Sono stata in viaggio in diversi paesi musulmani e in due a fare volontariato: in Senegal, due volte e sul confine Turco Siriano un anno e mezzo fa con l’associazione Onsur.
In questi ultimi 10 anni di vita ho probabilmente avuto attorno a me molti più amici musulmani italiani (si, esistono e sono anche tanti) e non che cristiani credenti. Spesso la loro vicinanza, il conoscere la loro cultura e tradizione mi ha portato a pensare alla famosa frase: ” la fede è una fortuna che in questo momento non ho.”
Ho avuto la possibilità di conoscerli da vicino e sfatare ogni luogo comune attorno all’Islam, ad esempio il maiale per loro non è sacro quindi smettetela di pubblicare i meme mentre mangiate la porchetta alla faccia loro, perché non gliene può fregar di meno.
Ah, le donne con il velo sono felici di portarlo e no nessun vero musulmano è terrorista, e molto altro…
Sono grata delle esperienze che ho fatto grazie a loro e sono grata di essere stata accolta nella loro comunità sempre, nei loro luoghi di culto, durante le loro cerimonie e di aver visitato moschee che mi hanno lasciata senza fiato, di aver udito il suono della preghiera in Marocco su una terrazza che affacciava proprio su Jemaa El fna o a Sanliurfa davanti al tempio di Abramo.
Viaggiando ho sempre incontrato persone disponibili pronte a farmi vivere l’esperienza autentica del posto.
Questo per dire che forse la conversione di Silvia è un qualcosa di meraviglioso e potremmo provare a conoscere culture diverse dalle nostre anziché averne paura e giudicare.
Che poi chissà perché in Italia, patria del cristianesimo si ha così paura dei musulmani. A volte penso che temiate di non poter reggere il confronto, è come quando non accetti chi fa scelte migliori delle tue allora non ti resta che giudicarlo, che criticarlo.
Vi sfido a dimostrare la vostra fede in ciò che credete, sempre che crediate in qualcosa, pregando in scantinati o vecchi magazzini, perché il vostro paese non vi permette di costruire un luogo di culto degno di questo termine, questo fanno i musulmani, con pazienza e persistenza.
Sfido, voi, presunti cristiani del ventunesimo secolo a pregare lo stesso, dopo aver perso in guerra i vostri fratelli, i vostri figli, la vostra famiglia. Vi Sfido a continuare a pregare e credere nonostante vi insultino per questo, nonostante non vi rispettino, nonostante un paese si dimostri in parte ostile, pregare nonostante tutto. Forse avreste solo da imparare e a provare a riscoprire davvero le vostre tradizioni, senza odio, ma provando a porgere l’altra guancia, potreste scoprire che si vive meglio e più felici.
Silvia la volontaria
Chi sceglie di far volontariato lo fa per tanti motivi. Alcuni sono arrivati al punto di criticare i volontari, mi correggo le volontarie definendole ragazzine viziate che hanno tutto e pensano a fare volontariato, MA DAVVERO? Razza di sciagurate, ma andate a ballare in minigonna al Papete e a drogarvi in qualche angolo della città, per che è così che questa società vi preferisce.
Il Twitter del deputato leghista Alessandro Morelli non fa altro che confermare una società misogina, maschilista che ha come concezione quello di una donna che non può viaggiare, non può essere indipendente, non può guadagnare più di un uomo ma anzi che cosa vuole dirci Alessandro? Che siamo forse donne libere vestite mezze nude, veline, stupide? Che poi sono gli stessi che “se l’hanno violentata è perché se l’è andata a cercare, ma hai visto com’era vestita? “
A quelli che “nessuno le ha detto di partire”
Avete mai provato a fare un gesto buono nei confronti di qualcun’altro? Per me, il volontariato, non deriva certo dalla mia ricca vita lussuosa e viziata, ma da un ricordo, uno dei primi ricordi di felicità pura. Avevo 6 anni quando in viaggio con i miei nonni passammo 2 giorni in visita in una comunità in Toscana.
Sono stati due giorni fantastici, i ragazzi della comunità avevano fatto di tutto per farmi divertire, mi avevano portato a visitare le stalle con i maiali (si quelli che credete sacri per l’Islam), avevamo fatto la salsa con i pomodori appena raccolti, lavato i piatti facendo i giocolieri con i piatti e i bicchieri che volano in aria.
Io avevo riso tanto, ma tanto che lì mio nonno che per i successivi 30 anni ha prestato servizio come volontario presso la comunità di Monza mi aveva insegnato che quando dai a chi ha bisogno alla fine sei tu che ricevi più di tutti e torni a casa ricco.
Così è stato in Senegal la prima volta, così la seconda e così fu sul confine Turco-Siriano.
Eh niente spero così possiate capire almeno un po’ del perché decidiamo di partire e di lasciar lì un pezzo di noi e portare a casa un pezzo di loro, che siano sorrisi, preghiere, amici, l’importante è accettarsi!
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