Associated Newspapers, l’editore di Daily Mail e MailOnline, ha pubblicato le scuse incondizionate e ha pagato 120.000 sterline per diffamazione nei confronti dei Garanti di Interpal, un’organizzazione caritatevole registrata con sede nel Regno Unito che sostiene i palestinesi bisognosi tramite progetti di aiuto e sviluppo. I giornali associati pagheranno anche le spese legali dei Garanti.
La denuncia dei Garanti di Interpal si riferiva ad articoli pubblicati il 2 e 15 agosto 2018, in cui si sosteneva falsamente che Interpal aveva sostenuto un “festival dell’odio” a Gaza in cui i bambini avevano inscenato in una pantomima l’omicidio di ebrei. In realtà – come Mail e Mail Online ora hanno pienamente riconosciuto – benché Interpal (tra molti altri) avesse partecipato al finanziamento del festival, certamente non aveva inteso finanziare o supportare la rappresentazione teatrale (che ha costituito una piccola parte di un evento molto grande) di cui non era a conoscenza. Al contrario, i garanti, non appena venuti a conoscenza dell’opera teatrale l’avevano inequivocabilmente condannata.
A peggiorare le cose, l’articolo del 15 agosto faceva riferimento al fatto che Interpal era stata classificata negli Stati Uniti come “un’organizzazione terroristica globale”, lasciando così ai lettori la netta impressione che Interpal fosse un’organizzazione terroristica e che i suoi amministratori dovessero essere considerati terroristi.
Ciò che l’articolo non aveva affatto chiarito, tuttavia – e come MailOnline ha ora riconosciuto nelle sue scuse senza riserve – è il fatto che la designazione americana (che risale a oltre diciassette anni fa, nel 2003) è sempre stata fortemente contestata da Interpal e dai Garanti a cui, insieme all’ente di controllo del Governo britannico (la Charity Commission) le autorità statunitensi non hanno mai fornito le prove delle loro accuse; il fatto che Interpal e i suoi Garanti respingono fortemente ogni illazione che sostengano o siano coinvolti nel terrorismo; ed il fatto che Interpal continua a operare in modo del tutto legittimo sotto l’egida e la supervisione della Charity Commission.
In effetti, la Commissione ha indagato su Interpal in diverse occasioni, anche in seguito alla designazione degli Stati Uniti, e non ha trovato alcun motivo per modificare il suo status di organizzazione umanitaria.
Congiuntamente alla pubblicazione di scuse senza riserve nei confronti degli amministratori di Interpal, MailOnline ha dovuto confermare che “né Interpal, né i suoi amministratori sono mai stati coinvolti o hanno fornito supporto per attività terroristiche di alcun tipo”