Abbiamo intervistato Mohammad Ammari Zayed, membro del Consiglio Presidenziale Libico e ministro dell’Istruzione del governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Le ultime settimane hanno visto un ribaltamento della situazione in Libia: il governo di accordo nazionale con sede a Tripoli e guidato da Fayez al Sarraj prima assediato nella stessa capitale libica dalle forze di Haftar ora è passato al contrattacco. Ha rotto l’assedio e dopo aver conquistato diverse città sia ad Ovest che ad Est di Tripoli sta procedendo verso Sirte proprio in queste ore.
Partiamo dalla situazione militare, ci può spiegare qual’è oggi la situazione sul campo?
Dall’aprile del 2019 eravamo sotto attacco delle forze del generale golpista Haftar e dei suoi alleati stranieri, Tripoli è stata mesi sotto assedio e le forze di Haftar non avevano nessuno scrupolo a bombardare la popolazione civile, è stata una situazione molto difficile ma ora, da quando nel marzo del 2020 abbiamo lanciato l’operazione Tempesta di Pace, siamo riusciti in primis a rompere l’assedio intorno alla capitale, a bloccare l’avanzata nemica, e da qualche settimana siamo passati al contrattacco riuscendo a liberare numerose città sia ad Ovest come ad esempio Sabrata dove aveva sede un’importante base di Haftar che a Sud-Est di Tripoli, città come Bani Walid e Tarhuna.
Attualmente puntiamo su Sirte che è un punto strategico nell’avanzata verso Est.
Ciò che ha fatto la differenza è stato il ruolo dell’aviazione e della contraerea che fino a pochissimi mesi fa era un vantaggio strategico delle forze di Haftar e dei suoi alleati internazionali.
Eravamo in grado di combattere ma senza aviazione e contraerea eravamo in grande svantaggio.
Di fronte a questo capovolgimento di fronte alleati di Haftar come l’Egitto chiedono una tregua e di ritornare al tavolo per il negoziato politico, avete intenzione di continuare ad avanzare verso Est o si apre una nuova fase negoziale?
Il nostro è l’unico governo legittimo della Libia, siamo nati con un accordo nazionale promosso dalle Nazioni Unite e abbiamo la legittimità per controllare tutto il territorio nazionale. È nostro dovere quindi liberare tutto il paese.
Attualmente controlliamo tutta la regione occidentale e mano a mano che avanziamo ristabiliamo la presenza dello Stato in quei territori.
Noi non possiamo accettare Haftar come controparte, non c’è nessuna negoziato possibile perchè è un criminale di guerra e non è un’opzione trattare con lui. Per mesi ha bombardato i civili senza pietà, dall’aprile del 2019 si è offerta ad Haftar la possibilità di negoziare ma non ha mai voluto. L’unica cosa a cui ha sempre aspirato è essere il nuovo dittatore della Libia.
Noi conosciamo benissimo le loro tecniche, quando sono in difficoltà chiedono una tregua, ricominciano a parlare di negoziati, di intervento internazionale, ma è solo un modo per guadagnare tempo e cercare di riorganizzarsi militarmente.
La realtà è che Haftar è responsabile della morte di migliaia di libici e ora la porta del negoziato è definitivamente chiusa.
Quale è stata la reazione della popolazione libica delle città che avete riconquistato?
Bisogna guardare i video di Subrata, di Tarhuna, per vedere con quale entusiasmo siamo stati accolti, la gente in festa per le strade ha festeggiato la fine della paura, la possibilità di poter dormire tranquilli finalmente senza l’incubo della guerra.
Io vivo nel centro di Tripoli ed ogni notte ho sperimentato l’ansia e la paura per i bombardamenti degli assedianti, posso capire benissimo il sentimento che si prova prova ad essere liberi da questro terrore.
Qual’è la situazione umanitaria nelle città che avete liberato?
Noi quando entriamo in una città oltre a ripristinare immediatamente la sicurezza dei cittadini e ristabilire legge ed ordine nominiamo una nuova amministrazione municipale, in realtà la nominiamo ancora prima di entrare, in modo che possa partire immediatamente con l’amministrazione della città e possa da subito garantire i servizi essenziali ai cittadini.
La situazione umanitaria non è facile perchè la guerra oltre agli effetti diretti ha degli effetti indiretti che colpiscono la poplazione. In primis la crisi economica e poi la grave situazione dei profughi interni. Inoltre Haftar ha lasciato moltissime mine nelle zone che erano sotto il suo controllo e questo è un grosso problema, che attualmente ostacola il ritorno di migliaia di persone nelle loro zone d’origine. Ci vorranno mesi per sminare e permettere agli sfollati di tornare a casa.
L’Italia ha offerto il suo sostegno nelle operazioni di sminamento e di questo siamo molto grati.
Qual’è secondo lei il modello di Stato in grado di garantire un futuro di stabilità alla Libia viste le differenze territoriali, tribali e politiche presenti nel paese?
Lo Stato libico si baserà su un modello di governo unitario ma decentralizzato, anche in accordo con i presupposti delle Nazioni Unite sui cui è nato il nostro governo, vogliamo puntare su una forte autonomia municipale. Stiamo lavorando con il ministero del governo locale per permettere un vero decentramento.
I capisaldi dello Stato libico devono essere appunto il decentramento, le istituzioni forti a livello centrale, l’indipendenza del potere giudiziario e la sovranità nazionale.
Oggi ci reggiamo sulla Dichiarazione Costituzionale dell’ottobre 2011 e la Commissione Costituzionale ha iniziato a lavorare sulla bozza Costituzione nel 2014, ogni road map politica deve portare ad una nuova Costituzione approvata da un referendum popolare, sicuramemente non è contemplato un modello di Stato federale.
Dalla caduta di Gheddafi ad oggi si è parlato spesso di un progetto di spartizione della Libia, in particolare si conoscono le mire dell’Egitto che vorrebbe annettersi una parte della zona orientale, ad oggi considera che ci siano forze che operano per la divisione della Libia e quali sono?
Ogni tentativo di divisione viene da fuori, è frutto dell’influenza esterna con l’obiettivo di prendere le nostre risorse attraverso la destabilizzazione del paese. Queste forze esterne hanno trovato alleati in certe zone del paese in cui dal 2011 il governo non è riuscito a portare legge, ordine e servizi essenziali in un quadro di stabilità amministrativa. Nel momento in cui riusciremo a realizzare un sistema in cui tutti i libici saranno trattati con uguaglianza di diritti non dovremo più temere le influenze esterne perchè i libici capiranno che i loro interessi coincidono con l’unità della nazione. Il nostro governo sta lavorando con questo obiettivo attraverso l’implementazione del sistema delle autonomie locali.
Considera che la Libia aldilà del suo valore strategico intrinseco possa rappresentare un campo di battaglia ideale per le potenze che attualmente si contendono l’egemonia sul Mediterraneo e sul Medio Oriente?
In un certo senso si, sta succedendo anche questo ma bisogna chiarire una cosa prima di tutto:
Dal 2014 ad oggi le forze di Haftar hanno potuto contare sul sostegno di molti paesi tra cui Egitto, Emirati, Giordania, Russia e Francia mentre noi non siamo stati sostenuti militarmente da nessuno, eravamo assolutamente soli, e questo nonostante fossimo il governo nato sotto il patrocinio dell’ONU e l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale.
Su questo c’è stata una grandissima ipocrisia da parte di molti paesi. L’esempio di massima ipocrisia politica è stato quello della Francia, ma i calcoli dei francesi si sono rivelati sbagliati ed ora stanno cercando di tornare sui loro passi e trovare una via negoziale. Il punto però è che cercano un posto per Haftar nel futuro politico della Libia. Questo atteggiamento rappresenta solo un’altra modalità d’azione della stessa strategia, quindi cercano di portare avanti il loro progetto con mezzi politici dove hanno fallito i mezzi militari.
Secondo alcune fonti a Mosca si sarebbero stancati di Haftar e i russi starebbero mutando atteggiamento, è vero?
Ci farebbe piacere sapere che la Russia non sostiene più Haftar ma noi siamo in guerra e non possiamo badare molto alle parole, quello che vediamo con certezza è la realtà sul campo di battaglia, quindi fino a quando ci saranno i mercenari del Wagner Group nella base aerea di Al Jufra queste voci non valgono niente.
I russi devono immediatamente lasciare la Libia.
Noi abbiamo tutto l’interesse a coltivare buone relazioni con la Russia, per noi è un partner importante sin dai tempi di Gheddafi e abbiamo tanti ambiti in cui potremmo cooperare in futuro ma la premessa indispensabile è che lascino immeditamente la Libia e cessino il sostegno ad Haftar.
L’Italia e la Libia hanno relazioni storiche importantissime e l’Italia è stata uno dei fautori della nascita del Governo di Accordo Nazionale però negli ultimi anni sembra aver avuto un atteggiamento freddo ed altalenante, qual è lo stato delle relazioni con l’Italia ora.
La relazione tra Libia e Italia è una relazione unica, fondamentale per entrambi i paesi, l’Italia è il nostro primo partner commerciale e l’atteggiamento italiano, proprio per questa ragione in questi ultimi anni non è stato sempre all’altezza delle aspettative.
Abbiamo visto come la posizione dell’Italia è stata altalenante e con reazioni lente, una posizione in balia della politica interna italiana.
Nel 2016/2017 il governo Gentiloni ha dato un importe sostegno alla nascita del Governo di Accordo Nazionale e lo stesso Gentiloni è stato il primo leader a visitare Tripoli due giorni dopo l’insediamento del nostro governo nella capitale.
Con il cambio di governo a Roma, con il Conte I abbiamo notato un cambiamento in negativo, l’Italia ha iniziato ad avere una posizione confusa, fluttuante e questo ha lasciato un grande spazio alla Francia e si è persa l’occasione di orientare l’Europa verso una politica più saggia sulla Libia.
Ora con il governo Conte II notiamo dei miglioramenti nell’approccio italiano l’ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino è molto attivo e noi vogliamo assolutamente che le relazioni con l’Italia siano all’altezza della Storia di amicizia tra i nostri popoli e degli interessi strategici.
Abbiamo fatto un buon lavoro insieme, a partire dal Memorandum di cooperazione sul dossier immigrazione e dobbiamo continuare su quella strada.
L’intervento della Turchia è riuscito a ribaltare gli equilibri del conflitto a vostro favore, molti ora vedono con preoccupazione il ruolo turco.
Quando Haftar ha iniziato la sua offensiva abbiamo fatto appello a tutti i nostri partner per chiedere sostegno contro le sue armate di mercenari che sono giunte ad assediare Tripoli e a bombardare la popolazione civile per mesi.
La maggior parte dei paesi che non sostengono Haftar hanno deciso di sedersi e stare a guardare invece di soccorrerci. Abbiamo fatto esplicitamente appello anche all’Italia, chiedendo sostegno militare e politico ma i nostri appelli sono caduti nel vuoto
L’unico paese che ha risposto in maniera forte è stato la Turchia, l’accordo marittimo con la Turchia è arrivato sette mesi dopo l’inizio dell’offensiva di Haftar.
La Turchia ci ha dato un sostegno militare determinante per rompere l’assedio a Tripoli, stavamo combattendo da soli contro una coalizione di molti paesi che hanno investito miliardi contro di noi, che hanno introdotto in Libia mercenari dal Sudan, dal Ciad, dalla Russia e da altri paesi.
Questa situazione ha provocato una grande delusione soprattutto nei confronti di paeso tradizionalmente amici e ha rinsaldato il rapporto con la Turchia. Mi sembra ovvio che questo si rifletterà nelle relazioni future con tutte le implicazioni in ambito di relazioni commerciali. Abbiamo bisogno di ricostruire il paese e chi ci ha aiutato in questa fase difficile sarà nostro partner anche nella ricostruzione.
Qual è stata la reazione dell’Italia all’intervento turco?
Abbiamo visto un cambiamento positivo nell’atteggiamento italiano, a partire dal fatto che l’Italia non ha firmato la Dichiarazione del Cairo quindi abbiamo visto un cambiamento ma questo non è sufficiente. L’ Italia è un nostro alleato chiave sia dal punto di vista commerciale che strategico e dev’essere chiaro che in Libia c’è solo un governo legittimo e si puo parlare solo con quello e non con un criminale di guerra golpista come Haftar.
L’Italia si sveglia oggi dal sonno libico, ora è tempo di intervenire a difesa di Tripoli
Le principali zone di produzione petrolifera e i terminali di esportazione del greggio sono maggioritariamente in mano alle forze dei vostri nemici attualmente, come prevede che si evolverà la situazione su questo versante?
Abbiamo appena riattivato produzioni importanti come El Sharara ed El Fil ma è vero che per ora la zona petrolifera orientale è sotto controllo di Haftar. Il nostro obiettivo è quello di recuperare tutto quel territorio per ristabilirvi la sovranità dello Stato.
La NOC ( National Oil Company) lavora con compagnie di diversi paesi: Regno Unito, Austria, Spagna, Francia, Italia ecc ma sicuramente una volta portata a termine la liberazione di tutto il Paese ci sarà una corsia preferenziale per chi ci ha sostenuto quando eravamo in difficoltà, per chi è stato con il popolo libico perchè ci sono paesi che sono stati a guardare mentre ci bombardavano ed altri, come la Turchia, che ci hanno teso una mano.
Noi però siamo ancora in guerra ancora quindi la porta per chi vuole aiutarci a sconfiggere i golpisti è ancora aperta. Non abbiamo bisogno di aiuto militare, il sostegno della Turchia sotto quel profilo basta e avanza, abbiamo bisogno di sostegno politico e di azione nelle sedi internazionali per condannare e bloccare la politica di Haftar e i suoi sponsor.
La Banca Centrale Libica ha un ruolo strategico anche in questo conflitto perchè è l’istituzione che riceve e gestisce i proventi del petrolio, come funziona? È corretto dire che fino ad ora ha finanziato sia le istituzioni di Tripoli che quelle dell’Est?
La Banca Centrale finanzia il bilancio del Governo di Accordo Nazionale e il Governo poi finanzia tutte le istituzioni. Noi paghiamo per i funzionari che lavorano in tutto il paese, per gli insegnanti, per i tecnici, per i medici sia dell’Ovest che dell’Est.
Nella città di Al Bayda ha sede il governo illeggittimo di Haftar, questo governo ha speso in modo improprio 50 miliardi di dinari libici persi in corruzione e per finanziare la loro guerra.
Questa operazione ha colpito duramente il dinaro libico perchè ha causato la sua svalutazione di fronte al dollaro con conseguenze nefaste per la nostra economia.
Da due anni a questa parte siamo riusciti a far si che nemmeno un dinaro arrivi dalla Banca Centrale a finanziare le forze di Haftar.
Sono stati stampati in Russia 7 miliardi di dinari falsi e questo ha peggiorato ulteriormente la situazione dell’inflazione.
Sembra che ci siano delle fratture nel campo guidato da Haftar, vede possibile che i suoi lo rimuovano per cercare un uomo nuovo che possa anche negoziare con voi?
Queste voci sono ricorrenti, è possibile che le potenze regionali stiano cercando un rimpiazzo ma è importante capire che noi stiamo combattendo un progetto che vuole riportare la Libia all’epoca della dittatura, quindi Haftar o meno noi continueremo a combattere fino a quando la Libia non sarà unità, libera e sovrana.
Erdogan pochi giorni fa ha dichiarato di aver avuto un colloquio con Trump sulla situazione libica e di aver sostanzialmente ricevuto un nulla osta all’avanzata militare. Come giudica la posizione americana fino ad oggi?
Sappiamo che il 2020 è un anno di elezioni negli Stati Uniti e che pertanto l’attenzione è più focalizzata sul fronte interno, poi c’è stato il Covid 19 e le tensioni interne di questi giorni, in ogni caso abbiamo apprezzato le dichiarazioni positive dell’Ambasciata USA in Libia e del Dipartimento di Stato. Denotano un maggior impegno americano e la maggiore attenzione che gli USA riservano all’entrata in scena della Russia. C’è preoccupazione a Washington per l’intervento russo e c’è stata una condanna dell’impiego di mercenari in Libia, questo mette a rischio la sicurezza europea. Ci aspettiamo che questa maggiore attenzione americana porti un maggiore impegno italiano.
Crediamo che il Mediterraneo resti strategico per gli Stati Uniti e siamo contenti che le due maggiori potenze della NATO, USA e Turchia, cooperino nell’interesse della stabilità della Libia.
Con tutte queste interferenze di grandi potenze mondiali e regionali come farete a garantire un futuro di sovranità nazionale alla Libia?
Una cosa è certa, il futuro della Libia verrà deciso dai libici.
Riceviamo sostegni e saremo riconoscenti agli amici che ci aiutano nel momento del bisogno ma non accetteremo nessuna interferenza sulla nostra sovranità.
Il popolo libico vuole decidere il suo futuro in maniera pacifica, sono troppi anni che combattiamo, abbiamo combattuto i mercenari di Haftar ma mai i cittadini libici dell’Est, loro non sono e non saranno mai nostri nemici. Abbiamo avuto molti martiri che sono caduti prima per liberare il paese dalla dittatura di Gheddafi e poi per impedire la dittatura di Haftar, non svendermo il nostro paese a nessuno.
La questione è molto chiara, chiunque cercherà di dividere la Libia sarà nostro nemico.