Ieri il Corriere della Sera riferendosi alla nostra intervista ad Aisha Silvia Romano ha scritto del nostro giornale in termini inammissibili.
Attraverso una catena di sillogismi basati su informazioni mendaci e vere e proprie forzature ha accostato la nostra testata al terrorismo operando una grave e gratuita diffamazione.
Il nostro legale ha pertanto inviato una lettera di diffida e richiesta di rettifica al Corriere della Sera, questo il testo della missiva redatta dall’avvocato Pierfrancesco Poli:
“…All’interno dell’articolo, si evidenziava che la stessa aveva deciso di rilasciare l’intervista “[…] rispondendo alle domande di Davide Piccardo, esponente di spicco dell’Ucoii (l’Unione delle Comunità Islamiche Italiane, fondata del 1990 dal padre Hamza Roberto Piccardo) e direttore del giornale online ‘La Luce’”. Nella medesima pagina veniva altresì inserito un riquadro intitolato “La rivista” che così riportava “’La luce – una voce che illumina’ è una rivista on line ‘contro l’islamofobia’ registrata nel 2019 al dominio laluce.news. I direttori sono Gabriele e Davide Piccardo, esponenti di spicco dell’Ucoii, gruppo islamista tradizionalista italiano vicino ai Fratelli Musulmani (considerati terroristi in molti paesi). Il sito, che ha una ventina di collaboratori, si occupa a tutto tondo di cultura e identità islamiche”.
Tale notizia è, tuttavia, del tutto erronea, in quanto né Davide Piccardo né Gabriele Piccardo hanno mai fatto in alcun modo parte dell’Ucoii, ed inammissibilmente suggestiva di un collegamento – o, comunque, di una vicinanza – tra il giornale ed ambienti legati al terrorismo, circostanza che si nega recisamente.”
L’articolo del Corriere afferma che il direttore responsabile de La Luce, Gabriele Piccardo, e il suo direttore editoriale sono esponenti dell’Ucoii, cosa che non ha nessun riscontro nella realtà, poi descrive l’UCOII come emanazione dei Fratelli Musulmani, affermazione che rappresenta quantomeno una forzatura e infine, riporta che i Fratelli Musulmani sono considerati un’organizzazione terroristica da alcuni paesi, dimenticando però che questi paesi sono governati dai regimi più dittatoriali e violenti del mondo. Ad esempio potremmo prendere l’Egitto di Al Sisi, l’Arabia Saudita o il Bahrein per non parlare di fari della democrazia e dei diritti umani come il Tagikistan e l’Uzbekistan.
Non ci aspettavamo questo livello di mistificazione da colleghi che avrebbero il dovere deontologico di informare correttamente e ai quali avremmo spiegato volentieri chi siamo se solo ce lo avessero chiesto.
Ci troviamo quindi costretti ad agire per tutelare il buon nome della nostra testata e del nostro editore.