Ecco perchè il Recovery Fund è inutle e pericoloso

L’annuncio della Commissione Europea di far fronte alla crisi economica provocata dal Covid-19, attraverso il Recovery Fund, è stata salutata dagli organi di stampa italiani con grande clamore. La realtà dei fatti dimostra, però, tutt’altro.

Infatti, dalle documentazioni ufficiali si nota che, attualmente, il piano varato dalla Commissione Europea è per adesso solo una proposta, che dovrà passare attraverso il Consiglio Europeo dei 27 capi di stato e di governo per poi essere ratificato dai rispettivi parlamenti.  

 

Necessaria l’unanimità del Consiglio Europeo

Il fatto che stupisce, è che venga preso in considerazione così com’è dagli organi di stampa in forma definitiva. Sappiamo che, il piano per poter essere operativo necessita dell’unanimità del Consiglio Europeo. In questi giorni, vari paesi del Nord Europa si sono dichiarati contrari, come la Danimarca, Svezia, Finlandia, Austria, Olanda e alcuni paesi del gruppo Visegrad.

Basandoci, sull’attuale, proposta si evince che l’Italia potrebbe beneficiare di una somma complessiva, tra sussidi e prestiti, fra i 150 e i 170 miliardi, di questi, 80 miliardi arriverebbero sottoforma di fondo perduto e 91 miliardi di prestiti.

Soldi nostri 

Così come pubblicato dall’osservatorio dei conti pubblici, presso l’università Cattolica di Milano, si nota che le risorse che l’Europa amplierà nel suo bilancio settennale, al quale affiancherà  il Recovery Fund, saranno risorse aggiuntive che verranno attinte dai paesi membri attraverso tasse europee (Digital tax, Carbon Tax). Nel caso dell’Italia, ciò significa, che degli 80 miliardi che riceverà a fondo perduto, 55 sono contributi che l’Italia stessa verserà all’Ue.

Solo 25 miliardi in un arco di tempo di 5 anni

Il netto contabile risulta, quindi, di 25 miliardi spalmati in un arco di tempo di 5 anni, equivale a 5 miliardi l’anno. Una cifra non solo esigua ma ridicola. Nonostante ciò per poter usufruire di queste ridicole somme, come ha tenuto a precisare il Commissario europeo Dombrovskis, ogni tranche di aiuti necessiterà dell’attuazione delle famigerate riforme strutturali che l’Europa ci intima di fare, tagli di spesa, aumento dell’età pensionabile, aumento della pressione fiscale, riduzione del debito e cosi via.

La situazione economica in Italia è drammatica

La situazione economica in Italia e in Europa in generale è molto drammatica, tant’è che tra marzo e aprile, Francia e Germania sono corse ai ripari attuando misure di stimolo economico per arrestare la caduta del PIL, attraverso misure al sostegno dei lavoratori, rimasti inoccupati per via della chiusura forzata.

In Italia, invece, si è deciso in modalità ufficiale lo scostamento di bilancio e il collocamento dei titoli di stato verso la fine del mese di aprile, il che determinerà per l’Italia, secondo le stime della Commissione, il peggior calo del PIL secondo solo alla Grecia.

La soluzione aumentare il proprio deficit di bilancio

Molti analisti finanziari ed Economisti di grande calibro internazionale, come Oliver Blanchard, già dall’inizio della pandemia avevano indicato come la strada maestra per i governi nazionali, sarebbe stata quella di aumentare il proprio deficit di bilancio, per supportare la domanda aggregata e di investimenti pubblici per sostegno all’occupazione e del reddito.

L’evolversi della situazione e degli eventi ha condotto il board direttivo della BCE ad ampliare il suo programma anti-pandemico, invece, inizialmente, attraverso la Presidente Lagarde, che ai primi del mese di marzo, alla domanda della giornalista sullo spread italiano rispose “non siamo qui a chiudere gli spread”, subito dopo la gaffe corresse il tiro, scusandosi.

La rottura dell’eurozona e l’approvazione del PEPP

Per via della turbolenza dei mercati, che avrebbe portato alla rottura dell’eurozona, è stato varato il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), da 750 miliardi per gli acquisti dei titoli di stato nel mercato secondario, visto che, la BCE non può intervenire come qualsiasi banca centrale del mondo per finanziare direttamente lo stato a cui fa riferimento.

La sentenza del 5 maggio della Corte costituzionale

Nonostante, la sentenza, del 5 maggio della Corte costituzionale tedesca, che mira a limitare la politica monetaria della BCE, che a parere di molti analisti doveva contenere gli acquisti della BCE stessa, dei titoli di stato dei paesi ad alto debito pubblico, l’inasprirsi e il tracollo vertiginoso del PIL dell’eurozona ha condotto lo scorso 4 giugno, il Consiglio direttivo e la Banca Centrale Europea ad ampliare il suo programma di acquisti di titoli di stato da 750 miliardi a 1350 miliardi fino al giugno 2021.

Il rapporto debito PIL, per l’Italia arriverà al 160%

La questione che si presenta nei prossimi mesi per il nostro paese è ad un bivio, per lo più non è un problema economico ma bensì una questione di carattere politico, da adesso fino alla fine dell’anno il rapporto debito PIL, per l’Italia, arriverà al 160%. Come affermato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco non vi è un problema di sostenibilità del debito pubblico italiano, finché c’è una garanzia da parte della banca centrale.

Possibile forte sorveglianza macroeconomica 

Il problema sorgerà nell’eventuale caso che le società di rating dovessero declassare il debito italiano a livello di spazzatura, ciò proietterebbe il paese all’impossibilità di accedere ai mercati, che porterebbe al mancato ombrello di protezione della BCE. Oltre a questo scenario, vi è la possibilità che nei prossimi mesi, chi ci governa ricorra per stupidità o malafede al meccanismo europeo di stabilità. Ciò condurrebbe il paese ad una forte sorveglianza macroeconomica, che tradotto in parole povere equivale ad un commissariamento della politica economica con aggiustamenti fiscali, che in questo momento storico significherebbe un genocidio sociale.

La Shock Economy

La proposta della commissione Colao denominata Shock Economy per il rilancio economico dell’Italia, non prevede altro che una privatizzazione selvaggia 2.0, dopo quella avvenuta in seguito a Tangentopoli. Colao propone di creare un fondo di 200 miliardi con le garanzie di tutti gli asset strategici del paese (Eni, Enel, Finmeccanica, Terna ecc.), coinvolgendo, in più anche le aziende municipalizzate di pubblica utilità (quelle per l’erogazione dell’acqua e dell’energia elettrica, quelle dello smaltimento rifiuti, il trasporto locale e così via), inoltre, vi sarebbe la possibilità di attingere alle risorse auree di Bankitalia.

Il club dei paesi di serie B

Il grande rischio per il paese è che le quote di questo fondo, molto probabilmente, con la crisi economica prevista nei prossimi mesi/anni finiranno, per via dell’insolvenza, nelle mani degli investitori internazionali. Decretando la perdita della capacità produttiva, in tal modo, il paese verrà trascinato nel club dei paesi di serie B.

Le conseguenze di 30 anni di politiche liberaliste

Trent’anni di politiche liberiste, basate sulle privatizzazioni, delocalizzazioni, soluzioni di mercato, deregolamentazioni del lavoro, liberalizzazione dei mercati e dei capitali hanno dimostrato in modo scientifico, ove sono state applicate, dei disastri macroeconomici e sociali, aumento delle diseguaglianze, aumento dei debiti privati e pubblici, disoccupazione e perdita di capitale umano.

Perciò la proposta della commissione Colao non può che determinare un impoverimento generale, della popolazione e un arricchimento della classe parassitaria dei banchieri e finanzieri.