All’inizio di Maggio ho visto su Rai news la notizia che il Centro meteo americano Gfs (Global forecast system) ha registrato temperature che raggiungono anche i 20 gradi in più rispetto alle medie climatiche di riferimento per il Circolo polare Artico. Il sito dell’ANSA riportava che “il Polo nord è riscaldato in questo periodo da un flusso di aria ‘bollente’ proveniente dall’Asia e diretta nell’area dell’Artico, per esempio in Siberia. Tra le conseguenze, l’accelerazione della fusione dei ghiacci e ripercussioni ambientali come il ritorno del freddo in Canada e in Usa”.
Questa notizia è passata quasi inosservata in quanto il dibattito politico in Italia e all’estero è tutto incentrato sulla ripartenza delle attività produttive, come è anche giusto che sia, lascia da parte totalmente un ripensamento del sistema produttivo che tenga conto veramente delle reali necessità dell’essere umano e non sia solamente rivolto alla produzione ed al consumo. Si vuole accelerare a tutti i costi un ritorno alla “normalità”.
Eccesso di mortalità tra il 4 e il 5% nelle aree ad alto inquinamento
In un articolo del Fatto Quotidiano del 12 giugno 2018 a firma di Veronica Ulivieri in cui si parlava dell’ultimo aggiornamento allo studio “Sentieri” coordinato dall’Istituto superiore di sanità veniva riportato che “nelle aree intorno ai Siti contaminati di interesse nazionale (Sin) si continua a nascere malformati, ammalarsi e morire. I dati dell’ultimo aggiornamento allo studio Sentieri coordinato dall’Istituto superiore di sanità parlano di un eccesso di mortalità tra il 4 e il 5% nelle aree ad alto inquinamento intorno a 45 Sin: tradotto in numeri, significa che tra il 2006 e il 2013 nei circa 300 comuni coinvolti ci sono stati quasi 12mila decessi in più, di cui quasi 5.200 per tumori e oltre 3.600 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Nello stesso periodo, per i bambini e giovani fino a 24 anni si è osservata un’incidenza dei tumori maggiore del 9% rispetto a chi vive in aree meno inquinate. Un quadro allarmante in cui non mancano le differenze geografiche, con i grandi siti industriali del Nord che vedono migliorare alcuni indicatori di salute e un Sud dove la contaminazione ambientale non lascia scampo e non si vede nessuna inversione di tendenza”. Continuava l’articolo dicendo che “a destare molta preoccupazione sono i dati sulla salute dei più giovani. Nella fascia di età tra 0 e 24 anni, infatti, la diffusione dei tumori è molto maggiore nei Sin rispetto alle aree non a rischio. L’incidenza è più alta del 66% per le leucemie mieloidi acute, del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, e del 50% per i linfomi Non-Hodgkin”.
Il Coronavirus ha ripulito i fiumi
Qualcuno potrà dire: «Il problema riguarda essenzialmente quei poveretti che vivono in quelle aree». Forse è vero, ma non possiamo sapere per quali strade questi mali possono arrivare anche a noi. Il fiume Sarno che bagna Scafati, la mia città natale, è conosciuto per un triste primato: si dice che sia il fiume più inquinato d’Europa, con numeri-record di tumori (qualche anno fa il programma RAI “Sciuscià” di M. Santoro dedicò un’intera puntata a questo tema). In questo periodo, a causa del blocco delle attività produttive, è però tornato quasi al suo colore originale.
Beni di cui potremmo fare tranquillamente a meno
La cecità, l’avidità ed anche la crudeltà dell’uomo che può superare di gran lunga quella degli animali e tutto allo scopo di produrre beni dei quali potremmo fare tranquillamente a meno, solo perché la ruota dell’economia deve girare. Tutto ciò mi ha fatto venire in mente il famoso detto del profeta (su di lui la pace e le benedizioni di Dio):
“Giuro per Dio, non è la povertà che temo per voi ma temo che vi sia dispiegate (le delizie del)la vita terrena come sono state dispiegate a quelli che erano prima di voi e gareggerete per esse come hanno fatto loro ed essa vi annienterà come ha annientato loro”.
Sono insegnamenti che fanno parte dell’Islam ma anche di altre tradizioni e sono l’insegnamento di grandi personalità come San Francesco, Gandhi anche Bob Kennedy ma sono sepolte sotto la polvere del consumismo, anche dagli stessi musulmani.
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