In tempi di emergenza c’è chi è riuscito a sfruttare il contagio per diventare più virale del solito: il governatore della Regione Campania De Luca. Con un incedere oramai quotidiano parla al suo popolo col tipico tono tra l’autoritario, il comico e l’aristocratico. Il contenuto dei messaggi oscilla tra protezione e minaccia e finisce con l’attrarre gli sguardi di spettatori al di là dei confini regionali e perfino nazionali.
Su altri schermi invece va in scena un altro De Luca, nella caricatura magistralmente eseguita da Crozza, che condensa le diverse sfumature del personaggio per restituirne una maschera grottesca.
A questo punto sorge inevitabile la domanda: fa più ridere il De Luca originale o la sua parodia?
La satira che crea consenso e attenua la rabbia: il caso De Luca
Personalmente propendo per il primo ma diciamo che è una questione di gusti…Piuttosto da questo legittimo interrogativo scaturisce una doverosa riflessione sul ruolo della satira, o quantomeno di quella forma di intrattenimento televisivo che si definisce tale.
La satira attacca, mette davvero in difficoltà gli uomini di potere? Oppure li addolcisce, facendone dei ritratti, che diventano poi familiari? Ritratti da appendere alle pareti del nostro immaginario quotidiano, privato e pubblico.
Per quanto Crozza e chi gli scrive i testi siano degli ottimi comici, di sicuro non rispettano l’antica e nobile funzione della satira. Gli uomini politici non vengono ridicolizzati, al contrario diventano divertenti. La caricatura e la parodia oggi hanno l’effetto di renderci familiari i politici coi loro difetti, che così diventano uomini comuni da poter prendere in giro con una pacca sulla spalla, col risultato di sminuire invece i potenziali effetti negativi delle loro decisioni.
Da Berlusconi a Salvini per finire con De Luca
E così prima Berlusconi che da giullare godereccio diventa un vecchio rincoglionito, poi Salvini ritratto come un rude e provinciale sempliciotto e infine l’aristocratico caudillo De Luca. Dopo un paio d’ore di imitazioni, si è riso e la rabbia si è affievolita. Siamo ripuliti per accogliere il giorno seguente le frequenti incongruenze delle vere maschere politiche.
Oggi il politico deve piacere piuttosto che saper decidere
In sintesi la cosiddetta satira non ostacola il potere, anzi lo aiuta a raccontarsi, fornendogli quell’ironia che non dovrebbe far parte della sua essenza. In molti casi i politici usano le loro parodia, le inglobano per rendere più efficace la comunicazione. Sono consapevoli della popolarità legata alla loro immagine caricaturizzata, ci giocano, ne assumono alcune sfumature per rendersi più seduttivi e convincenti. È infatti sempre più evidente come oggi il politico debba piacere, piuttosto che saper decidere. In questo modo si alza il suo indice di gradimento, l’elettorato viene sedotto e forse dopo si prendono realmente le decisioni. Sembra di assistere alla trasposizione nel pubblico dello stereotipo sussurrato in privato: per conquistare una donna devi farla ridere. Capacità sempre più presente nel verbo politico, meno incline alla decisione, che spesso suscita reazioni di odio, e più propenso alla risata, capace di tener vivo il corteggiamento dell’elettorato.
La genialità di Chaplin
Per capire quanto sia mutato il ruolo della satira, basti immaginarsi Hitler che prende spunto da Chaplin (nella versione de Il dittatore) per diventare più persuasivo…! La genialità di Chaplin è consistita proprio nel riuscire a spingere il serio fino alle sue estreme conseguenze, rendendolo così ridicolo, risibile e quindi visibile da un’altra prospettiva, pur conservandone la drammaticità. Crozza e tanti altri, a cominciare dagli ormai invisibili fratelli Guzzanti, si trovano davanti degli aspetti già comici, che basta estremizzare per renderli grotteschi. Insomma non scoprono nulla di nuovo e non rendono comica una paura o un terrore, ma soltanto una parte del carattere di un personaggio pubblico, in sé già ridicola.
Tornando a De Luca..
Torniamo ora a De Luca. Oramai l’immaginario dei cittadini è abituato a sovrapporre personaggio pubblico e caricatura, ridono invece di arrabbiarsi, guardano invece di riflettere, mentre il potere che non si mostra decide veramente. Seduto sul trono mediatico, De Luca difficilmente se lo farà scappare, anche se questo richiederà Ordinanze frequenti e interventi mediatici quotidiani. Questo sia per inclinazione personale, sia per le prossime elezioni che probabilmente si tradurranno in un plebiscito e infine per la gioia di aver scavalcato e ridimensionato un suo grande avversario, mediatico prima che ideologico, il Sindaco di Napoli De Magistris, il cui destino di popolarità è stato segnato dal mutare delle allerte.
Il governatore de Luca.
In periodo di allerta meteo (autunno, inverno) erano diventati quasi quotidiani gli interventi televisivi del Sindaco, volti a rassicurare i cittadini, spiegando le ragioni delle frequenti chiusure di tutte le strutture e spazi pubblici. Con l’esplosione dell’allarme legato al coronavirus, la Regione si è impossessata dello spazio pubblico e del potere decisionale, relegandolo al ruolo di osservatore impotente. Seduto sul suo trono ridimensionato, di fronte allo spettacolo continuo di uno degli uomini più felici del momento: il governatore de Luca.
Nella speranza che non subentri una nuova allerta a ribaltarne i ruoli, magari ci penserà un comico…
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