Recita un detto tramandatoci dal profeta Muhammad (pbsl), “Dio non manda una malattia senza mandare anche la sua cura”, cosi i musulmani di tutti i tempi sono stati invitati a cercare la cura per le proprie malattie senza mai disperare di trovarla, ricordando sempre che sia la malattia che la cura provengono da Dio, in tal modo rimandando anche la malattia, come qualsiasi altro aspetto della vita, alla sua dimensione trascendente.
L’insieme delle tradizioni (al-Hadith) attribuibili al profeta dell’Islam che riguardano la medicina, se considerate come un corpus unico, vanno a costituire la cosiddetta Medicina del Profeta (Tibb al-nabbi). Nella tradizione islamica diversi autori hanno compilato opere dedicate, raccogliendo tutti gli Hadith (Le tradizioni orali) sull’argomento e cercando di dare una qualche coerenza ad un insieme di informazioni nate in modo non organico e quindi slegate tra di loro che sfuggono a qualsiasi tentativo di sistematizzazione.
Gli Hadith, le tradizioni orali
Si tratta infatti di consigli dati nelle occasioni più diverse, più spesso nel caso di specifiche vicissitudini di salute, spesso come raccomandazioni igieniche e profilattiche generali, comunque mai con l’intento di fornire un insegnamento medico teorico. Risulta difficile delimitare il campo della scienza medica quando essa non trova soluzione di continuità con gli altri aspetti della vita, quando cioè da una parte il concetto di salute viene esteso non solo al corpo fisico, ma coinvolge anche la sfera psichica e spirituale, dall’altra anche gli equilibri familiari e sociali sono considerati come fattori contribuenti alla salute del singolo. Si può affermare che la medicina del profeta sottende il concetto di medicina olistica più ampio immaginabile.
Gli argomenti toccati dalla Medicina del Profeta
Gli argomenti toccati dalla Medicina del Profeta sono i più vari, dal trattamento dell’epilessia a quello della sciatica, dalla stipsi al mal di testa, dalle paralisi agli eczemi. Sicuramente i temi più interessanti, perché più fruibili al giorno d’oggi, sono quelli che trattano di quella che potremmo chiamare medicina preventiva o igiene. I consigli sulla dieta non trascurano di prendere in considerazioni anche le modalità del mangiare, viene ad esempio sconsigliato il mangiare distesi. La quarantena era raccomandata riguardo alle malattie contagiose. Oggi sappiamo che la rabbia è trasmessa dalla saliva dei cani, per cui risulta stupefacente la saggezza della seguente raccomandazione: “Se un cane rabbioso mette il suo muso in una delle vostre pentole, lavate la pentole sette volte, una di queste il lavaggio sia fatto con la terra”. L’igiene del sonno, quella dei rapporti sessuali, il vestire, solo per dare un’idea degli argomenti trattati.
La descrizione dell’Hijama
Particolarmente interessante è la descrizione dell’Hijama, pratica molto diffusa ancora oggi nei paesi a maggioranza musulmana, che consiste nella coppettazione e scarificazione di alcuni punti del corpo a scopo profilattico generale o terapeutico in caso ad esempio distorsioni degli arti. Forse quest’ultimo tema è uno di quelli su cui si è scritto maggiormente, su i cui presupposti nei secoli si sono formate diverse scuole di pensiero e quindi quello su cui i pareri dei diversi autori sono più palesemente discordanti. Uno su tutti, la polemica sull’opportunità di eseguire la coppettazione sulla nuca, pratica che mentre per alcuni costituisce una sorta di panacea per diverse malattie tra cui l’emicrania, per altri, come il ben noto Ibn Sina/Avicenna, ritenuta tanto pericolosa da poter recare danno alle capacità mnemoniche dell’individuo.
La concezione ippocratica degli umori
Nel corso dei secoli i diversi autori che si sono confrontati con queste tradizioni hanno cercato di dare un ordine coerente all’insieme delle informazioni, cercando di trovare le spiegazioni sottese alle raccomandazioni profetiche per poter cosi arrivare a dei principi generali. Questa operazione, essendo una forzatura, non ha potuto che portare a una gran confusione e a opinioni discordanti. Inoltre, essendo questo processo dominato dalla concezione ippocratica degli umori, risulta oggi giorno difficilmente fruibile per non dire fortemente discutibile, per non parlare del fatto che al giorno d’oggi difficilmente qualcuno, punto da uno scorpione, lo taglierebbe a metà per poi strofinarlo sulla ferita!
“Tibb al-nabi”, la descrizione di tutti i tipi di febbre
A titolo di esempio a partire dal seguente hadith: “La febbre viene dal fuoco dell’inferno, raffreddatela con l’acqua” al-Suyuti (Egitto 1445-1505 dc) nella sua raccolta “Tibb al-nabi” ,va a descrivere tutti i diversi tipi di febbre , putrida, etica, biliare, splenica, terzana et….citando poi Galeno consiglia l’ossimele (acqua, aceto e zucchero) per aumentare il potere raffreddante dell’acqua e passa poi in rassegna i rimedi adatti per ciascun tipo di febbre, olio di violette per la febbre con insonnia, sciroppo di prugne per quella biliare et. spiegando il tutto secondo la teoria degli umori. Ibn Qayyim (1292 – 1350 dc) nella sua opera dal medesimo titolo della precedente, effettua una diversa classificazione delle febbri e, seguendo un ragionamento che potremmo dire di tipo fisiopatologico, conclude come sia corretto raffreddare la febbre solo in determinati casi (febbri contingenti) mentre vada essa lasciata svolgere il suo benefico effetto in altri (febbri patologiche).
L’Hijama, parte della pratica religiosa
Se oggi, come in effetti accade, qualcuno cercasse di spiegare secondo il nostro sistema di pensiero la medicina del Profeta, incorrerebbe nel medesimo errore degli autori che si sono succeduti nei secoli, sarebbe di fatto una falsificazione. Questo non vuol dire rinunciare ad esempio alla pratica dell’Hijama o alle raccomandazioni di uso generale, i cui benefici possono essere testimoniati da tutti coloro che le mettono in pratica come parte delle loro pratica religiosa.
L’equilibrio richiesto al credente
Stringendo quindi il campo alle fonti citate più che alle loro interpretazioni, si può comunque ricavare una osservazione generale. La malattia come pure la sua cura procede sempre da un principio causale trascendente la materia, presupposto questo che mai lascia spazio alla visione del corpo malato come semplice risultato di una concatenazione materiale di eventi.
Sembra esprimersi, anche in ambito medico, l’essenza dell’equilibrio richiesto al credente, spinto a cercare il sollievo alle proprie infermità o a mantenere il proprio stato di salute, senza per questo rinunciare a ricercare il senso delle cose che gli accadono.
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