Il regime siriano,guidato dal presidente Bashar Al-Assad ha annunciato che nella provincia centrale di Hama, verrà costruita una replica in scala minore di Aya Sofia. In risposta alla decisione del governo turco, di convertire Aya Sofia, da museo a moschea.
Secondo il comunicato stampa libanese Al-Modon, l’idea per la costruzione di quest’opera è stata avviata da un uomo di nome Nabeul Al-Abdullah, capo di una milizia della provincia leale al regime.
Dopo essere arrivata l’approvazione del vescovo metropolitano della chiesa greco-ortodossa di Hama, Nicolos Baalbaki, la proposta è stata presentata all’esercito russo in Siria.
L’opera sarà costruita nella città a maggioranza ortodossa di Al-Suqaylabiyah, su un terreno donato dal leader della milizia Al-Abdullah; una squadra russa all’interno della base militare di Latakia, Hmeimim, sta già lavorando ai piani per la costruzione.
Secondo il quotidiano Rai Al-Youm, il legislatore russo Vitaly Milonov ha dichiarato che la Siria è il luogo ideale dove costruire la mini replica di Aya Sofia perché: a differenza della Turchia, è un paese che mostra chiaramente la possibilità di un dialogo interreligioso pacifico e positivo
Aya Sofia, situata a Istanbul, è tornata ad essere moschea dopo che il governo turco ha annullato una sentenza del 1934 che la trasformò in un museo. L’edificio storico, che fu inizialmente costruito come una cattedrale dall’impero bizantino prima di essere trasformato in una moschea in seguito alla conquista ottomana, è stato a lungo conteso e molti di coloro che si oppongono alla decisione della Turchia sostengono che sarebbe dovuta restare o un museo o al massimo sarebbe dovuta essere trasformata in una chiesa.
Dopo le prime preghiere del venerdì tenute all’interno della basilica, dopo 86 anni la scorsa settimana, la Grecia così come alcuni esponenti ortodossi russi hanno preso posizione contro la decisione del governo turco, anche il Papa a Roma ha espresso il suo disappunto.
L’iniziativa di Assad di costruire una replica dell’edificio storico viene interpetrata come un gesto di ripicca contro la Turchia, avversaria del regime nella guerra civile siriana. È anche un gesto simbolico da parte del regime di Assad verso la comunità cristiana siriana, di cui viene considerato protettore, nonostante spesso sia stata a sua volta vittima del regime durante la guerra e molte chiese siano andate distrutte.
Mentre il sostegno di Mosca a questo progetto, secondo gli attivisti dell’opposizione altro non è che un modo per giustificare la sua presenza militare russa in Siria e il suo sostegno ad Al-Assad in chiave di protezione della comunità cristiana siriana.