europa…”, anzi per il mondo, e non è più un’idea, che dalle menti arriva, tramite lotta e violenza, ai corpi, ma un virus che dai corpi, rivoluziona le società, fino ad intaccare le menti. In entrambi i casi, un’origine invisibile da cui nascono conseguenze visibili.
Proprio in un momento storico, in cui le ideologie sono state quasi sradicate dal nostro sistema sociale, una pandemia sta per risvegliare nuove forme di distinzione e appartenenza sociale, tracciando nuovi segni dei limiti e delle libertà, sia individuali che collettive.
Dalle ceneri delle ideologie potrebbe nascere una sorta di corpologia?
Nel corso dei secoli l’umanità è stata mossa da un insieme di idee nate da una fonte religiosa, politica, culturale o scientifica: l’ideologia. Qualsiasi posizione abbia cercato di opporsi ad un’ideologia, è finita a sua volta col diventarne una nuova, a cui gli uomini affamati di senso, si sono aggrappati per definirsi, leggersi e disegnare un’orizzonte di senso e di speranza. Basti pensare al Comunismo rispetto al Capitalismo, o al progresso scientifico in contrapposizione alla verità religiosa. Attraverso l’ideologia gli uomini si sono definiti e scontrati, dando vita ad opposizioni come quelle tra sfruttatori e sfruttati, padroni e servi, conservatori e progressisti, fedeli e infedeli, e innumerevoli altre coppie dicotomiche.
La democrazia digitale
Alla fine del Novecento un nuovo paradigma sociale si è andato affermando, rappresentato dall’unione tra economia capitalistica e spirito della democrazia. Le ideologie hanno iniziato a soffrire, si sono aggrappate al rimpianto di valori in via di sparizione, oppure si sono rivolte a definire i contorni di un nemico religioso o barbaro. Ma ormai avevano perso forza nel definirsi, al di là dell’opporsi. La democrazia delle infinite possibilità stava riuscendo a spianare, appiattire il terreno da ogni distinzione su cui cadevano i semi di una nuova realtà: la democrazia digitale, ovvero della pura potenzialità. Spazio virtuale in cui ci si scontra e oppone continuamente, ma sempre restando nella logica di un gioco, mediante il quale cambiare idea è semplice come cambiare gusto.
L’ideologia politica e religiosa
L’ideologia politica ha provato vanamente a difendersi appellandosi alla classica distinzione tra Destra e Sinistra, che ormai ha senso solo per i figli di un’epoca morta, dato il continuo ed evidente travasamento dei valori dell’una nell’altra, perfettamente rappresentato dal Movimento Cinque Stelle in Italia. L’ideologia religiosa si è fatta reincorporare e appiattire da logiche politiche o in alcune parti dell’Occidente, è stata sfruttata dalla gabbia concettuale del terrore.
Quella culturale, una delle prime a morire nel corso del Novecento con le ultime avanguardie apparse, è da anni ormai incapace di creare movimenti artistici o letterari di spessore, attraverso cui definirsi. Quando appaiono opere innovative e di valore, vengono tutte comprese nella sfuggente e imprecisa definizione di postmoderno.
Infine la più resistente tra le vecchie ideologie, quella del progresso scientifico. Come dimostrano questi giorni di emergenza, la scienza conserva il suo blasone, ma allo stesso tempo non può più nascondere le sue debolezze, dovute alla sua necessaria inclinazione al relativismo di opinioni e ricerche divergenti.
E non si confondano superficialmente come ideologie le teorie economiche o l’ecologia, in quanto sono solo risposte eterogenee ad uno stesso problema di fondo, la sopravvivenza e il benessere della specie umana.
E ora cosa sta per succedere?
Quando si tornerà in strada, non saranno più le mode e l’abbigliamento a distinguerci in maniera significativa, mode che in realtà già da tempo sono state preda di una sostanziale omologazione, esemplificata dai tanti adulti che si vestono come adolescenti. Saranno la postura sociale, il mantenimento della distanza, l’uso della mascherina; insomma l’uso del proprio corpo. Di certo ci sarà chi seguirà alla lettera i protocolli sanitari e chi invece li deriderà, riproducendo in maniera un po’ parodistica la distinzione tra conservatori e anarchici. Nasceranno dispute continue, scontri dialettici e anche fisici, sintomo di un forte gioco di contrapposizione sociale, ai cui estremi ci sarà da una parte un corpo rigido, impaurito anche dall’appoggiarsi ad un muro, e dall’altra due corpi che oseranno abbracciarsi in pubblico.
Ci sarà chi vorrà esser tracciato, volendo imporlo agli altri, e chi sarà recalcitrante. Chi continuerà a fidarsi dell’informazione ufficiale e chi invece, sfruttando l’infinità facilità comunicativa del web, si affiderà alla controinformazione, dove spesso e purtroppo le opinioni più e meno accurate si confondono.
Ma questo ci servirà. A definirci, a sentire un’appartenenza quasi naturale a chi userà il corpo come noi, a sentirsi parte per esempio della categoria degli educati e rispettosi o a quella degli irriverenti e temerari.
In sostanza una parte della nostra personalità, ormai da tempo a malapena intercettata da segni di appartenenza collettiva, potrà risvegliarsi e manifestarsi. L’aspetto curioso è che non risponderà a una visione o rappresentazione della vita, ma sarà una risposta identitaria ad un atteggiamento fisico e individuale.
Un altro aspetto significativo di questa nuova corpologia, sarà l’uso degli scioperi e delle manifestazioni, che dopo anni di routinizzazione, e di neutralizzazione ideologica, potrebbero tornare ad esser significativi. Per il semplice fatto che l’assembramento massiccio di corpi in un luogo pubblico, non sarà più semplice occasione di sventolare slogan e bandiere ormai logori e museali, ma potrà davvero apparire come un piccolo atto rivoluzionario di temeraria protesta. Chissà se qualcuno ne approfitterà…
Il paradosso è che attraverso il corpo è sopraggiunto un nuovo segno di distinzione e appartenenza sociale, che la cultura occidentale, ormai satura e svuotata, non riusciva più a partorire. Proprio il corpo, l’elemento più bistrattato della nostra contemporaneità, avviato sempre più velocemente alla sua disincarnata digitalizzazione.
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