L’area del Vicino Oriente (comunemente e erroneamente chiamato Medio Oriente) è stata uno degli scenari principali della Prima Grande Guerra. L’intervento dell’Impero Ottomano – che al tempo controllava quei territori a fianco dell’Impero Austro-ungarico e della Germania (gli Imperi centrali) – determinò enormi cambiamenti che ridisegnarono nuovi assetti statuali e nuove aree di influenza.
Nel Vicino Oriente guerre d’interesse, le differenze dottrinali non c’entrano
Le conseguenze dell’esito della prima guerra hanno ancora un peso determinante nella dinamica politica di tutta l’area che oramai è un teatro di raccapriccianti eventi che stanno stravolgendo drammaticamente la vita di milioni di persone. Moltitudini in fuga costrette ad abbandonare le proprie case. Sono fatti che spesso vengono letti in base a interpretazioni religiose.
Questo genere di spiegazione che di fatto semplifica una realtà intricata quanto fluida, rischia di trascurare aspetti fondamentali per comprendere il quadro complessivo dell’area e l’influenza della dinamica geopolitica mondiale attuale
I maggiori giacimenti mondiali di petrolio e di gas naturale
Il Vicino Oriente costituisce un nodo strategico per il controllo delle vie di comunicazione che collegano tre continenti: Asia, Africa ed Europa per cui numerosi attori della politica mondiale entrano in forte concorrenza tra di loro. Inoltre in questa vasta area si trovano i maggiori giacimenti mondiali di petrolio e di gas naturale, rendendolo una fonte primaria per l’approvvigionamento energetico.
Le tensioni risalenti già all’epoca della guerra fredda hanno subito un inasprimento con la prima guerra del Golfo (Iraq e Iran, 1980-1988) e si sono ulteriormente accentuate dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Il contesto attuale è diventato uno scenario di scontro tra innumerevoli belligeranti. Fondamentalmente si è di fronte ad un conflitto intra-islamico tra la Turchia, la Repubblica Islamica dell’Iran e il Regno dell’Arabia Saudita; Ognuno di questi paesi persegue da una parte il mantenimento della propria posizione e dall’altra tenta di raggiungere maggiori benefici.
Forti contrasti e contraddizioni
Va notato che anche la lettura che tende ad addebitare la causa della frattura tra l’Arabia Saudita e l’Iran alla divergenza dottrinale tra la maggioranza sunnita e la corrente minoritaria sciita, rischia di essere parziale e poco chiarificatrice, nel momento in cui la politica della Turchia diverge anche da quella saudita e da quella egiziana, pur essendo tutti e tre i paesi di orientamento sunnita. Mentre constatiamo, come abbiamo poc’anzi menzionato, l’appoggio iraniano a movimenti sunniti come Hamas e Jihad Islamica in Palestina. Un ulteriore esempio, in questa direzione, è dato dalla posizione iraniana rispetto al conflitto del Nagorno-Karabakh, zona contesa tra l’Armenia cristiana e l’Azerbaijan islamico a maggioranza sciita. L’Iran infatti, per motivi geo-strategici, appoggia l’Armenia piuttosto che l’Azerbaijan.
Come si evince da questa breve descrizione, il panorama politico del Vicino Oriente è carico di forti contrasti e contraddizioni, non da ultimo per l’annoso conflitto Israelo-palestinese che per decenni ha rappresentato la causa principale di instabilità per tutta la regione.
Oltre al conflitto Israelo-palestinese, ricordiamo anche la Federazione Russa e gli Stati Uniti
Attualmente nel Vicino Oriente agiscono innumerevoli attori, grandi, medi, piccoli e piccolissimi, ed ognuno di essi cerca di giocare al meglio le proprie carte, a volte in collaborazione dichiarata e altre volte in accordi fatti dietro le quinte. In questo quadro va ricordato che anche la Federazione Russa e gli Stati Uniti hanno a disposizione dei giocatori locali che si muovono sullo scacchiere in funzione degli interessi degli uni o degli altri. Gli osservatori delle vicende politiche del Vicino Oriente si trovano quindi di fronte ad un quadro di enorme complessità in cui è pressoché impossibile fare delle previsioni. Sperare in una schiarita nel prossimo futuro risulta arduo, vista anche la paralisi delle istituzioni internazionali e in particolare l’inerzia che distingue l’azione dell’ONU.
Non rimane altro che sperare nello sviluppo di un pensiero civile trasversale nei diversi paesi del mondo, capace di leggere e affrontare le drammatiche condizioni in cui versano le popolazioni del Vicino Oriente.