Ad ognuno di noi prima o poi nel corso della nostra vita tocca affrontare dei momenti di ansia: l’ansia prima di un esame, l’ansia legata al lavoro o l’ansia legata a tensioni familiari o legata ad altre persone. Fra i vari tipi di ansia, uno che ha colpito senza discriminazione tutta la società è l’ansia sociale.
Il disturbo dell’ansia sociale può essere definito come “una condizione di disagio e paura marcata che un individuo sperimenta in situazioni sociali nelle quali vi è la possibilità di essere giudicato dagli altri, per timore di mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo o incapace ed essere umiliato di fronte agli altri.”
Il giudizio
Immagina di dover fare una presentazione davanti ad un pubblico. In quel contesto il battito cardiaco accelera perché percepiamo il pubblico come una minaccia. La radice di questa minaccia è il giudizio. Il termine “giudizio” in questo caso è meglio compreso se in riferimento ad un contesto di vera e propria selezione naturale in cui il gruppo determina la nostra posizione nella gerarchia dello stesso. Ciò fa scaturire dentro di noi una paura ancestrale, quella di non riuscire a diffondere il corredo genetico.
L’ansia sociale repressa
Il contesto di minaccia si traduce poi in comportamenti fisici quali l’abbassare la testa, gli occhi e le spalle per dare il messaggio (volenti o nolenti) di non essere una minaccia. Ma non finisce qui, un forte dialogo interno esplode nella mente che critica la situazione o se stessi manifestando all’interno l’ansia sociale repressa.
L’effetto dell’ansia sul sistema nervoso
Una delle peculiarità dell’ansia sociale è il suo effetto sul sistema visivo. Le ricerche hanno dimostrato che un po’ come quando “sogniamo ad occhi aperti”, durante una crisi d’ansia sociale il sistema visivo lavora meno nel percepire l’esterno, cosa che risulta in un’introspezione intensificata. La soluzione dunque? Guardare gli altri.
L’interazione sociale sana
Quando guardiamo gli altri utilizziamo l’enorme capacità del nostro cervello di captare i segnali del volto umano e capire cosa sta pensando l’altra persona. In questo modo, l’ansia di non sapere cosa pensino gli altri diminuisce e l’attenzione può essere ridiretta verso un’interazione sociale sana. Nel caso di una presentazione in pubblico ad esempio, un buon metodo per diminuire il rischio di ansia sociale è quello di indirizzare la propria attenzione alle singole persone che costituiscono il gruppo in modo alterno.
Provare ansia sociale è normale, ecco come affrontarla
Provare ansia è una sensazione spiacevole ma non anormale. La vita dell’essere umano è tale da rendere più strano il fatto di non avere ansia. La nostra capacità di inferire il futuro e prevedere in continuazione i pro ed i contro ed il solo fatto di essere consci della nostra mortalità, sono fattori che giustificano appieno la nostra ansia. Le ragioni per essere depressi non mancano, il vero mistero è capire come alcuni di noi riescono a non essere ansiosi.
La storia di Mosè
Le religioni monoteiste sono un luogo in cui il tema della lotta contro l’ansia e la paura sono state affrontate in modo interessante. La storia di Mosé ad esempio, è la storia di un uomo cresciuto da Faraone, il tiranno per antonomasia, e le cui mani sono intrise dello stesso sangue che scorre nelle vene di Mosé. Quando Dio sceglie Mosé per la sua missione profetica Mosé si dimostra ansioso.
“Io sono con voi. Ascolto e vedo”
Ha paura di tornare in Egitto, ha paura di affrontare il tiranno, ha persino paura di essere ingrato a colui che nonostante sia un tiranno lo abbia cresciuto da principe. La Bibbia mostra come Mosé proponga addirittura di inviare suo fratello Aronne al suo posto, nonostante la missione sia affidata dal Creatore. Mosé non si sente forte abbastanza. Nel Corano Mosé viene confortato da Dio il quale gli ricorda la sua vita fino ad allora e gli ricorda come in ogni passo fino a quel momento di massima epifania ed intimità col divino il Profeta non fu mai solo. “Io sono con voi. Ascolto e vedo” dice Dio nel Corano a Mosé.
Una società la cui bussola morale è rotta
Se da un lato Mosé riuscirà ad avere da meglio contro Faraone con la sua fede, il coraggio, i miracoli e suo fratello, dall’altro noi non possiamo certo dire lo stesso. Siamo una società la cui bussola morale è rotta, il materialismo ha portato la paura della morte all’estremo, l’individualismo ci ha portati ad isolarci e dimenticare la forza che la comunità e la famiglia possono offrire. Nonostante tutto ciò c’è speranza però.
Se affrontiamo le nostre ansie, ci faranno sempre meno paura
Quando ci ritroviamo ad esporci ad una situazione che ci provoca ansia e paura, se ci sforziamo di affrontarla in modo sano, noteremo che quella stessa cosa inizia gradualmente a farci meno paura. Pensiamo ad esempio a quelle cose che da bambini ci spaventavano, come il buio o lo spazio sotto il nostro letto in cui immaginavamo che ci fosse un mostro. O ancora pensiamo alle paure irrazionali ma dolci dei bambini. L’esposizione a queste “paure” ci porta col tempo a diminuire la paura stessa. Ciò avviene spesso non perché la cosa in sé diviene meno spaventosa, il buio alla fine rimane fisicamente lo stesso.
Dentro di noi, il potenziale per affrontare la situazione
Il motivo è da ricercare dentro di noi. Diventiamo più coraggiosi perché capiamo che da qualche parte, dentro di noi, ci sono le risorse ed il potenziale per affrontare la situazione. Vi è una condizione però, la situazione di stress deve essere scelta volontariamente. Dobbiamo scegliere di essere in quella situazione, e ciò permette alla nostra mente di attingere a delle risorse psicofisiche totalmente diverse rispetto ad una situazione in cui ci ritroviamo involontariamente.
L’uomo coraggioso non è colui che non ha paura, ma colui che conquista quella paura
Ricordare di scegliere di essere in quella situazione ci porta ad un sentimento di sfida che è la chiave per affrontare l’ansia, insieme agli strumenti di cui abbiamo parlato prima.
“Ho imparato che il coraggio non era l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che non ha paura, ma colui che conquista quella paura.” Nelson Mandela
Le opinioni di questo articolo non costituiscono un’indicazione medica ma un consiglio per affrontare l’ansia sociale. Se soffri di una grave ansia sociale dovresti curarla. Il materiale di questo articolo è basato sull’esperienza del Dott. Jordan Peterson, professore di psicologia presso l’università di Toronto.
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