Coronavirus in Egitto: medici esasperati perché abbandonati dallo Stato.
Egitto, medici vicini alla rivolta. Venticinque operatori sanitari sono infatti morti di Covid-19, e molti dei loro colleghi si dimettono o minacciano di protestare scioperando.
Mohamed Abdel Latif,uno dei medici vicini alla rivolta, trovatosi a sostituire l’ennesimo medico colpito da Covid-19 dichiara:
“Ormai 20 pesone della mia classe di laurea hanno contratto il covid, altre della stessa classe pensano di dimettersi dal ruolo di medico per lasciare il paese oppure per fare richiesta per il master. Alla fine, se questi medici decideranno di non operare più in prima linea perché senza protezioni, il paese sarà avvolto nel caos. Per questo il ministro della salute sembra non essere ancora in grado di capire le possibile conseguenze del malcontento dei medici vicini alla rivolta.” Ha dichirato a Middle East Eye.
Lo stesso Abdel Latif è entrato in contatto con un collega infetto. La direzione dell’ospedale gli ha consigliato di restare in auto-isolamento per due settimane dato che il governo egiziano non mette a disposizione i test per la maggior parte del personale medico egiziano.
Abdel Latif per non privare l’ospedale di un buon medico come lui , si è ritrovato a pagare 5.000 sterline egiziane ($ 315) per fare il test risultato successivamente negativo.
“Fortunatamente, la mia famiglia può permettersi i test in un ospedale privato. Migliaia di medici però non possiedono tale privilegio “
L’Egitto conta già 25 operatori sanitari deceduti per colpa della pandemia.
Per questo in Egitto decine di medici vicini alla rivolta, incluso Abdel Latif, pensano che il ministero della salute abbia preso decisioni ingiuste data la mancanza di test disponibili e la carenza cronica dei dispositivi di protezione.
L’insufficienza dei test è così evidente che anche le Nazioni Unite hanno chiesto al governo egiziano di aumentare drasticamente il numero dei test.
Il Sindacato medico egiziano ha accusato il ministro della salute di non proteggere il personale medico che inizia a dimettersi a causa della scarsità dell’equipaggiamento e per un insufficiente paga.
Come è comune con chi critica il governo egiziano, i medici vicini alla rivolta sono stati accusati, dai media e dai funzionari filo-governativi, di essere cellule del gruppo di opposizione dei Fratelli Musulmani.
Inizialmente i medesimi operatori sanitari venivano considerati come “l’Esercito bianco egiziano”.
Diversi canali televisivi di proprietà dell’intelligence egiziana e dei partiti filo-governativi avevano mandato in onda filmati in cui paragonavano il lavoro svolto dai medici a quello svolto dall’esercito e dalla polizia, a volte aggiungendo nei video canzoni che lodano Abdel Fattah el-Sisi.
Tuttavia, ore dopo le intimidazioni dei medici di scioperare e dimettersi, quest’ultimi insieme al Sindacato medico egiziano, si sono ritrovati improvvisamente ad essere condannati come “marionette della Fratellanza” anche dal quotidiano statale Al-Ahlam.
Ugualmente l’esercito Youm7 accusò il consigliere del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Yasin Aktay, di alimentare il malcontento dei medici. Un altro sito web, Sada al-Balad, incolpò il dissidente e informatore egiziano Mohamed Ali di “eseguire gli ordini ricevuti da apparati di intelligence stranieri per incitare alla furia tra i medici”.
Maysa Atwa, un membro del parlamento, ha dichiarato al MEE che “le polemiche fatte dai medici sono incitate e promosse dal gruppo terroristico dei Fratelli musulmani“.
Alla richiesta di prove per sostenere l’accusa fatta al gruppo dei Fratelli Musulmani, il parlamentare filo-governativo ha dichiarato: “Diversi account e siti web aderenti al gruppo terroristico stanno dando l’impressione di uno stato che non apprezza e non protegge “l’Esercito bianco dell’Egitto “e ancora secondo questi siti i dottori sono stati abbandonati dal popolo e dal governo”.
Per quanto riguarda le richiesta di dimissioni o di sciopero, Atwa ha affermato: “saranno considerate come atti di alto tradimento”, aggiungendo che “servire la nazione in un tempo così critico è un ruolo patriottico che nessuno dovrebbe abbandonare”.
“Lo stato usa queste accuse per contrastare qualsiasi critica, anche quando tale critica è per il bene dei cittadini”, ha detto una fonte che nega di avere legami coi Fratelli Musulmani al MEE.
“Le richieste dei medici vicini alla protesta sono del tutto legittime e per niente con fini politici. Abbiamo bisogno di protezione, test PCR [Covid-19], aree per la quarantena, ed è normale dare la priorità agli operatori sanitari dato che un medico malato rischia di infettare dozzine di pazienti e dozzine di colleghi “.
La fonte inoltre confessa che la situazione attuale è terribile:“Diversi ospedali stanno mandando via i pazienti, per la mancanza dei letti”, ha dichiarato la fonte.
“Chiediamo al governo e al popolo di pensare in modo realistico. Se un gran numero di medici viene infettato dai propri colleghi, chi curerà noi dottori quando saremo ammalati? ”
Un altro medico dell’ospedale generale di Dmerdash, sostiene che uno sciopero è l’ultimo dei problemi del governo.
“Il vero pericolo è che i medici smettano di presentarsi al luogo di lavoro, sia perché sono morti, malati o per paura di contrarre il virus”, ha detto il medico al MEE, parlando in anonimo vista la sensibilità dell’argomento.
Inoltre avverte del reale rischio in base al quale “centinaia dei medici appena laureati decidano di rinunciare a lavorare per proteggere se stessi e le loro famiglie”.
“Per quanto riguarda invece quelli che attualmente lavorano, potrebbero abbandonare il loro incarico quando vedranno che la priorità del governo sta maggiormente nel salvare celebrità, parlamentari e membri della magistratura”, ha aggiunto.
Samia, un medico di 29 anni dell’ospedale Agami di Alessandria, ha dichiarato al MEE: “I medici non hanno bisogno di canzoni, promozioni e slogan che li paragonino ad un esercito. Continuano a fare il loro lavoro nonostante siano sottopagati e sovraccarichi di lavoro, per questo vorrebbero attrezzature sanitarie per proteggersi ,in quanto sono parte cruciale per sconfiggere il virus. “
Oltre a ciò Samia deplora le “acrobazie” fatte dal governo egiziano per inviare mascherine e dispositivi di protezione in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Italia, mentre lei e i suoi colleghi devono acquistare la stessa attrezzatura da internet o nel mercato nero.
“Riceviamo due maschere chirurgiche al giorno e dei guanti. Alcuni pazienti possiedono maschere N-95 e noi no “, ha affermato.
“Come mai uno stato, così povero e mal equipaggiato per la gestione del virus, all’interno del quale infermieri e dottori devono indossare sacchi della spazzatura per proteggersi, debba mandare DPI gratis ai paesi alleati più ricchi del nostro governo?” si domandò.
“La mancanza d’attenzione del Governo riguardo le richieste dei medici vicini alla rivolta porterà l’Egitto a uno stato di panico e caos con gli ospedali pieni”
– medico ospedaliero, Fayoum
Con oltre 19.000 casi confermati in Egitto , il consigliere presidenziale per gli affari sanitari Mohamed Awad Tageldin ha previsto che l’epidemia raggiungerà il picco in due settimane.
Per ora, il paese sta tentando di riaprire alcuni hotel turistici, fabbriche, tribunali e istituzioni pubbliche e private.
A loro volta, gli egiziani hanno iniziato ad allentare le proprie precauzioni, molti ignorando le misure di allontanamento sociale e violando il coprifuoco. Negozi, banche, ristoranti e centri commerciali cominciano a vedere la folla di sempre ritornare.
Nel frattempo, nella città di Fayoum, un altro medico ha detto che lui e il suo staff si trovano costretti ad allontanare quotidianamente dozzine di persone, compresi gli operatori sanitari dell’ospedale in cui lavora. Questo semplicemente perchè gli ospedali sono troppo pieni, ha dichiarato .
“Tutto l’equipaggiamento militare e i soldati del mondo non contano nel caso in cui non si disponga di un medico sano che li curi quando non riescono a respirare”, ha aggiunto.
“Con questo ritmo, saremo costrette a scegliere chi rimuovere dai ventilatori e chi mantenere in vita.”