Le immagini scioccanti di un padre che viene trascinato via in manette dal capezzale della figlia morente dagli agenti di polizia in un ospedale britannico erano rimaste riservate fino ad ora, oggi sono emerse come prova nell’ambito di un processo e una volta pubblicate dalla stampa hanno causato sconcerto e indignazione nell’opionione pubblica.
Rashid Abbasi, medico e padre di Zainab di 6 anni si è rifiutato di lasciare la mano della figlia che soffriva della rara malattia genetica di Niemann-Pick, dopo che i medici dell’ospedale in cui era ricoverata la bambina lo hanno informato della decisione di interrompere le terapie e lasciarla morire. La bambina è poi morta a settembre dell’anno scorso.
Come si può vedere nel video gli agenti chiedono ripetutamente al dott. Abbasi di allontanarsi dalla figlia e al suo rifiuto si gli agenti si sono scagliati sul padre della bambina e lo hanno trascinato fuori ammanettandolo.
In un’intervista alla BBC il dott. Abbasi ha spiegato la sua determinazione:
Non avrei mai lasciato il capezzale di mia figlia volontariamente perché sapevo che se fossi uscito non mi avrebbero fatto rientrare e avrebbero potuto sfruttare quell’opportunità se per toglierle il respiratore.
Gli agenti hanno legato il dott.abbasi e lo hanno poi caricato su un carrello per portarlo fuori dall’ospedale.
Ora la famiglia Abbasi ha lanciato una battaglia legale contro la polizia della Northumbria per questa azione brutale e affermano che stanno prendendo in considerazione la possibilità di fare causa anche al servizio sanitario britannico.
Ho reagito come farebbe qualsiasi madre che soffre, ma da medico sapevo anche che mia figlia non stava ricevendo le cure di cui aveva bisogno per vivere, Per aver fatto questo, per cercare di proteggere la vita di mia figlia, sono stata trattata come un criminale e un animale, tutto ciò è stato brutale e inaccettabile, ma vogliamo sottolineare che sono stati i medici e l’ospedale ad aggravare la situazione e hanno coinvolto la polizia inutilmente, ha detto invece la dott.ssa Abbasi madre di Zainab.
Un portavoce dell’ospedale ha insistito invece sul fatto che aveva agito nel migliore interesse di Zainab.
“Quando si verificano disaccordi sulle cure, facciamo tutto il possibile per ascoltare, comprendere e fornire supporto durante le circostanze molto difficili e sensibili. In occasioni molto rare, quando esiste un rischio per la sicurezza di uno dei pazienti di cui ci occupiamo, per parenti, visitatori o per il nostro personale – o ostruzione o interferenza con le cure è necessario per noi chiedere aiuto al nostro personale di sicurezza o alla polizia.”
Parlando alla BBC il dott. Abbasi ha anche affermato di credere che se fosse stato bianco sarebbe stato trattato in modo diverso.