Ferdinand Lewis Alcindor Jr., che è diventato Kareem Abdul-Jabbar, dice di aver abbracciato l’Islam per onorare la sua storia africana, la sua cultura e per vivere il suo credo. Già stella del basket all’università della California, Los Angeles (UCLA), Abdul-Jabbar venne a contatto con l’Islam quando ancora era una matricola.
Abdul-Jabbar ha subito il tentativo di far di lui il ragazzo immagine del sogno americano- secondo il quale si può aver successo indipendentemente dall’etnia, dalla religione o dalla situazione economica.
Ma Abdul-Jabbar non fu ingannato. In una lettera nella quale spiega perché divenne musulmano, afferma, “Sapevo bene che ad avermi portato al successo era stato il mio fisico atletico e la mia altezza, 2 metri e 20, non certo un sistema basato sulle pari opportunità. Dovevo anche fare i conti con una severa educazione che voleva che compiacessi coloro che avevano autorità, mio padre era un poliziotto con il suo sistema di regole, io frequentavo una scuola cattolica con preti e suore che di regole ne avevano molte, e giocavo a pallacanestro con allenatori che avevano ancora più regole. La ribellione non era una possibilità..”
Nato il 16 aprile del 1947, e cresciuto negli anni 60, Abdul-Jabbar, uomo alto come una torre, dice di non aver avuto come modelli molti uomini di colore.
L’opinione più diffusa fra I bianchi era che i neri non fossero buona gente. O erano persone marginalizzate e bisognose dell’aiuto dei bianchi per ottenere I diritti che erano loro dovuti, oppure erano sovversivi radicali desiderosi di portar via le case, il lavoro e le figlie ai bianchi. Quelli “buoni” erano felici intrattenitori, sia nello show business come nello sport, dai quali ci si aspettava che mostrassero gratitudine per la loro buona sorte. Sapevo che in questa realtà c’era qualcosa di sbagliato- che qualcosa doveva cambiare. Solo non sapevo esattamente cosa questo volesse dire per me.
Ammirava il coraggio disinteressato di Martin Luther King Jr., ma la sua prima presa di coscienza arrivò, quando ancora era una matricola, dalla lettura della Autobiografia di Malcom X.
“Sono stato affascinato dalla storia di Malcom X, per come si sia reso conto di essere stato vittima di un razzismo istituzionale che lo aveva imprigionato molto prima che finisse in una vera prigione. Era esattamente quello che provavo: mi sentivo imprigionato nell’immagine che doveva rappresentarmi,” racconta Abdul-Jabbar.
Non impiegò molto tempo per abbandonare la chiesa Battista e dedicarsi allo studio dell’Islam. Vide il Cristianesimo come un fondamento della cultura bianca che era responsabile della schiavitù dei neri e che sosteneva il razzismo che permeava la società.
Dovette subire ritorsioni: la sua famiglia fu attaccata dal Ku Klux Klan, e la sua casa fu messa a fuoco da una scheggia del Ku Klux Klan, la Legione Nera. Uno dei più grandi giocatori di Basket ha affermato che l’Islam lo ha aiutato a trovare il suo vero io e gli ha dato la forza non solo di affrontare l’ostilità di bianchi e neri, ma anche di lottare per la giustizia sociale.
Nel 1971, all’età di 24 anni, Lew Alcindor si convertì all’Islam e divenne Karim Abdul-Jabbar, che significa, Il generoso servo dell’Onnipotente. Alcuni tifosi presero la sua conversione come un tradimento. Anche i suoi genitori non ne furono contenti.
La conversione può essere rischiosa, perché può aver come conseguenza la perdita della famiglia, degli amici e del sostegno della comunità.
Secondo la stella della NBA e padre di cinque figli: “Alcindor fu un latifondista francese nelle indie occidentali, proprietario dei miei antenati. I miei antenati erano gente Yoruba, provenienti da quella che è oggi la Nigeria. Conservare il nome del loro padrone schiavista mi sembrava un modo per disonorarli. Il suo nome suonava come uno sfregio vergognoso.”
La devozione all’Islam di Abdul-Jabbar volle anche dire il matrimonio con una donna che gli aveva proposto Hammas Abdul-Khaalis, l’uomo che lo aveva introdotto all’Islam.
Nel 1973 si recò in Libia e in Arabia Saudita per apprendervi l’arabo necessario a studiare da solo il Corano, e per ritornare dal pellegrinaggio con chiarezza di credo e con una fede rinnovata.
Il rapporto con Abdul-Khaalis fu poi interrotto a causa dei disaccordi sugli insegnamenti coranici.
Ignora i tifosi che insistono a chiamarlo Lew. Kareem prosegue dicendo: “Non capiscono che la loro mancanza di rispetto per la mia scelta spirituale è offensiva. È come se mi considerassero un giocattolo in azione, esistente solo come figura decorativa di un mondo fatto per loro, e non come una persona con la propria vita.”
Abdul-Jabbar è stato il dominatore assoluto del basket USA in tutti gli anni 70 e nei primi anni 80. Ha giocato per il famoso allenatore John Wooden, spingendo la UCLA a vincere tre campionati della National Collegiate Athletic Association (1967-69), e durante la sua permanenza nella UCLA, la squadra perse solo tre partite.
Abdul-Jabbar è il più prolifico marcatore di tutti i tempi della NBA, Con 38 387 punti ed è considerato uno dei migliori giocatori della storia di questo sport.
In vent’anni ha conquistato 6 titoli, di cui 5 con i Los Angeles Lakers. Ha debuttato nel National Basketball Association (NBA) con i Milwaukee Bucks nella stagione 1969-70 ottenendo il titolo di Rookie of the Year (miglior esordiente dell’anno, ndt). Nel 70-71 i Bucks vinsero il campionato NBA, e Abdul-Jabbar fu il miglior marcatore e si ripeté nel campionato successivo.