Il mese Ramadan, è un mese di digiuno fisico e mentale, un percorso di riconciliazione spirituale e di espiazione che si compie in compagnia del Corano. Proverò in questo mese a commentare quotidianamente una parte del Corano, preferibilmente un Juz ( trentesima parte) del Corano. Oggi condividerò con voi le mie riflessioni sul quinto Juz.
Surat Al Nisà (Le Donne)
La relazione tra uomo e donna mantiene in vita il mondo, in essa è contenuta la chiave della nostra esistenza, da essa dipende buona parte della nostra felicità e futuro stesso dell’umanità. Dio ci ricorda di averci creato maschi e femmine e in moltissimi passaggi del Corano descrive la complementarietà tra uomo e donna, indica ad entrambi quale debba essere il giusto comportamento nei confronti dell’altro ma soprattutto descrive gli incalcolabili vantaggi che traiamo dalla relazione e tutto ciò che di meraviglioso nell’altro possiamo trovare.
È riservata quindi grande importanza alle norme morali, ai comportamenti che i credenti devono tenere nel rapporto matrimoniale. La nostra sensibilità non può non rimanere colpita dalla dolcezza sottile delle parole le parole del Corano quando si riferiscono al rapporto tra uomini e donne, è l’amore di Dio che si manifesta nei nostri confronti.
La saggezza divina fa si che il tema sia trattato con delicatezza poetica quando si tratta di ricordare all’uomo l’amore ma al contempo con la chiarezza della norma quando si tratta invece di prescrivere obblighi e limiti indispensabili al buon funzionamento del rapporto su cui si regge l’intera società.
Chi come noi si approccia al Corano partendo da una cultura il cui sviluppo è avvenuto lontano dai suoi principi fa sempre molta fatica a comprendere certi passaggi. In effetti ci sono principi e valori che sono ampiamente condivisi dalla morale comune occidentale, anche se quasi sempre dimenticati o inapplicati, e poi ci sono precetti, concetti e visioni che entrano in rotta di collisione con ciò che la visione dominante da oggi per scontato.
In questo caso si tratta di una visione che si sta imponendo con forza e che, nelle sue versioni più estreme, rappresenta il genere come qualcosa di socialmente definito disconoscendo quindi qualsiasi volontà divina nella determinazione delle differenze di genere e qualsiasi influenza biologica nelle differenze della struttura psicologica e spirituale tra i due sessi.
33. A ciascuno abbiamo indicato degli eredi cui spetta parte di quello che lasciano i genitori e i parenti stretti. Date la loro parte a coloro coi quali avete stretto un patto . Dio è testimone di ogni cosa.
34. Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Dio concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Dio ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele*. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Dio è altissimo, grande.
Quest’ultimo versetto al centro di innumerevoli discussioni si riferisce in modo specifico alla questione dell’eredità e spiega perché all’uomo spetta una parte maggiore dell’eredità riferendosi al fatto che l’uomo è portatore di doveri nei confronti della donna all’interno del matrimonio, su di lui grava il dovere di provvedere alle sue necessità materiali, Dio ci indica quindi l’obiettivo di questa prescrizione, si tratta di una questione di equilibrio e di giustizia che si inserisce in un determinato contesto e in una determinata struttura dei rapporti famigliari e sociali.
La parte relativa all’“insubordinazione” è stata ed è oggetto di molte esegesi da parte dei commentatori e non mi addentrerò nella questione, posso solo dire che anche qui il Corano va compreso usando il Corano stesso come riferimento ed è evidente a chi conosca il testo che non vengono mai promosse, anzi vengono esplicitamente condannate le condotte violente o prevaricatrici, bisogna dire inoltre che il Profeta Muhammad (Pbsl) nel suo esempio non ha mai usato violenza alcuna in ambito famigliare e l’ha anzi condannata.
La lettura del Corano e tutta la sapienza islamica indicano una visione delle relazioni famigliari improntata al reciproco rispetto e all’amore.
Esiste attualmente un dibattito su questo punto che parte dalla considerazione che essendo mutata la struttura sociale e la posizione della donna nella società verrebbe a mancare l’obiettivo della prescrizione e quindi la validità della prescrizione stessa.
La preferenza di cui parla il Corano è difficile da spiegare, il Corano si interpreta innanzitutto alla luce del Corano stesso e dal complesso del messaggio coranico non si evince una differenza di trattamento o di considerazione tra uomo e donna, anzi il messaggio coranico accorda una speciale protezione alle donne come emerge dai versetti che seguono: 127. Ti interpelleranno a proposito delle donne. Di’: “Dio vi risponde a riguardo, e ciò è recitato nel Libro relativamente alle orfane alle quali non date quello che è prescritto loro e a quelle che desiderate sposare, ai ragazzi oppressi e agli orfani dei quali dovete aver cura con giustizia. Dio conosce tutto il bene che operate.
128. Se una donna teme la disaffezione del marito o la sua avversione, non ci sarà colpa alcuna se si accorderanno tra loro. L’accordo è la soluzione migliore. Gli animi tendono all’avidità; ma se agite bene e temete [Dio sappiate che], Dio è ben informato di quello che fate.
129. Non potrete mai essere equi con le vostre mogli anche se lo desiderate. Non seguite però la vostra inclinazione fino a lasciarne una come in sospeso. Se poi vi riconcilierete e temerete [Dio], ebbene Dio è perdonatore, misericordioso.
Bisogna comprendere cosa significhi questa preferenza, è stata compresa e spiegata come un’attribuzione di maggiore responsabilità nei confronti degli uomini, la stessa missione profetica è completamente al maschile e così è al maschile il ruolo di guida nelle preghiere o nell’ambito della famiglia.
Uomo e donna non sono uguali, la creazione fa si che siano complementari e ciò che Dio ha accordato agli uni non ha accordato agli altri e viceversa.
Credo inoltre che vi siano cose che appartengano ad Dio e la nostra comprensione per quanto debba ricercare in profondità, non possa dare risposta ad ogni quesito.
Quello che deve importare ai fini dell’organizzazione della vita umana è la pari dignità che Dio conferisce a tutti gli esseri umani indipendentemente dal sesso, con eguaglianza nei diritti fondamentali e nella possibilità di beneficiare della Sua grazia.
In questa sura ci perviene il secondo ammonimento nei confronti dell’alcol, e al contempo ci viene indicato come avvicinarsi alla preghiera. La preghiera è un’appuntamento a cui il musulmano si presenta nelle migliori condizioni, con la mente lucida e purificato e Dio ci facilita la vita concedendoci sempre la possibilità di compiere i nostri doveri cultuali.
43. O voi che credete! Non accostatevi all’orazione se siete ebbri* finché non siate in grado di capire quello che dite; e neppure se siete in stato di impurità* finché non abbiate fatto la lavanda (a meno che non siate in viaggio). Se siete malati o in viaggio, o se uscite da una latrina, o avete avuto rapporto con le donne e non trovate acqua, fate allora la lustrazione pulverale* con terra pulita, con cui sfregherete il viso e le mani. In verità Dio è indulgente, perdonatore.
Questo versetto: 88. “Perché vi siete divisi in due fazioni a proposito degli ipocriti? Dio li ha respinti per quello che si sono meritati. Volete forse guidare coloro che Allah ha allontanato? A chi viene allontanato da Dio, non potrai trovare una via” descrive una situazione frequente, i musulmani spesso non riescono a prendere determinazioni nei confronti degli ipocriti, la mancanza di chiarezza nel giudizio e il tentennare dubbioso è la malattia di chi non sa distinguere con chiarezza il bene dal male ed è la condizione in cui prospera l’azione degli ipocriti,
Dio ci mette in guardia da questo atteggiamento, il comportamento degli ipocriti minava la concordia e la crescita della comunità di musulmani guidati dal Profeta (pbsl) ma questo comportamento non trovava una censura netta da parte di tutti i musulmani. Il Corano è inequivocabile al riguardo.
Una condanna netta del fenomeno del takfirismo ( da takfir: affermare che qualcuno è miscredente) che affligge oggi il mondo islamico. Fenomeni come quello dell’ISIS ne sono esempio, la presunzione da parte dell’essere umano di leggere nei cuori dei suoi simili e di avere il dominio assoluto sulla verità dottrinale dell’Islam viene qui chiaramente respinta 94. O voi che credete, quando vi lanciate sul sentiero di Dio, siate ben certi, prima di dire a chi vi rivolge il saluto: “Tu non sei credente”*, al fine di procacciarvi i beni della vita terrena. Presso Dio c’è bottino più ricco. Già prima eravate così, poi Dio vi ha beneficati. State attenti, ché Dio è perfettamente informato di quello che fate.
Questo comportamento antico e le sue derive contemporanee hanno arrecato incalcolabili danni all’umanità, sono serviti per dichiarare guerre e mascherare politiche di dominio nazionale e imperiale, per dividere la ummah e farla dissanguare in guerre fratricide.
135. O voi che credete, attenetevi alla giustizia e rendete testimonianza innanzi ad Dio, foss’anche contro voi stessi, i vostri genitori o i vostri parenti, si tratti di ricchi o di poveri! Dio è più vicino [di voi] agli uni e agli altri. Non abbandonatevi alle passioni, sì che possiate essere giusti. Se vi destreggerete o vi disinteresserete*, ebbene Dio è ben informato di quello che fate.
Quante volte facciamo prevalere i nostri legami famigliari, politici, nazionali o di gruppo alla giustizia? La missione profetica si scaglia contro il meccanismo tribale che antepone il principio del sangue a quello della giustizia, ma Dio è giusto e la preferenza dei legami umani nei confronti della giustizia è una forma di shirk (associare qualcosa a Dio) e pertanto intollerabile. La giustizia non può essere relativizzata perché la giustizia è l’essenza dell’Islam stesso.
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